giovedì 7 maggio 2015

SAN FRANCESCO E IL VANGELO 8 Maggio 2015

Venerdì 8 Maggio 2015

Giovanni 15, 12-17
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:

«Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici.
Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi.
Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».

Leggenda Maggiore di San Bonaventura XI,8: FF 1195
1195 8 Di ritorno dai paesi d'oltremare, una volta, mentre viaggiava in compagnia di frate Leonardo d'Assisi, dovette servirsi dl un asinello, perché troppo affaticato. Frate Leonardo, che lo scortava, in un momento di umana debolezza, incominciò a dire dentro di sé: “ Mica giocavano insieme i genitori di costui e i miei. Ed ecco, lui sta in sella e io qui a piedi a guidare il suo asino ”. Aveva appena fatto questo pensiero che il Santo scese improvvisamente dall'asino e gli disse: “ Non conviene fratello, che io stia in sella e tu vada a piedi, perché tu nei mondo eri più nobile e più importante di me ”. Stupefatto e ricoperto di rossore, il frate si riconosce colto in fallo, e subito si prostra ai suoi piedi; profondendosi in lacrime, mette a nudo tutto quanto ha pensato e chiede perdono.

MEDITAZIONE
L’amore fraterno si fonda sul comandamento del Cristo e sull’esempio della sua vita e della sua morte. Il discepolo che dimentica sé stesso per i fratelli porta il frutto di una testimonianza efficace. Una cosa davvero inaudita per gli Ebrei contemporanei di Gesù, era sentire che Dio chiamasse le sue creature amici. Ciò perché l’amicizia presume una parità di dignità e uno scambio reciproco di sentimenti e di obiettivi. Ora, non è che l’uomo sia asceso di grado o sia aumentata la sua dignità: egli è sempre la creatura meravigliosa di Dio, ma anche colei che ha conosciuto il peccato e la disobbedienza. E’ Dio che si è abbassato ed ha cercato l’amicizia dell’uomo. Per provare che non esiste amore più grande del suo, egli ha offerto la propria vita per i suoi amici. Di conseguenza, ciò che era raro nell’antichità, è comune nella Chiesa, in cui uomini e donne conoscono e vivono la verità. 
Tale verità distrugge ogni barriera sociale, culturale o razziale; unisce i cuori e gli spiriti che cercano di conoscere e di vivere quella verità, che è la nostra fede. 
Così la Chiesa è cattolica, come lo è la vera amicizia, ed è per questo che uomini e donne provenienti dagli ambienti più diversi possono amarsi davvero, come ci ha amati Cristo. Ciò è evidente soprattutto nella vita religiosa. Per Francesco, la risposta a qualsiasi male è l’amore-dono che abbraccia tutti, oppressi e oppressori, sempre attento a non ferire nessuno per l’amore che lo animava.

PREGHIERA
A volte, Signore, ci sembra che potremmo rendere testimonianza al tuo amore dovunque, meno che là dove ci troviamo. Tuttavia forse sei proprio Tu che ci hai voluto porre in quella situazione. Donaci di amare tutti coloro che incontreremo giorno per giorno, nella banalità del quotidiano, perché così facendo porteremo frutto per la vita eterna.

ACTIONES NOSTRAS”
(Indulgenza parziale se recitata ogni giorno)
“Ispira le nostre azioni o Signore e accompagnale con il tuo santo aiuto, perchè ogni nostra azione abbia da te il suo inizio ed in te il suo compimento” Amen





8 Maggio = B.V.Maria di Pompei

San Bernardo: l’umiltà è il fondamento e la garanzia di ogni virtù. Senza umiltà non ci può essere né virtù né vera virtù.
Gesù è stato il primo ed il sommo Umile: Mt 11,29 e lettera di san Paolo ai Filippesi (2,5-11).
Maria fu la prima e più perfetta discepola di Gesù in questa virtù. Santa Matilde ci dice: “Maria si esercitò molto nell’umiltà fin dalla fanciullezza”.

