mercoledì 25 maggio 2016

SAN FRANCESCO E IL VANGELO 26 MAGGIO 2016

SAN FRANCESCO E IL VANGELO 147

GIOVEDI' 26 MAGGIO 2016
S.Filippo Neri-memoria-

MARCO 10, 46-52
Rabbunì, che io veda di nuovo!

+ Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». 
Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». 
Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. 
Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.

Parola del Signore



DALLA LEGGENDA PERUGINA 1605

IL MANTELLO Dl EGIDIO

1605 55 Nei primordi dell'Ordine, quando Francesco abitava presso Rivotorto con i due soli fratelli che aveva allora, un uomo, che sarebbe stato il terzo compagno, abbandonò il mondo per abbracciare la nuova vita. Restò alcuni giorni in quel luogo, seguitando a indossare i suoi vestiti consueti. Si presentò un povero a chiedere l'elemosina a Francesco. Questi si rivolse a colui che stava per diventare il terzo fratello: « Dona il tuo mantello al fratello povero! ». E lui all'istante se lo tolse di dosso e glielo diede. Sentì allora che il Signore gli comunicava in cuore
d'improvviso come una nuova grazia, poiché aveva donato con gioia il mantello al povero.

MEDITAZIONE
La preghiera fiduciosa e perseverante del cieco di Gerico scaturisce da una fede profonda, che ottiene il dono della luce e sostiene la fedeltà con cui egli si pone a seguire Gesù. Fede = Luce ! Riconosciamo anche noi che Gesù è il Signore della vita? Il Signore ci concederà ciò che la nostra fede ci riconosce! Come francescani abbiamo il dovere morale di essere missionari del Vangelo, di farlo conoscere e amare. Francesco, dubbioso, “Dopo aver indagato con l'insistenza della preghiera quale fosse il volere divino su questo punto, fu illuminato dal responso di una rivelazione celeste e comprese che egli era stato inviato da Dio a questo scopo: guadagnare a Cristo le anime, che il diavolo si sforza di rapire.
Stabilì, perciò, che bisognava scegliere di vivere per tutti, piuttosto che per sé solo”. FF 1343. Guadagnare a Cristo le anime è anche nostro compito: mettiamoci al lavoro!

PREGHIERA
Signore Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di noi. Ci rivolgiamo a Te perchè sappiamo che puoi salvarci. Aiutaci a balzare in piedi, come il cieco di Gerico, quando Tu ci chiami; apri i nostri occhi e permettici di seguirti lungo il cammino, Tu che ci ami nei secoli dei secoli.

“ACTIONES NOSTRAS”
(Indulgenza parziale se recitata ogni giorno)
“Ispira le nostre azioni o Signore e accompagnale con il tuo santo aiuto, perchè ogni nostra azione abbia da te il suo inizio ed in te il suo compimento” Amen.





martedì 24 maggio 2016

SAN FRANCESCO E IL VANGELO 25 MAGGIO 2016

SAN FRANCESCO E IL VANGELO 146
MERCOLEDI' 25 MAGGIO 2016
MARCO 10, 32-45 
Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato.
+ Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, mentre erano sulla strada per salire a Gerusalemme, Gesù camminava davanti ai discepoli ed essi erano sgomenti; coloro che lo seguivano erano impauriti. 
Presi di nuovo in disparte i Dodici, si mise a dire loro quello che stava per accadergli: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani, lo derideranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno, e dopo tre giorni risorgerà».
Gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra». 
Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato».
Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

Parola del Signore
DALLA LEGGENDA PERUGINA 1604
ALTRI ESEMPI DI GENEROSITA'
1604 54.         Un'altra volta un mendicante miseramente vestito giunse ad un eremo di frati, e chiese loro per amor di Dio qualche pezza. Francesco disse a un fratello di cercare nella casa qualche panno o stoffa da regalare a quel povero. Quello perlustrò la dimora e tornò dicendo di non aver trovato nulla.Affinché  il  mendico  non  dovesse  ripartire  a mani  vuote, Francesco  si  recò  in  disparte,cercando di non farsi notare nel timore che il guardiano glielo proibisse, prese un coltello, si mise seduto e cominciò a  tagliare  una  pezza che stava cucita  all'interno  della  tonaca, con l'intenzione di darla segretamente al povero. Ma il guardiano, che aveva intuito in un baleno cosa stava per fare il Santo, venne da lui e gli vietò di staccare quel panno, soprattutto perché il tempo era assai rigido e Francesco era malato e molto sensibile al freddo. Rispose il Santo:« Se vuoi che non gliela dia, è indispensabile che tu faccia regalare una pezza al fratello povero». Così i frati, incitati da Francesco, donarono a colui un po' di stoffa tolta alle loro vesti. Talora i frati gl'imprestavano un mantello, quando andava per il mondo a predicare, a piedi o in groppa a un asino. Bisogna sapere che Francesco, dal momento che cominciò a non star bene, non riusciva più a fare la strada a piedi, e perciò gli era necessario servirsi di un asino. Non volle il cavallo, tranne in casi di stretta e grave necessità; e vi si arrese solo poco innanzi la sua morte, allorché il suo stato di salute ormai precipitava. Non voleva accettare il mantello, se non a condizione di poterlo regalare a qualche povero che incontrava o che veniva da lui, e lo Spirito gli faceva capire che del mantello aveva vero bisogno.
MEDITAZIONE
Per la terza volta Gesù annuncia ai discepoli la morte che lo attende a Gerusalemme. Questo discorso li spaventa, ma non cambia il loro unico desiderio: insieme al Signore dominare gli altri. Gesù denuncia la vanità delle loro aspirazioni: la sua gloria non consiste nel dominare, ma nel servire gli uomini che Egli ama al punto da donare la propria vita per salvarli. Gesù è chiaro, perciò non facciamoci illusioni! Se vogliamo la vita eterna, la gloria con Lui, dobbiamo scegliere l'abbassamento e la dimenticanza di noi stessi e, come Francesco, essere servi anche di coloro che ci disprezzano. Chiediamo l'aiuto dello Spirito Santo per sentire in noi la pace del cuore, decisi “a realizzare coi fatti e ad insegnare con la parola la verità della perfezione evangelica che (Francesco) aveva concepita nella mente e promessa in voto con la professione”. FF 1343.

PREGHIERA
O Dio, Padre nostro, per rivelare all'uomo che lo ami come un figlio Tu hai mandato il tuo Figlio unigenito a farsi servo di tutti. Donaci di metterci al servizio gli uni degli altri, seguendo l'esempio di Colui che è venuto per essere il primogenito di una moltitudine di fratelli, Gesù Cristo, nostro Signore.

“ACTIONES NOSTRAS”
(Indulgenza parziale se recitata ogni giorno)
“Ispira le nostre azioni o Signore e accompagnale con il tuo santo aiuto, perchè ogni nostra azione abbia da te il suo inizio ed in te il suo compimento” Amen.





