Giovanni 6, 52-59
In quel tempo, i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».
Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me.
Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao.Leggenda Maggiore di San Bonaventura X, 2 : FF 1177—78
1177 2. Non lasciava passare inutilmente, per sua trascuratezza, nessuna visita dello Spirito: quando gli si presentava, si abbandonava ad essa e ne godeva la dolcezza, finché il Signore glielo concedeva. Se, mentre era in viaggio, sentiva il soffio dello Spirito divino, lasciava che i compagni lo precedessero, si fermava, tutto intento a fruire della nuova ispirazione, per non ricevere invano la grazia. Molte volte rimaneva assorto in una contemplazione così sublime che, rapito fuori di sé ad esperienze trascendenti la sensibilità umana, ignorava quanto gli accadeva intorno. 1178 Una volta stava attraversando sopra un asinello, a causa della malattia, Borgo San Sepolcro, che è un paese molto popoloso. Spinto dalla devozione, la gente si precipitò incontro a lui; ma egli, trascinato e trattenuto, stretto e toccato in tanti modi dalla folla, appariva insensibile a tutto: come un corpo senz'anima, non avvertiva assolutamente nulla di tutte quelle manifestazione. Quando ormai da lungo tempo si erano lasciati indietro il paese e la folla ed erano giunti vicino a un lebbrosario, il contemplatore delle realtà celesti, come se tornasse da un altro mondo, domandò, preoccupato, quando sarebbero arrivati a Borgo. La sua mente, fissa negli splendori celesti, non aveva avvertito il variare dei luoghi, del tempo e delle persone incontrate. I suoi compagni hanno attestato, per lunga esperienza, che questo gli accadeva piuttosto spesso.
MEDITAZIONE
“Disceso dal Cielo”: ecco il tema dell’incarnazione. Il Verbo si è fatto carne: è il primo “abbassamento” di Dio. “La mia carne per la vita del mondo”: è il tema del secondo “abbassamento” (Kènosi), la passione e morte di Gesù in croce. La frase “Pane vivo disceso dal Cielo”, è la terza Kènosi, la più profonda , quella eucaristica: è l’oscurità del Tabernacolo. Lui ci aspetta per fargli compagnia, per ringraziarlo, per lodarlo….in un’adorazione pura e semplice, in uno stare dinanzi a Lui per esporci alla sua Luce. Troppo poco ci avviciniamo al Tabernacolo. Dobbiamo lottare per dare posto a questa necessaria adorazione: senza l’adorazione non possiamo amare i fratelli, non possiamo andare incontro ai fratelli. San Francesco ha riconosciuto Gesù nella Parola che fa ardere il cuore, ne Pane spezzato dell’Eucarestia, nella carità che si mette lietamente al servizio dei poveri. Imitiamolo.
PREGHIERA
Dio vivente, che doni la carne del tuo Figlio come nostro cibo e il suo sangue come bevanda, facci vivere fin d’oggi della sua vita, e risuscitaci nell’ultimo giorno per restare sempre con Te, che vivi e regni nei secoli dei secoli.
ACTIONES NOSTRAS”
(Indulgenza parziale se recitata ogni giorno)
“Ispira le nostre azioni o Signore e accompagnale con il tuo santo aiuto, perchè ogni nostra azione abbia da te il suo inizio ed in te il suo compimento” Amen.

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