martedì 24 maggio 2016

SAN FRANCESCO E IL VANGELO 24 Maggio 2016

SAN FRANCESCO E IL VANGELO 145
MARTEDI' 24 MAGGIO 2016
Ded. Basilica di S. Francesco in Assisi-festa-proprio
GIOVANNI 10,22-30 (per i francescani)
Io e il Padre siamo una cosa sola.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
Ricorreva, in quei giorni, a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era inverno. Gesù camminava nel tempio, nel portico di Salomone. Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: «Fino a quando ci terrai nell’incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente».
Gesù rispose loro: «Ve l’ho detto, e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste danno testimonianza di me. Ma voi non credete perché non fate parte delle mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».

Parola del Signore
+++
(Liturgia del giorno della VIII settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)
Mc 10,28-31
Riceverete in questo tempo cento volte tanto insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà.
+ Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Pietro prese a dire a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». 
Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà. Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi saranno primi».

Parola del Signore
+++
DALLA LEGGENDA PERUGINA 1603
DONA LA TONACA A DUE FRATI FRANCESI
1603 53. Una volta che percorreva una regione predicando, accadde che due frati francesi gli si fecero incontro, traendone una profonda consolazione. Al momento del commiato, gli chiesero, spinti da devozione, la sua tonaca per amore di Dio. E Francesco, appena ebbe udito invocare l'amore di Dio, si tolse il saio, e rimase nudo per qualche ora. Era infatti suo costume, quando gli si diceva: « Per amore di Dio, dammi la tonaca o la corda » o altro ch'egli portava, di donarlo immediatamente per riverenza a quel Signore che è chiamato: "carità". Ma gli dispiaceva tanto, e ne faceva rimprovero ai frati allorché udiva nominare l'amor di Dio per ogni sciocchezza. Diceva: « Così sublime è l'amor di Dio, che solo raramente e in caso di gran necessità deve esser nominato, e sempre con molta venerazione ».Quella volta, uno dei frati presenti, si spogliò della propria tonaca e la diede al Santo. Molto spesso si trovava a sopportare disagio e imbarazzo, quando regalava la sua tonaca per intero o in parte. Non era infatti facile trovare, da un momento all'altro, un'altra tonaca o farsela confezionare, soprattutto perché voleva avere e indossare sempre una misera tonaca, fatta di pezze cucite insieme, e talvolta rappezzata dentro e fuori. Solo raramente omai si adattava a ricevere e portare un saio di panno nuovo. Preferiva procurarsi da qualche fratello una tonaca già logora per l'uso; e alle volte ricevere parte della tonaca da uno, parte da un altro. All'interno del saio, a cagione delle sue molte infermità e perché soffriva tanto il freddo, cuciva talora una pezza di panno nuovo. Egli osservò questa pratica di povertà nelle vesti fino all'anno in cui migrò al Signore. Pochi giorni prima della morte, com'era sofferente di idropisia e ridotto a pelle e ossa, oltre che tormentato da altre infermità, i frati gli confezionarono più tonache, per potergliele mutare notte e giorno secondo ne avesse bisogno.

MEDITAZIONE
Se il cristiano deve essere distaccato da tutto, è perchè il suo cuore si apra all'amore del Cristo,che lo unirà a tutti coloro che il Cristo ama. Seguire Gesù significa rientrare in noi stessi, riconoscere la verità della nostra storia, sapendo che Egli ci ama, vuole aiutarci e trasformare ogni amarezza in dolcezza e letizia di cuore. Il rapporto con il Signore deve essere sempre alimentato da un colloquio intimo, profondo e concreto. Lui è sempre pronto ad ascoltarci perchè ci conosce tutti personalmente e profondamente. E' la forza dell'amore che riceviamo che ci permette di amare. L'amore vero non è quello che noi manifestiamo, ma è quello che riceviamo, che riempie il nostro cuore quando siamo capaci di custodirlo. Francesco, anche se con grandi sacrifici e rinunce, è riuscito a custodirlo e a condividerlo, ridonandolo al prossimo. Così ha raggiunto la santità. Papa Gregorio IX, dopo aver proclamato “santo” Francesco, volle che si innalzasse un tempio in suo onore in Assisi e che ivi si conservassero i suoi resti mortali. Lo stesso pontefice benedisse la prima pietra nel 1228, e nel 1230 comandò che il corpo del Santo fosse trasportato dalla tomba provvisoria della chiesa di San Gregorio al nuovo tempio, che da lui ebbe il titolo di Basilica, “Capo e madre” di tutte le chiese dell'Ordine francescano. Innocenzo IV la consacrò solennemente nel 1253. Il tempio fu elevato a Basilica Patriarcale e Cappella Papale da Benedetto XIV.

PREGHIERA
O Dio, che con pietre vive e scelte prepari il tempio della tua gloria, effondi sulla Chiesa il tuo Santo Spirito, perchè, per intercessione del nostro Padre San Francesco, edifichi il popolo dei credenti che formerà la Gerusalemme del cielo. Per Gesù Cristo nostro Signore.

“ACTIONES NOSTRAS”
(Indulgenza parziale se recitata ogni giorno)
“Ispira le nostre azioni o Signore e accompagnale con il tuo santo aiuto, perchè ogni nostra azione abbia da te il suo inizio ed in te il suo compimento” Amen


Nessun commento:

Posta un commento