SAN FRANCESCO E IL VANGELO 24 Maggio 2016

SAN FRANCESCO E IL VANGELO 145
MARTEDI' 24 MAGGIO 2016
Ded. Basilica di S. Francesco in Assisi-festa-proprio
GIOVANNI 10,22-30 (per i francescani)
Io e il Padre siamo una cosa sola.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
Ricorreva, in quei giorni, a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era inverno. Gesù camminava nel tempio, nel portico di Salomone. Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: «Fino a quando ci terrai nell’incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente».
Gesù rispose loro: «Ve l’ho detto, e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste danno testimonianza di me. Ma voi non credete perché non fate parte delle mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».

Parola del Signore
+++
(Liturgia del giorno della VIII settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)
Mc 10,28-31
Riceverete in questo tempo cento volte tanto insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà.
+ Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Pietro prese a dire a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». 
Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà. Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi saranno primi».

Parola del Signore
+++
DALLA LEGGENDA PERUGINA 1603
DONA LA TONACA A DUE FRATI FRANCESI
1603 53. Una volta che percorreva una regione predicando, accadde che due frati francesi gli si fecero incontro, traendone una profonda consolazione. Al momento del commiato, gli chiesero, spinti da devozione, la sua tonaca per amore di Dio. E Francesco, appena ebbe udito invocare l'amore di Dio, si tolse il saio, e rimase nudo per qualche ora. Era infatti suo costume, quando gli si diceva: « Per amore di Dio, dammi la tonaca o la corda » o altro ch'egli portava, di donarlo immediatamente per riverenza a quel Signore che è chiamato: "carità". Ma gli dispiaceva tanto, e ne faceva rimprovero ai frati allorché udiva nominare l'amor di Dio per ogni sciocchezza. Diceva: « Così sublime è l'amor di Dio, che solo raramente e in caso di gran necessità deve esser nominato, e sempre con molta venerazione ».Quella volta, uno dei frati presenti, si spogliò della propria tonaca e la diede al Santo. Molto spesso si trovava a sopportare disagio e imbarazzo, quando regalava la sua tonaca per intero o in parte. Non era infatti facile trovare, da un momento all'altro, un'altra tonaca o farsela confezionare, soprattutto perché voleva avere e indossare sempre una misera tonaca, fatta di pezze cucite insieme, e talvolta rappezzata dentro e fuori. Solo raramente omai si adattava a ricevere e portare un saio di panno nuovo. Preferiva procurarsi da qualche fratello una tonaca già logora per l'uso; e alle volte ricevere parte della tonaca da uno, parte da un altro. All'interno del saio, a cagione delle sue molte infermità e perché soffriva tanto il freddo, cuciva talora una pezza di panno nuovo. Egli osservò questa pratica di povertà nelle vesti fino all'anno in cui migrò al Signore. Pochi giorni prima della morte, com'era sofferente di idropisia e ridotto a pelle e ossa, oltre che tormentato da altre infermità, i frati gli confezionarono più tonache, per potergliele mutare notte e giorno secondo ne avesse bisogno.

MEDITAZIONE
Se il cristiano deve essere distaccato da tutto, è perchè il suo cuore si apra all'amore del Cristo,che lo unirà a tutti coloro che il Cristo ama. Seguire Gesù significa rientrare in noi stessi, riconoscere la verità della nostra storia, sapendo che Egli ci ama, vuole aiutarci e trasformare ogni amarezza in dolcezza e letizia di cuore. Il rapporto con il Signore deve essere sempre alimentato da un colloquio intimo, profondo e concreto. Lui è sempre pronto ad ascoltarci perchè ci conosce tutti personalmente e profondamente. E' la forza dell'amore che riceviamo che ci permette di amare. L'amore vero non è quello che noi manifestiamo, ma è quello che riceviamo, che riempie il nostro cuore quando siamo capaci di custodirlo. Francesco, anche se con grandi sacrifici e rinunce, è riuscito a custodirlo e a condividerlo, ridonandolo al prossimo. Così ha raggiunto la santità. Papa Gregorio IX, dopo aver proclamato “santo” Francesco, volle che si innalzasse un tempio in suo onore in Assisi e che ivi si conservassero i suoi resti mortali. Lo stesso pontefice benedisse la prima pietra nel 1228, e nel 1230 comandò che il corpo del Santo fosse trasportato dalla tomba provvisoria della chiesa di San Gregorio al nuovo tempio, che da lui ebbe il titolo di Basilica, “Capo e madre” di tutte le chiese dell'Ordine francescano. Innocenzo IV la consacrò solennemente nel 1253. Il tempio fu elevato a Basilica Patriarcale e Cappella Papale da Benedetto XIV.

PREGHIERA
O Dio, che con pietre vive e scelte prepari il tempio della tua gloria, effondi sulla Chiesa il tuo Santo Spirito, perchè, per intercessione del nostro Padre San Francesco, edifichi il popolo dei credenti che formerà la Gerusalemme del cielo. Per Gesù Cristo nostro Signore.

“ACTIONES NOSTRAS”
(Indulgenza parziale se recitata ogni giorno)
“Ispira le nostre azioni o Signore e accompagnale con il tuo santo aiuto, perchè ogni nostra azione abbia da te il suo inizio ed in te il suo compimento” Amen


sabato 21 maggio 2016

SAN FRANCESCO E IL VANGELO 22 Maggio 2016

SAN FRANCESCO E IL VANGELO 143

DOMENICA 22 MAGGIO 2016
SS. TRINITA'--solennità--proprio

GIOVANNI 16, 12-15
Lo Spirito della verità vi guiderà a tutta la verità.

+ Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:

«Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».

Parola del Signore

DALLA LEGGENDA PERUGINA 1600/1601

ALTRI SEGNI D' AMORE
PER LE CREATURE
1600 51. Quando si lavava le mani, sceglieva un posto dove l'acqua non venisse pestata con i piedi.
E se gli toccava camminare sulle pietre, si moveva con delicatezza e riguardo, per amore di Colui che è chiamato "Pietra". Allorché recitava il versetto del salmo: Sulla pietra mi hai innalzato, lo trasformava per devozione e reverenza così: « Sotto i piedi della pietra mi hai innalzato ». Al frate che andava a tagliare la legna per il fuoco, raccomandava di non troncare interamente l'albero, ma di lasciarne una parte. Diede quest'ordine anche a un fratello del luogo dove egli soggiornava. Diceva al frate incaricato dell'orto, di non coltivare erbaggi commestibili in tutto il terreno, ma di lasciare uno spiazzo libero di produrre erbe verdeggianti, che alla stagione propizia producessero i fratelli fiori. Consigliava alI'ortolano di adattare a giardino una parte dell'orto, dove seminare e trapiantare ogni sorta di erbe odorose e di piante che producono bei fiori, affinché nel tempo della fioritura invitino tutti quelli che le guardano a lodare Dio, poiché ogni creatura sussurra e dice: « Dio mi ha fatta per te, o uomo ». Noi che siamo vissuti con lui, lo abbiamo visto sempre dilettarsi intimamente ed esteriormente di quasi ogni creatura: le toccava, le guardava con gioia, così che il suo spirito pareva muoversi in cielo, non sulla terra.
1601 Questo è evidente e vero, che cioè Francesco ricevette molte consolazioni dalle creature di Dio. Infatti, poco prima della morte, egli compose le Laudi del Signore per le sue creature, allo scopo d'incitare il cuore degli ascoltatori alla lode di Dio, e perché il Creatore sia esaltato nelle sue creature.