Cos’è l’umiltà?
Avere un basso concetto di sé. Disse la Vergine a santa Elisabetta (monaca benedettina): “Sappi bene che io mi ritenevo la più spregevole e la più indegna delle grazie di Dio”.
Riconoscere le grazie, i doni e i favori del Signore ed attribuirne a Lui solo l’origine e il merito. San Bernardino da Siena: “la Vergine aveva sempre un rapporto attuale con la Divina Maestà e col proprio niente; ed è stata così tanto innalzata, proprio perché nessuna creatura si è umiliata tanto quanto Lei”. Queste prime due caratteristiche formano quella che si chiamaumiltà di conoscenza.
Occultare i doni di Dio. Disse Maria a Santa Brigida: “Cosa c’è di più spregevole che essere considerata da poco, aver bisogno di tutto e credersi la più indegna di tutti? Tale, o figlia, fu la mia umiltà, questa la mia gioia e tutto il mio volere, cioè il pensare di non compiacere altri se non mio figlio”.
Rifiutare le lodi per sé, rivolgendole tutte a Dio. Disse Maria a santa Brigida: “Ho meritato tanta grazia, perché mi umiliavo tanto ed ho saputo e pensato di non essere e di non avere niente. Perciò non ho voluto lodi per Me, ma soltanto per il Donatore ed il Creatore”.
Servire gli altri. Perché sentendosi meno degli altri, e considerando gli altri superiori a sé, ci si mette al loro servizio. San Bernardo: “Elisabetta si meravigliava non solo che Maria fosse venuta, ma anche che fosse venuta per servire e non per essere servita”.
Stare in disparte e all’ultimo posto. Gesù mostrò a s. Brigida due dame: “Una, tutto fasto è vanità, è la superbia. L’altra, con atteggiamento dimesso, rispettosa con tutti, col pensiero sempre rivolto a Dio, e che si ritiene una nullità, è l’umiltà e si chiama Maria”.
Amare il disprezzo. La venerabile suor Paola da Foligno vide in un’estasi la grandezza dell’umiltà della Vergine e disse al suo padre spirituale: “L’umiltà della Madonna! Oh, Padre, l’umiltà della Madonna! Nel mondo non vi è umiltà neppure al minimo grado, in confronto all’umiltà di Maria”. Queste ultime due caratteristiche formano quella che si chiama umiltà di volontà, che non solo si riconosce un nulla, ma vuole abbracciare tutto ciò che la fa vivere e ritenere come tale.

Dove e come si vede l’umiltà di Maria?
Basso concetto di sé: santa Matilde ci dice che Maria lo aveva al punto che mai si preferì ad alcuno, pur vedendosi arricchita di molte più grazie degli altri.
Riconoscere le grazie attribuendole a Dio. Mai Maria pensò di essere una peccatrice, ma, pur riconoscendo le grazie straordinarie concessegli da Dio, ne traeva occasione per lodare e riconoscere l’infinita bontà e grandezza del suo Dio (L’anima mia magnifica il Signore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva…).
Occultare i doni di Dio. Ella non rivelò la sua gravidanza a san Giuseppe, nemmeno per liberare dall’angoscia il suo povero Sposo.
Rifiutare le lodi per sé, rivolgendole tutte a Dio. Lo si vede da come Maria reagisce alle lodi di Elisabetta.
Servire gli altri. Appena saputo che Elisabetta era incinta, parte subito, senza pensare a sé, allo strapazzo del viaggio, etc.
Gli umili stanno in disparte e all’ultimo posto. Quando Maria cercava Gesù, Ella era fuori casa e non entrò di sua iniziativa, ma si fece annunciare (Cf Mt 12). E nel Cenacolo, con gli apostoli, viene nominata per ultima (At 1,14). Secondo un autore ciò fu scritto da Luca non per mancanza di riguardo a Maria, ma per descrivere la collocazione dei presenti nella stanza.
Amare il disprezzo. La Madonna fu sempre in disparte durante la vita pubblica e le glorie di Gesù… Ma sul Golgota si mostrò senza paura in pubblico.