MEDITAZIONE
La cristianità del medio evo aveva certamente sentito parlare della povertà come beatitudine; ma era una parola morta, finchè non riprese vita nel “poverello” di Assisi: san Francesco. Ugualmente oggi, fra tanto odio e razzismo, è stata necessaria la testimonianza di uomini come Luter King e papa Giovanni in passato, e quella di papa Francesco oggi, perchè noi comprendessimo la dimensione sociale del comandamento dell'amore: attraverso la loro testimonianza scopriamo che il Vangelo non è qualcosa da conservare, ma da vivere giorno per giorno. L'amore è dono ed è tale solo se non si chiude in se stesso, solo se si apre agli altri: l'amore lascia posto all'altro, l'amore è reciproco, l'amore è scambio, è appartenenza. Nessuno s’illuda di poter amare per davvero, se non si fa “piccolo” nel senso evangelico della parola: non c’è “Amore” senza “piccolezza evangelica”,....come quella di Francesco! La Santissima Trinità è comunione profonda e unità piena. Comunità e unità di amore, e ci ricorda che tutto è relazione e relazione d'amore. San Francesco, pieno d'amore e riconoscenza verso la Trinità, con grande umiltà terminava così la “Lettera a tutto l'Ordine”: [FF233] “Onnipotente, eterno, giusto e misericordioso Iddio concedi a noi miseri di fare, per la forza del tuo amore, ciò che sappiamo che tu vuoi, e di volere sempre ciò che a te piace, affinché, interiormente purificati, interiormente illuminati e accesi dal fuoco dello Spirito Santo, possiamo seguire le orme del tuo Figlio diletto, il Signore nostro Gesù Cristo, e, con l'aiuto della tua sola grazia, giungere a te, o Altissimo, che nella Trinità perfetta e nella Unità semplice vivi e regni glorioso, Dio onnipotente per tutti i secoli dei secoli. Amen.” 

PREGHIERA
Noi ti rendiamo grazie, o Padre da cui viene ogni dono perfetto, per mezzo di Gesù Cristo, tuo Figlio, che ci apre le porte del mondo della grazia, nello Spirito che è stato effuso nei nostri cuori.

“ACTIONES NOSTRAS”
(Indulgenza parziale se recitata ogni giorno)
“Ispira le nostre azioni o Signore e accompagnale con il tuo santo aiuto, perchè ogni nostra azione abbia da te il suo inizio ed in te il suo compimento” Amen



SAN FRANCESCO E IL VANGELO 21 Maggio 2016

SAN FRANCESCO E IL VANGELO 142


SABATO 21 MAGGIO 2016

MARCO 10, 13-16
Gli presentavano dei bambini perché li accarezzasse, ma i discepoli li sgridavano.Gesù, al vedere questo, s'indignò e disse loro: <<Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio. In verità vi dico: Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso>>. E prendendoli fra le braccia e ponendo le mani sopra di loro li benediceva.
Parola di Dio.

DALLA LEGGENDA PERUGINA 1599

LA CELLA IN FIAMME
1599 50. Mentre faceva la quaresima sul monte della Verna, un giorno, all'ora della refezione, uno dei suoi compagni accese il fuoco nella cella in cui Francesco veniva per mangiare. Acceso che fu andò nella celletta dove il Santo usava pregare e riposarsi per leggergli il brano di Vangelo assegnato alla Messa di quel giorno. Infatti, Francesco, prima del pasto, voleva sempre ascoltare il Vangelo del giorno, quando non aveva potuto partecipare alla Messa. Quando arrivò per prendere cibo nella cella dov'era stato acceso il fuoco, già le fiamme erano salite al tetto e lo stavano bruciando. Il compagno cercava di spegnere l'incendio, ma da solo non riusciva; Francesco non voleva aiutarlo, anzi prese una pelle con cui si copriva di notte, e si addentrò nella selva. Intanto i frati del luogo, sebbene dimoranti lontano da quella celletta costruita fuori mano, accorgendosi che stava bruciando, accorsero ed estinsero l'incendio. Francesco tornò più tardi per mangiare. Dopo il pasto disse al compagno: « Non voglio più stendere su di me questa pelle, poiché, per colpa della mia avarizia, non ho concesso a fratello Fuoco di divorarla ».

MEDITAZIONE
L'ingresso nel Regno è soltanto un dono gratuito che dobbiamo ricevere con l'umile fiducia di un bambino. Con il suo atteggiamento verso i piccoli, Gesù si stacca da quelli che fanno mostra della loro sapienza piena di presunzione: infatti solo a chi è come i fanciulli Egli rivela i misteri più alti del Regno. Il rapporto uomo/Dio è identico al rapporto bambino/genitore: se è corretto non è un rapporto di diritti e di doveri, di forze o di antagonismi, ma di amore e di libertà ricevuta. Dio dà se' stesso all'uomo, come il genitore dà se stesso al figlio. Per questo l'accesso al Regno di Dio è riservato ai bambini, perché sono pura capacità di ricevere, di accogliere: sono povertà assoluta! Chi ha pretese, non entra nel Regno. Ciò che univa Francesco a Dio non era solo la fede, ma la “piccolezza” accolta nel Figlio: egli ci mostra come si può diventare “piccoli” pur essendo adulti di età, e servire Dio in grande umiltà. Francesco riuscì a vivere l'insufficienza e il bisogno come forza: la forza di riconoscersi figlio, la forza di esistere in relazione ad un altro, che è datore della vita. C'è qualcosa di divino nell'insufficienza e nel bisogno, perchè Gesù stesso ha deciso di diventare piccolo tra i piccoli, impotente tra gli impotenti, debole tra i deboli, ferito tra i feriti, umile tra gli umili. Leggiamo nelle Fonti Francescane (FF604): “Il servo di Dio, Francesco, piccolo di statura, umile di spirito e minore di professione, mentre viveva qui sulla terra scelse per sé e per i suoi una piccola porzione di mondo: altrimenti, senza usare nulla di questo mondo, non avrebbe potuto servire Cristo. E furono di certo ispirati da Dio quelli che, anticamente, chiamarono Porziuncola il luogo che toccò in sorte a coloro che non volevano assolutamente possedere nulla su questa terra......” E noi, amiamo la “piccolezza evangelica?”. “Se non diventiamo piccoli come i bambini”, non illudiamoci di potere realizzare qualcosa “nel regno di Dio”, (che inizia quaggiù), perché non avremo “la fortuna” neanche di “entrarci”:
Non si può neppure iniziare (e tanto meno proseguire) il cammino della vita cristiana.
La piccolezza evangelica è come la porta d’ingresso del “Regno”: Se tu non la apri, resti fuori…..non puoi “entrare” in comunione con Dio e con i fratelli…
Allora, a che servono tutte le altre cose?…


PREGHIERA
Signore Gesù, dovevi essere una persona simpatica e disponibile se i bambini venivano da te. Ti ringraziamo per averceli proposti come modello. Donaci di accostarci a te con la spontaneità e la fiducia dei piccoli galilei, per essere circondati dalla tua tenerezza, ora e sempre, nei secoli dei secoli.

“ACTIONES NOSTRAS”
(Indulgenza parziale se recitata ogni giorno)
“Ispira le nostre azioni o Signore e accompagnale con il tuo santo aiuto, perchè ogni nostra azione abbia da te il suo inizio ed in te il suo compimento” Amen





SAN FRANCESCO E IL VANGELO 20 Maggio 2016








SAN FRANCESCO E IL VANGELO 141

VENERDI' 20 MAGGIO 2016
S.Bernardino da Siena--memoria

MARCO 10, 1-12
L' uomo non divida quello che Dio ha congiunto.

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù, partito da Cafàrnao, venne nella regione della Giudea e al di là del fiume Giordano. La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli insegnava loro, come era solito fare.
Alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla».
Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall’inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto».
A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio».

Parola del Signore

DALLA LEGGENDA PERUGINA 1598

STRAORDINARIO RISPETTO PER IL FUOCO
1598 49. Non deve stupire che il fuoco e le altre creature talvolta lo onorassero. Come abbiamo visto noi, vissuti con lui, Francesco aveva un grande affettuoso amore e rispetto per esse, e gli procuravano tanta gioia. Dimostrava a tutte le creature così spontanea pietà e comprensione che quando taluno le trattava senza riguardi, egli ne soffriva. Parlava con esse con così grande letizia, intima ed esteriore come ad esseri dotati di sentimento, intelligenza e parola verso Dio, che molto spesso, in quei momenti, egli era rapito nella contemplazione di Dio.
Una volta che stava seduto presso il fuoco, questo si attaccò ai suoi panni di lino lungo la gamba, senza che Francesco se ne avvedesse. Cominciò a sentirne il calore, ma il compagno, notando che i panni bruciavano, corse per spegnere il fuoco. Gli disse il Santo: «Carissimo fratello, non far male a fratello Fuoco! >>, e non gli permetteva in alcun modo di spegnerlo. Allora quello si precipitò dal frate «guardiano" di Francesco e lo condusse da lui. E così, contro la volontà del Santo, il fuoco fu estinto. Non voleva mai spegnere la candela, la lampada o il fuoco, come si suol fare quando
occorre: tanta era la pietà e affettuosità che portava a questa creatura. Nemmeno voleva che un frate gettasse via il fuoco o i tizzi fumiganti, come si fa d'abitudine; ma raccomandava che si ponesse delicatamente per terra, in reverenza di Colui che lo ha creato.

MEDITAZIONE
Il fondamento della fedeltà coniugale è l'amore di Dio. Creando l'uomo e la donna, Dio ha messo nel loro cuore un amore che li rende capaci di unirsi nella reciprocità di un dono totale e fedele. Ma perchè questo sia possibile e duri nel tempo, non bisogna mai chiudere il proprio cuore all'amore di cui Dio è la fonte. La famiglia indissolubile non è stata un'invenzione dell'uomo, né frutto di un'esigenza sociale. Essa è voluta da Dio stesso, secondo l'affermazione categorica di Gesù: "L'uomo non separi quello che Dio ha congiunto". Questa precisa dichiarazione non ammette dubbi. L'uomo non può distruggere l'unione stabilita dal suo Signore e Creatore in alcun modo perchè è volontà di Dio!
Per questo, quando un matrimonio è in crisi e gli sposi non si sopportano più o si detestano, devono trovare la forza in Cristo, sempre presente nella vita matrimoniale. Il coniuge che rimane fedele alle promesse, che non porta rancore e perdona con l'aiuto di Dio, è segno del Cristo crocifisso che perdonò i suoi crocifissori e oggi perdona alla sua Chiesa tante infedeltà. San Francesco aiutava chi gli chiedeva aiuto e preghiere per il matrimonio in crisi. Infatti (FF1193),una volta, “una devota nobildonna si recò dal Santo, per esporgli il proprio dolore e richiedere il rimedio: aveva un marito molto cattivo, che la faceva soffrire osteggiandola nel servizio di Cristo. Perciò chiedeva al Santo di pregare per lui, affinché Dio si degnasse nella sua bontà d'intenerirgli il cuore.
Il Santo, dopo averla ascoltata, le disse: “ Va in pace e sta sicura che fra poco avrai dal tuo uomo la consolazione che desideri ” E aggiunse: “ Gli dirai da parte di Dio e mia che ora è tempo di misericordia, poi, di giustizia ”. Ricevuta la benedizione, la donna ritorna, trova il marito, gli riferisce quelle parole. Scende sopra di lui lo Spirito Santo che, trasformandolo in un uomo nuovo, così lo induce a rispondere con tutta mansuetudine: “ Signora, mettiamoci a servire il Signore e salviamo l'anima nostra”.. ”.

PREGHIERA
Signore, Dio nostro, Tu sei fedele alle tue promesse e costante nel tuo amore, sii Tu benedetto per aver fatto della coppia umana un'immagine dell'unione di Cristo con la Chiesa! Dona agli sposi di comprendere la grandezza dell'amore che li unisce, e rendili fedeli alla tua alleanza in Gesù Cristo, nostro Signore.

“ACTIONES NOSTRAS”
(Indulgenza parziale se recitata ogni giorno)
“Ispira le nostre azioni o Signore e accompagnale con il tuo santo aiuto, perchè ogni nostra azione abbia da te il suo inizio ed in te il suo compimento” Amen

martedì 17 maggio 2016

SAN FRANCESCO E IL VANGELO 18 Maggio 2016

SAN FRANCESCO E IL VANGELO 139

MERCOLEDI' 18 MAGGIO 2016
San Felice da Cantalice

MARCO 9, 38-40
Chi non è contro di noi è per noi.

+ Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva».
Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi».

Parola del Signore

DALLA LEGGENDA PERUGINA 1596

« IL SIGNORE VI RICOMPENSERA' >>
1596 47. Una notte che non riusciva a dormire per i dolori, preso da compassione e pietà,
disse ai compagni: << Carissimi fratelli e figli miei, non abbiate fastidio e pena nell'assistermi
in questa malattia. Il Signore vi renderà in questo mondo e nell'altro il frutto delle fatiche che
avete durato per me, suo servo. Egli vi rimeriterà anche di quello che vi tocca tralasciare per
accudire a me. Anzi, per questo servizio che mi rendete, riceverete una ricompensa maggiore
di quella data a chi si impegna per il bene di tutto l'Ordine.
Ditemi:--Noi facciamo delle spese per te, ma al tuo posto sarà Dio il nostro debitore!--
».
Così parlava il padre santo, allo scopo di incoraggiare e stimolare la fiacchezza e
debolezza di spirito dei compagni, affinché, provati dalla stanchezza, non avessero a dire: « Ecco, non riusciamo più a pregare e nemmeno a sopportare questa fatica! ». E presi da
scoramento e noia, non perdessero il merito di quella fatica.