I figli di Maria e l’umiltà
Non si può essere veri figli di Maria se non si è umili. “Se non puoi imitare la verginità della Umile, imita l’umiltà della Vergine” (san Bernardo). Per l’uomo decaduto, però, non c’è virtù più difficile da praticare di questa (san Gregorio di Nissa). 
Disse Maria a santa Brigida: “Figlia mia, vieni sotto il mio manto: questo manto è la mia umiltà, che però scalda solo chi lo indossa non solo col pensiero, ma anche con le opere. La mia umiltà non giova, se ognuno non si sforza di imitarla. Perciò, figlia mia, rivestiti di questa umiltà”.
L’umiltà di Maria negli scritti di Maria Valtorta
“Quando il peccato di Lucifero sconvolse l’ordine del Paradiso celeste, travolgendo nel disordine tutti gli angeli infedeli, un grande orrore ci percosse tutti, quasi che qualcosa si fosse lacerato, distrutto, senza speranza di vederlo risorgere più. In realtà ciò era: si era distrutta l’assoluta carità degli Angeli ed era nato l’Odio. Sbigottiti, noi, Angeli fedeli, piangemmo per il dolore di Dio, per l’ordine violato, per la fragilità degli spiriti. Non ci sentimmo più sicuri di essere impeccabili. L’esperienza di Lucifero ci aveva dimostrato che anche l’Angelo può peccare e divenire demonio. Sentimmo che la superbia poteva svilupparsi in noi e tememmo che nessuno, fuorché Dio, potesse resistervi, se addirittura Lucifero aveva ad essa ceduto. Tremammo per queste forze oscure che non pensavamo potessero invaderci, e ci chiedevamo con palpiti di luce: ‘Ma dunque l’essere così puri non serve? Chi mai allora darà a Dio l’amore che Egli esige e merita, se anche noi siamo soggetti a peccare?’.
Ecco che allora, alzando il nostro contemplare dall’abisso e dalla desolazione alla Divinità, e fissando il suo Splendore, con un timore fino allora ignorato, contemplammo la seconda rivelazione del Pensiero Eterno: Maria, che adorò e servì l’Incarnazione della Parola Divina. E se per la conoscenza della prima rivelazione (l’Incarnazione del Verbo) venne il Disordine creato dai superbi che non vollero adorarla, per la conoscenza della seconda (Maria che serve e adora l’Incarnazione) tornò a noi la pace che si era turbata. Vedemmo Maria nel Pensiero eterno. Vederla e possedere quella sapienza che è conforto, sicurezza e pace fu una cosa sola. Salutammo la nostra futura Regina, la contemplammo nelle sue perfezioni gratuite (doni e grazie straordinarie) e volontarie (virtù). Oh! Bellezza di quell’attimo in cui, a conforto dei suoi Angeli, l’Eterno presentò ad essi la Gemma del suo Amore e della sua Potenza. E la vedemmo tanto umile da riparare da sé sola ogni superbia umana e angelica. Ci fu maestra da allora nel non fare dei doni di Dio uno strumento di rovina. Non la sua corporea effigie, ma la sua spiritualità ci parlò senza parola, e da ogni pensiero di superbia fummo preservati per aver contemplato per un attimo, nel Pensiero eterno di Dio, l’Umilissima. Per secoli operammo nella soavità di quella fulgida rivelazione e gioimmo, gioiamo e gioiremo di possedere Colei che avevamo spiritualmente contemplata. La Gioia di Dio, che è Maria, è la nostra gioia e noi ci teniamo nella sua luce per essere da essa compenetrati e per dare gioia e gloria a Colui che ci ha creati” (cf. Maria Valtorta, Libro di Azaria, pp. 337-341).