MEDITAZIONE
Gesù disapprova il settarismo dei discepoli, che pretendono di riservare al proprio gruppo il diritto di invocare il suo nome. Al contrario, l'invocazione di questo nome, su cui si fonda l'unità del gruppo, dà a ciascuno il diritto di essere accolto in esso. Perciò questa è la nostra ora: usciamo fuori dalle nostre paure, dalle nostre sacrestie e compiamo la volontà del Padre.

PREGHIERA
Signore, Dio dell'universo, facci comprendere che i confini del tuo regno sono molto più ampi di quelli entro cui noi vorremmo rinchiuderlo. Invece di escludere coloro che ci sembranolontani da te, Insegnaci a preoccuparci di togliere dalla nostra vita quello che ci impedisce di appartenere pienamente a Gesù Cristo, nostro Signore.

“ACTIONES NOSTRAS”
(Indulgenza parziale se recitata ogni giorno)
“Ispira le nostre azioni o Signore e accompagnale con il tuo santo aiuto, perchè ogni nostra azione abbia da te il suo inizio ed in te il suo compimento” Amen





lunedì 16 maggio 2016

SAN FRANCESCO E IL VANGELO 17 Maggio 2016

SAN FRANCESCO E IL VANGELO 138
MARTEDI' 17 MAGGIO 2017
S. Pasquale Baylon—Memoria-
MARCO 9, 30-37
Il Figlio dell’uomo viene consegnato. Se uno vuole essere il primo, sia il servitore di tutti.
+ Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.
Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti».
E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».
Parola del Signore
DALLA LEGGENDA PERUGINA 1595
SUA RIPUGNANZA A FARSI CURARE
1595 46. All'avvicinarsi della stagione favorevole per curare il male d'occhi, Francesco lasciò
quel luogo, benché la sua infermità fosse peggiorata. Teneva la testa avvolta in un grande
cappuccio confezionato dai frati, e siccome non poteva sopportare la luce del giorno a causa
degli acerbi dolori che gli provocava, portava sugli occhi una fascia di lana e di lino cucita col
cappuccio. I compagni, accomodatolo sopra una cavalcatura, lo condussero all'eremitaggio di
Fonte Colombo presso Rieti, per consultare un medico di questa città, esperto nel curare le
oftalmie.
Venne il medico all'eremitaggio e disse a Francesco che bisognava cauterizzarlo dalla
mascella al sopracciglio dell'occhio più malato. Ma il Santo non voleva s'incominciasse il
trattamento prima che arrivasse frate Elia.
Lo stette ad aspettare, ma quello non poteva venire, per i molti impegni che lo
trattenevano. Così Francesco restava incerto se cominciare o no. Finalmente, pressato dalla
necessità, soprattutto per l'ingiunzione del vescovo di Ostia e del ministro generale, si
indusse a obbedire. Egli provava un forte disagio a preoccuparsi di se stesso, per questo
desiderava che tale incombenza cadesse sul suo ministro.
MEDITAZIONE
Mentre Gesù annuncia le umiliazioni che lo attendono, i discepoli pensano soltanto a “farsi una posizione” nel Regno. Il Cristo li richiama allora a seguire il suo esempio ponendosi al servizio dei fratelli. La vera grandezza consiste nel servire i più piccoli, perchè in loro si serve il Signore stesso. La vita di chi vuol servire il Signore deve svolgersi nella rettitudine, unificata dall'amore di Dio; deve svolgersi non nella paura, ma nel timore del Signore, cioè in un profondo rispetto, tutto permeato di amore. Viviamo in Cristo e nel suo amore? Amare Dio è fare la sua volontà, come ha scelto di fare Francesco. “Chi potrebbe descrivere degnamente il fervore di carità, che infiammava Francesco, amico dello sposo? Poiché egli, come un carbone ardente, pareva tutto divorato dalla fiamma dell'amor divino. Al sentir nominare l'amor del Signore, subito si sentiva stimolato, colpito, infiammato: quel nome era per lui come un plettro, che gli faceva vibrare l'intimo del cuore”. FF1161. Siamo disposti a rinunciare al luccichio del mondo, come Francesco, lasciando morire in noi “l'uomo vecchio” per vivere secondo la volontà di Dio e i desideri del Suo Cuore ?

PREGHIERA
Signore, Dio nostro, Tu hai inviato il tuo Figlio, primogenito di ogni creatura, perchè fossel'ultimo di tutti e il servo di tutti. Insegnaci l'umiltà e rendici disponibili verso i più piccoli dei nostri fratelli, seguendo l'esempio di Gesù Cristo, nostro Signore.

“ACTIONES NOSTRAS”
(Indulgenza parziale se recitata ogni giorno)
“Ispira le nostre azioni o Signore e accompagnale con il tuo santo aiuto, perchè ogni nostra azione abbia da te il suo inizio ed in te il suo compimento” Amen