Messaggi di Maria
“Guardate, o figli, a questa vostra Madre Bambina. Perché piccola piacqui all’Altissimo. Piccola, perché tutto ho avuto da Dio. La mia ricchezza è perciò solo quella dei piccoli, dei poveri: l’umiltà, la fiducia, l’abbandono, la speranza. Guardate a questa vostra Mamma bambina e imparerete ad essere piccoli. Dovete essere piccoli perché siete miei figli, e perciò dovete vivere la mia stessa vita. Dovete essere piccoli per diventare docili strumenti per il mio disegno e per attrarre su di voi la compiacenza di mio Figlio Gesù. Dovete essere piccoli per fronteggiare Satana che riesce a sedurre con l’orgoglio e la superbia. Dovete essere sempre più piccoli, perché la Mamma vi vuole tutti per Sé: vi vuole nutrire, vestire, portare nelle sue braccia. Piccoli, infine, per formare quel mio umile calcagno che Satana cercherà di mordere, ma con cui Io gli schiaccerò la testa. Dovete perciò essere sempre più piccoli se volete preparare il più grande trionfo del mio Cuore Immacolato. (La Madonna a don Stefano Gobbi, 8 Settembre 1976).

“Cari figli, sforzatevi di partecipare alla Messa come si deve. Io vi sono più vicina durante la Messa che durante l’apparizione. Molti pellegrini vorrebbero essere presenti nella stanzetta delle apparizioni e perciò si accalcano attorno alla canonica. Quando si spingeranno davanti al Tabernacolo, come ora fanno davanti alla canonica, allora avranno capito tutto, avranno capito la presenza di Gesù, perché fare la comunione è più che essere veggente” (1.6 e 12.11.1986).

“A chi vuol fare un cammino spirituale profondo, io consiglio di purificarsi confessandosi una volta alla settimana. Confessatevi anche dei più piccoli peccati, perché quando andrete all’incontro con Dio soffrirete di aver dentro di voi anche una minima mancanza” (28.9.1984).
Digiunate. Il digiuno è di grande importanza nella vita spirituale. Durante quest’ultimo quarto di secolo il digiuno è stato dimenticato in seno alla Chiesa Cattolica” (31.5.1984).
Adorate senza interruzione il Santissimo Sacramento dell’altare. Io sono sempre presente quando i miei figli sono in adorazione. In quel momento si ottengono grazie particolari. Vorrei che la gente pregasse il più possibile e che ogni giorno recitasse almeno il Rosario: i misteri gaudiosi, dolorosi e gloriosi (15.3 e 14.8.1984).
“Voglio mettervi in guardia perché in questo tempo Satana vi tenta e vi cerca. A Satana è sufficiente un vostro piccolo vuoto interiore per poter operare dentro di voi. Perciò, come vostra Madre, Io vi invito a pregare. Che la vostra arma sia la preghiera. Con la preghiera del cuore vincerete Satana”. Come Mamma vi invito a pregare per i giovani di tutto il mondo” (5.9.1988).



SUPPLICA ALLA MADONNA DI POMPEI
Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.
O Augusta Regina delle Vittorie, o Sovrana del Cielo e della Terra, al cui nome si rallegrano i cieli e tremano gli abissi, o Regina gloriosa del Rosario, noi devoti figli tuoi, raccolti nel tuo Tempio di Pompei, (in questo giorno solenne) 1, effondiamo gli affetti del nostro cuore e con confidenza di figli ti esprimiamo le nostre miserie.
(1) Solo l'8 Maggio e la prima Domenica di Ottobre.
Dal trono di clemenza, dove siedi Regina, volgi, o Maria, il tuo sguardo pietoso su di noi, su le nostre famiglie, su l'Italia, su l'Europa, sul mondo. Ti prenda compassione degli affanni e dei travagli che amareggiano la nostra vita. Vedi, o Madre, quanti pericoli nell'anima e nel corpo, quante calamità ed afflizioni ci costringono.
O Madre, implora per noi misericordia dal Tuo Figlio divino e vinci con la clemenza il cuore dei peccatori. Sono nostri fratelli e figli tuoi che costano sangue al dolce Gesù e contristano il tuo sensibilissimo Cuore. Mostrati a tutti quale sei, Regina di pace e di perdono. Ave Maria.
E' vero che noi, per primi, benché tuoi figli, con i peccati torniamo a crocifiggere in cuor nostro Gesù e trafiggiamo nuovamente il tuo cuore.
Lo confessiamo: siamo meritevoli dei più aspri castighi, ma tu ricordati che, sul Golgota, raccogliesti, col Sangue divino, il testamento del Redentore moribondo, che ti dichiarava Madre nostra, Madre dei peccatori.
Tu dunque, come Madre nostra, sei la nostra Avvocata, la nostra speranza. E noi, gementi, stendiamo a te le mani supplichevoli, gridando: Misericordia!