SAN FRANCESCO E IL VANGELO 16 Maggio 2016

SAN FRANCESCO E IL VANGELO 137
LUNEDI' 16 MAGGIO 2016
S.Margherita da Cortona--memoria
MARCO 9, 14-29
Credo, Signore; aiuta la mia incredulità.
+ Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, [Gesù, Pietro, Giacomo e Giovanni, scesero dal monte] e arrivando presso i discepoli, videro attorno a loro molta folla e alcuni scribi che discutevano con loro. 
E subito tutta la folla, al vederlo, fu presa da meraviglia e corse a salutarlo. Ed egli li interrogò: «Di che cosa discutete con loro?». E dalla folla uno gli rispose: «Maestro, ho portato da te mio figlio, che ha uno spirito muto. Dovunque lo afferri, lo getta a terra ed egli schiuma, digrigna i denti e si irrigidisce. Ho detto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti». Egli allora disse loro: «O generazione incredula! Fino a quando sarò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo da me». E glielo portarono. 
Alla vista di Gesù, subito lo spirito scosse con convulsioni il ragazzo ed egli, caduto a terra, si rotolava schiumando. Gesù interrogò il padre: «Da quanto tempo gli accade questo?». Ed egli rispose: «Dall’infanzia; anzi, spesso lo ha buttato anche nel fuoco e nell’acqua per ucciderlo. Ma se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci». Gesù gli disse: «Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede». Il padre del fanciullo rispose subito ad alta voce: «Credo; aiuta la mia incredulità!». 
Allora Gesù, vedendo accorrere la folla, minacciò lo spirito impuro dicendogli: «Spirito muto e sordo, io ti ordino, esci da lui e non vi rientrare più». Gridando, e scuotendolo fortemente, uscì. E il fanciullo diventò come morto, sicché molti dicevano: «È morto». Ma Gesù lo prese per mano, lo fece alzare ed egli stette in piedi.
Entrato in casa, i suoi discepoli gli domandavano in privato: «Perché noi non siamo riusciti a scacciarlo?». Ed egli disse loro: «Questa specie di demòni non si può scacciare in alcun modo, se non con la preghiera».
Parola del Signore
DALLA LEGGENDA PERUGINA 1594
UN CANTICO PER LE CLARISSE
1594 45. Sempre in quei giorni e nello stesso luogo, dopo che Francesco ebbe composto le
Laudi del Signore per le sue creature, dettò altresì alcune sante parole con melodia, a
maggior consolazione delle povere signore del monastero di San Damiano, soprattutto
perché le sapeva molto contristate per la sua infermità. E poiché, a causa della malattia, non
le poteva visitare e consolare personalmente, volle che i suoi compagni portassero e facessero
sentire alle recluse quel canto.
In esso, Francesco si proponeva di manifestare alle sorelle, allora e per sempre, il suo
ideale: che cioè fossero un solo cuore nella carità e convivenza fraterna, poiché quando i frati
erano ancora pochi, esse si erano convertite a Cristo, dietro l'esempio e i consigli di lui,
Francesco. La loro conversione e santa vita è gloria ed edificazione non solo dell'Ordine dei
frati, di cui sono pianticella, ma anche di tutta la Chiesa di Dio. Perciò, sapendo Francesco che le sorelle, fino dai primordi, avevano condotto e
conducevano una vita dura e povera, sia per volontà propria sia per necessità, il suo animo si
volgeva con sentimenti di pietà e amore verso di loro. Perciò in quel canto le pregava perché,
dal momento che il Signore le aveva riunite da molte parti nella santa carità, nella santa
povertà e nella santa obbedienza, continuassero a vivere e morire in queste virtù.
E raccomandava specialmente che, usando le elemosine che il Signore inviava loro,
provvedessero con saggia discrezione, con gioia e gratitudine alle necessità dei loro corpi, e
che le sorelle sane portassero pazienza nei travagli che duravano per curare le ammalate, e
queste fossero pazienti nelle infermità e privazioni che pativano.
MEDITAZIONE
La potenza della preghiera è in relazione alla qualità della fede. Gesù guarisce un ragazzo la cui malattia era attribuita al demonio. Al padre disperato, e ai discepoli che non sono riusciti a guarirlo, Gesù ricorda che niente è impossibile a Dio, la cui volontà va ricercata attraverso la fede e la preghiera. Ecco, noi li possediamo i due strumenti che ci permettono di cercare il dialogo con Lui, la fede e la preghiera; solo con questi due doni siamo in grado di acquisire la sapienza del cuore che ci permette di dare il vero valore alle cose e alle situazioni che ci circondano. Anche noi partecipiamo alla redenzione di Cristo con la nostra fede: essa si rafforza ogni volta che accettiamo la croce e l’obbedienza a Colui che ci rende liberi…..Francesco, uomo di grande fede, pregava sempre, in casa e fuori casa. ”Quando ... pregava nelle selve e in luoghi solitari, riempiva i boschi di gemiti, bagnava la terra di lacrime, si batteva con la mano il petto; e lì, quasi approfittando di un luogo più intimo e riservato, dialogava spesso ad alta voce col suo Signore: rendeva conto al Giudice, supplicava il Padre, parlava all'Amico, scherzava amabilmente con lo Sposo. E in realtà, per offrire a Dio in molteplice olocausto tutte le fibre del cuore, considerava sotto diversi aspetti Colui che è sommamente Uno. Spesso senza muovere le labbra, meditava a lungo dentro di sé e, concentrando all'interno le potenze esteriori, si alzava con lo spirito al cielo. In tale modo dirigeva tutta la mente e l'affetto a quell'unica cosa che chiedeva a Dio: non era tanto un uomo che prega, quanto piuttosto egli stesso tutto trasformato in preghiera vivente. “ FF682.

PREGHIERA
Signore Gesù, noi crediamo in Te, o meglio vorremmo credere in Te: aiuta la nostra incredulità. Donaci un segno della tua bontà onnipotente, perchè ritroviamo la forza di perseverare nella preghiera. Tu che sei la nostra speranza nei secoli dei secoli.
“ACTIONES NOSTRAS”
(Indulgenza parziale se recitata ogni giorno)
“Ispira le nostre azioni o Signore e accompagnale con il tuo santo aiuto, perchè ogni nostra azione abbia da te il suo inizio ed in te il suo compimento” Amen




sabato 14 maggio 2016

SAN FRANCESCO E IL VANGELO 15 Maggio 2016

SAN FRANCESCO E IL VANGELO 136

DOMENICA 15 MAGGIO 2016
PENTECOSTE—solennità--proprio

GIOVANNI 14,15-16. 23b-26

Lo Spirito Santo vi insegnerà ogni cosa.

+ Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 

«Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre. 
Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».

Parola del Signore

DALLA LEGGENDA PERUGINA 1593

LA STROFA DEL PERDONO
1593 44. In quello stesso periodo, mentre giaceva malato, avendo già composte e fatte
cantare le Laudi, accadde che il vescovo di Assisi allora in carica, scomunicò il podestà della
città. Costui, infuriato, a titolo di rappresaglia, fece annunziare duramente questo bando: che
nessuno vendesse al vescovo o comprasse da lui alcunché o facesse dei contratti con lui. A tal
punto erano arrivati a odiarsi reciprocamente .
Francesco, malato com'era, fu preso da pietà per loro, soprattutto perché nessun
ecclesiastico o secolare si interessava di ristabilire tra i due la pace e la concordia. E disse ai
suoi compagni: « Grande vergogna è per noi, servi di Dio, che il vescovo e il podestà si odino
talmente l'un l'altro, e nessuno si prenda pena di rimetterli in pace e concordia ». Compose
allora questa strofa, da aggiungere alle Laudi:
Laudato si, mi Segnore,
per quilli ke perdonano per lo tuo amore
e sustengu enfirmitate et tribulacione.
Beati quilgli kel sosteranno in pace
ka da te, Altissimo, sirano coronati. Poi chiamò uno dei compagni e gli disse: « Vai, e di' al podestà da parte mia, che
venga al vescovado lui insieme con i magnati della città e ad altri che potrà condurre con sé
>>. Quel frate si avviò, e il Santo disse agli altri due compagni: « Andate, e cantate il Cantico di
frate Sole alla presenza del vescovo e del podestà e degli altri che sono là presenti. Ho fiducia
nel Signore che renderà umili i loro cuori, e faranno pace e torneranno all'amicizia e all'affetto
di prima ».
Quando tutti furono riuniti nello spiazzo interno del chiostro dell'episcopio, quei due
frati si alzarono e uno disse: « Francesco ha composto durante la sua infermità le Laudi del
Signore per le sue creature, a lode di Dio e a edificazione del prossimo. Vi prego che stiate a
udirle con devozione ». Così cominciarono a cantarle. Il podestà si levò subito in piedi, e a
mani giunte, come si fa durante la lettura del Vangelo, pieno di viva devozione, anzi tutto in
lacrime, stette ad ascoltare attentamente. Egli aveva infatti molta fede e venerazione per
Francesco.
Finito il Cantico, il podestà disse davanti a tutti i convenuti: « Vi dico in verità, che non
solo a messer vescovo, che devo considerare mio signore, ma sarei disposto a perdonare
anche a chi mi avesse assassinato il fratello o il figlio ». Indi si gettò ai piedi del vescovo,
dicendogli: « Per amore del Signore nostro Gesù Cristo e del suo servo Francesco, eccomi
pronto a soddisfarvi in tutto, come a voi piacerà ».
Il vescovo lo prese fra le braccia, si alzò e gli rispose: « Per la carica che ricopro dovrei
essere umile. Purtroppo ho un temperamento portato all'ira. Ti prego di perdonarmi ». E così
i due si abbracciarono e baciarono con molta cordialità e affetto.
I frati ne restarono molto colpiti, constatando la santità di Francesco, poiché si era
realizzato alla lettera quanto egli aveva predetto della pace e concordia di quelli. Tutti coloro
che erano stati presenti alla scena e avevano sentito quelle parole, ritennero la cosa un grande
miracolo, attribuendo ai meriti di Francesco che il Signore avesse così subitamente toccato il
cuore dei due avversari. I quali, senza più ricordare gli insulti reciproci, tornarono a sincera
concordia dopo uno scandalo così grave.
E noi, che siamo vissuti con Francesco, testimoniamo che ogni qual volta egli
predicesse: « Questa cosa è così, sarà così », immancabilmente si realizzava alla lettera. E ne
abbiamo visto con i nostri occhi tanti esempi, che sarebbe lungo scrivere e narrare.

MEDITAZIONE
Un cristiano non può accontentarsi di parole, deve concretizzare il suo amore per il Cristo osservando i suoi comandamenti, vivendo come Lui ha vissuto. Per questo abbiamo bisogno dello Spirito Santo che ci insegna il vero modo di amare, facendoci sperimentare la comunione in cui siamo immersi: Gesù nel Padre suo, noi in Lui e Lui in noi. Ci renderà simili a Lui e porterà a compimento la volontà del Padre, perchè farà l'uomo a immagine e somiglianza di Dio. Fin d'ora, possiamo dialogare con Lui come con un amico perchè lo Spirito colma il vuoto che separa Dio dall'uomo....e la forza dell'amore che riceviamo ci permette di essere in comunione con Lui, e missionari della “Buona Novella” amando con lo stesso amore di Dio che custodiamo nei nostri cuori. Francesco, “......tutto acceso dalla forza fiammeggiante dello Spirito di Cristo, cominciò, come un altro Elia, a farsi appassionato predicatore della verità; cominciò ad avviare alcuni alla giustizia perfetta; cominciò ad avviare tutti gli altri a penitenza. Non erano, i suoi, discorsi vani o degni di riso: erano pieni della forza dello Spirito Santo; erano tali che penetravano nel profondo del cuore: suscitavano perciò, forte stupore negli ascoltatori e piegavano, con la loro forza e la loro efficacia, la mente degli ostinati”. FF1340. Essere custodi dell'amore di Dio, ecco un'esperienza travolgente!

PREGHIERA
O Padre, che nel mistero della Pentecoste
santifichi la tua Chiesa
in ogni popolo e nazione,
diffondi sino ai confini della terra
i doni dello Spirito Santo,
e continua oggi, nella comunità dei credenti,
i prodigi che hai operato
agli inizi della predicazione del Vangelo. Per Gesù Cristo, nostro Signore. Amen.

“ACTIONES NOSTRAS”
(Indulgenza parziale se recitata ogni giorno)
“Ispira le nostre azioni o Signore e accompagnale con il tuo santo aiuto, perchè ogni nostra azione abbia da te il suo inizio ed in te il suo compimento” Amen



venerdì 13 maggio 2016

SAN FRANCESCO E IL VANGELO 14 Maggio 2016

SAN FRANCESCO E IL VANGELO 135
SABATO 14 MAGGIO 2016
S. Mattia Apostolo—festa--proprio
GIOVANNI 15, 9-17
Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
17 In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Come il Padre ha amato me, così anch´io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se farete cio´ che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto cio´ che ho udito dal Padre l´ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri".
Parola del Signore.
DALLA LEGGENDA PERUGINA 1592
1592 Voglio quindi, a lode di Lui e a mia consolazione e per edificazione del prossimo,
comporre una nuova Lauda del Signore per le sue creature. Ogni giorno usiamo delle
creature e senza di loro non possiamo vivere, e in esse il genere umano molto offende il
Creatore. E ogni giorno ci mostriamo ingrati per questo grande beneficio, e non ne diamo
lode, come dovremmo, al nostro Creatore e datore di ogni bene ».
E postosi a sedere, si concentrò a riflettere, e poi disse:
« Altissimo, onnipotente, bon Segnore... ».
Francesco compose anche la melodia, che insegnò ai suoi compagni .
Il suo spirito era immerso in così gran dolcezza e consolazione, che voleva mandare a
chiamare frate Pacifico --che nel secolo veniva detto "il re dei versi" ed era gentilissimo maestro di canto--, e assegnargli alcuni frati buoni e spirituali, affinché andassero per il
mondo a predicare e lodare Dio.
Voleva che dapprima uno di essi, capace di predicare, rivolgesse al popolo un
sermone, finito il quale, tutti insieme cantassero le Laudi del Signore, come giullari di Dio.
Quando fossero terminate le Laudi, il predicatore doveva dire al popolo: « Noi siamo i giullari
del Signore, e la ricompensa che desideriamo da voi è questa: che viviate nella vera penitenza
».
E aggiunse: « Cosa sono i servi di Dio, se non i suoi giullari che devono commuovere
il cuore degli uomini ed elevarlo alla gioia spirituale? ». Diceva questo riferendosi
specialmente ai frati minori, che sono stati inviati al popolo per salvarlo.
Le Laudi del Signore da lui composte e che cominciano: « Altissimo, onnipotente, bon
Segnore », le intitolò: Cantico di fratello Sole, che è la più bella delle creature e più si può
assomigliare a Dio. Per cui diceva: « Al mattino, quando sorge il sole, ogni uomo dovrebbe
lodare Dio, che ha creato quell'astro, per mezzo del quale i nostri occhi sono illuminati
durante il giorno. Ed a sera, quando scende la notte, ogni uomo dovrebbe lodare Dio per
quell'altra creatura: fratello Fuoco, per mezzo del quale i nostri occhi sono illuminati durante
la notte ».
Disse ancora: « Siamo tutti come dei ciechi, e il Signore c'illumina gli occhi per mezzo
di queste due creature. Per esse e per le altre creature, di cui ogni giorno ci serviamo,
dobbiamo sempre lodare il Creatore glorioso ».
Egli fu sempre felice di comportarsi così, fosse sano o malato, e volentieri esortava gli
altri a lodare insieme il Signore. Nei momenti che più era torturato dal male, intonava le
Laudi del Signore, e poi le faceva cantare dai suoi compagni, per dimenticare l'acerbità delle
sue sofferenze pensando alle Laudi del Signore. E fece così fino al giorno della sua morte.
MEDITAZIONE
“Rimanete nel mio amore”. Questo vuole Gesù da noi. Per Gesù è importante innanzitutto che tutti i suoi amici si amino gli uni gli altri come egli stesso ha amato i suoi discepoli nel corso della sua vita terrena. La più viva espressione di questo amore è stata la sua morte sulla croce per i peccatori. L’amore perfetto del Padre celeste è la felicità e la gioia di suo Figlio. E questa gioia, il Figlio risuscitato la trasmette ai suoi amici nel giorno di Pasqua. “Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi!”. Ricevete lo Spirito Santo!” . Egli offre senza sosta la gioia a tutti quelli che credono nella sua parola e per mezzo del battesimo si uniscono a lui e alla sua cerchia di amici, la Chiesa. Chi entra nell’amore di Dio per mezzo di suo Figlio ha ormai una ragione essenziale per essere sempre felice. Anche san Francesco , grande imitatore di Cristo, amava e proteggeva tutti i suoi compagni e li esortava ad amarsi reciprocamente: ”.....E ciascuno ami e nutra il suo fratello, come la madre ama e nutre il proprio figlio, in tutte quelle cose in cui Dio gli darà grazia...FF32.” E li esortava ad annunciare il Vangelo e a pregare con le lodi scritte da lui e i salmi, anche cantati, perchè diceva: “« ..Cosa sono i servi di Dio, se non i suoi giullari che devono commuovere il cuore degli uomini ed elevarlo alla gioia spirituale?.. ». FF 1592.
PREGHIERA
O Dio, che ci hai amati per primo
e ci hai donato il tuo Figlio,
perché riceviamo la vita per mezzo di lui,
fa’ che nel tuo Spirito
impariamo ad amarci gli uni gli altri
come lui ci ha amati,
fino a dare la vita per i fratelli. Te lo chiediamo per Gesù Cristo, nostro Signore. Amen.
“ACTIONES NOSTRAS”
(Indulgenza parziale se recitata ogni giorno)
“Ispira le nostre azioni o Signore e accompagnale con il tuo santo aiuto, perchè ogni nostra azione abbia da te il suo inizio ed in te il suo compimento” Amen