           O Madre buona, abbi pietà di noi, delle anime nostre, delle nostre famiglie, dei nostri parenti, dei nostri amici, dei nostri defunti, soprattutto dei nostri nemici e di tanti che si dicono cristiani, eppur offendono il Cuore amabile del tuo Figliuolo. Pietà oggi imploriamo per le Nazioni traviate, per tutta l'Europa, per tutto il mondo, perché pentito ritorni al tuo Cuore. Misericordia per tutti, o Madre di Misericordia!
Ave Maria.
            Degnati benevolmente, o Maria, di esaudirci! Gesù ha riposto nelle tue mani tutti i tesori delle Sue grazie e delle Sue misericordie. 
            Tu siedi, coronata Regina, alla destra del tuo Figlio, splendente di gloria immortale su tutti i Cori degli Angeli. Tu distendi il tuo dominio per quanto sono distesi i cieli, e a te la terra e le creature tutte sono soggette. Tu sei l'onnipotente per grazia, tu dunque puoi aiutarci. Se tu non volessi aiutarci, perché figli ingrati ed immeritevoli della tua protezione, non sapremmo a chi rivolgerci. Il tuo cuore di Madre non permetterà di vedere noi, tuoi figli, perduti. Il Bambino che vediamo sulle tue ginocchia e la mistica Corona che miriamo nella tua mano, ci ispirano fiducia che saremo esauditi. E noi confidiamo pienamente in te, ci abbandoniamo come deboli figli tra le braccia della più tenera fra le madri, e, oggi stesso, da te aspettiamo le sospirate grazie. Ave Maria.
CHIEDIAMO LA BENEDIZIONE A MARIA
Un' ultima grazia noi ora ti chiediamo, o Regina, che non puoi negarci (in questo giorno solenne) 1. Concedi a tutti noi l'amore tuo costante e in modo speciale la materna benedizione.
Non ci staccheremo da te finché non ci avrai benedetti. Benedici, o Maria, in questo momento il Sommo Pontefice. Agli antichi splendori della tua Corona, ai trionfi del tuo Rosario, onde sei chiamata Regina delle Vittorie, aggiungi ancor questo, o madre: concedi il trionfo alla Religione e la pace alla umana società. Benedici i nostri Vescovi, i Sacerdoti e particolarmente tutti coloro che zelano l'onore del tuo Santuario. Benedici infine tutti gli associati al tuo Tempio di Pompei e quanti coltivano e promuovono la devozione al Santo Rosario.

         O Rosario benedetto di Maria, Catena dolce che ci rannodi a Dio, vincolo di amore che ci unisci agli Angeli, torre di salvezza, negli assalti dell'inferno, porto sicuro nel comune naufragio, noi non ti lasceremo mai più. Tu ci sarai conforto nell'ora di agonia, a te l'ultimo bacio della vita che si spegne.E l'ultimo accento delle nostre labbra sarà il nome tuo soave, o Regina del Rosario di Pompei, o Madre nostra cara, o Rifugio dei peccatori, o Sovrana consolatrice dei mesti.Sii ovunque, benedetta, oggi e sempre, in terra e in cielo. Amen.
(1) Solo l'8 Maggio e la prima Domenica di Ottobre.

Salve Regina.





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