SAN FRANCESCO E IL VANGELO 13 Maggio 2016

SAN FRANCESCO E IL VANGELO 134
VENERDI' 13 MAGGIO 2016
Beata Vergine Maria di Fatima-
GIOVANNI 21, 15-19
Pasci i miei agnelli, pasci le mie pecore.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, [quando si fu manifestato ai discepoli ed] essi ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli».
Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore».
Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse “Mi vuoi bene?”, e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi».
Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».
Parola del Signore
DALLA LEGGENDA PERUGINA 1591
NASCE IL CANTICO DELLE CREATURE
1591 43. Francesco soggiornò a San Damiano per cinquanta giorni e più. Non essendo in
grado di sopportare di giorno la luce naturale, né durante la notte il chiarore del fuoco, stava
sempre nell'oscurità in casa e nella cella. Non solo, ma soffriva notte e giorno così atroce
dolore agli occhi, che quasi non poteva riposare e dormire, e ciò accresceva e peggiorava
queste e le altre sue infermità.
Come non bastasse, se talora voleva riposare e dormire, la casa e la celletta dove
giaceva (era fatta di stuoie, in un angolo della casa) erano talmente infestate dai topi, che
saltellavano e correvano intorno e sopra di lui, che gli riusciva impossibile prender sonno; le
bestie lo disturbavano anche durante l'orazione. E non solo di notte, ma lo tormentavano
anche di giorno; perfino quando mangiava, gli salivano sulla tavola. Sia lui che i compagni
pensavano che questa fosse una tentazione del diavolo: e lo era di fatto.
Una notte, riflettendo Francesco alle tante tribolazioni cui era esposto, fu mosso a pietà
verso se stesso e disse in cuor suo: « Signore, vieni in soccorso alle mie infermità, affinché io
possa sopportarle con pazienza! ». E subito gli fu detto in spirito: « Fratello, dimmi: se uno, in
compenso delle tue malattie e sofferenze, ti donasse un grande prezioso tesoro, come se tutta
la terra fosse oro puro e tutte le pietre fossero pietre preziose e l'acqua fosse tutta profumo:
non considereresti tu come un niente, a paragone di tale tesoro, la terra e le pietre e le acque?
Non ne saresti molto felice? ».
Rispose Francesco: « Signore, questo sarebbe un tesoro veramente grande e
incomparabile, prezioso e amabile e desiderabile ». La voce concluse: « Allora, fratello, sii
felice ed esultante nelle tue infermità e tribolazioni; d'ora in poi vivi nella serenità, come se tu
fossi già nel mio Regno ».
Alzandosi al mattino, disse ai suoi compagni: « Se l'imperatore donasse un intero
reame a un suo servitore costui non ne godrebbe vivamente? Ma se gli regalasse addirittura
tutto l'impero, non ne godrebbe più ancora? ». E soggiunse: « Sì, io devo molto godere adesso
in mezzo ai miei mali e dolori, e trovare conforto nel Signore, e render grazie sempre a Dio
Padre, all'unico suo Figlio, il Signore nostro Gesù Cristo e allo Spirito Santo, per la grazia e
benedizione così grande che mi è stata elargita: egli infatti si è degnato nella sua misericordia
di donare a me, suo piccolo servo indegno ancora vivente quaggiù, la certezza di possedere il
suo Regno.
MEDITAZIONE
Pietro riceve l'incarico di pastore delle pecore del Cristo. Per svolgere questa missione dovrà dare prova del suo amore assoluto per il Signore, fino al giorno in cui “glorificherà Dio” con la sua morte. Anche Francesco ha ricevuto una missione importante, quella di “riparare” la chiesa. “...l'immagine di Cristo crocifisso, dal dipinto gli parla, movendo le labbra, " Francesco, - gli dice chiamandolo per nome - va', ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina”.(FF593). Queste missioni hanno la loro sorgente più profonda, in chi le esercita, in un un amore supremo a Cristo: la missione è un atto di amore, un amore unico che lega profondamente a Cristo. Anche noi siamo responsabili, in modo diverso, della salvezza spirituale dei fratelli: non saremo mai abbastanza consapevoli di questo compito che ci fa morire a noi stessi per dare gloria a Dio. Pregando con tutto il cuore e con tutto l'impegno possibile facciamo tutto quello che possiamo per salvare e santificare coloro che Gesù ci affida, e la cui sorte spirituale è stata legata alla nostra misera collaborazione.

PREGHIERA
Signore Gesù, ci succede spesso di far finta di non conoscerti, come ha fatto Pietro; come lui, tuttavia, ti amiamo, e Tu lo sai. Donaci di volerti bene davvero, e non soltanto a parole, in modo tale da vivere servendo il tuo gregge e da morire rendendo gloria a Dio Padre, nella forza dello Spirito, per i secoli dei secoli.


“ACTIONES NOSTRAS”
(Indulgenza parziale se recitata ogni giorno)
“Ispira le nostre azioni o Signore e accompagnale con il tuo santo aiuto, perchè ogni nostra azione abbia da te il suo inizio ed in te il suo compimento” Amen









martedì 10 maggio 2016

SAN FRANCESCO E IL VANGELO 10 Maggio 2016

SAN FRANCESCO E IL VANGELO 131
MARTEDI' 10 MAGGIO 2016
GIOVANNI 17, 1-11a
Padre, glorifica il Figlio tuo.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi al cielo, disse:
«Padre, è venuta l’ora: glorifica il Figlio tuo perché il Figlio glorifichi te. Tu gli hai dato potere su ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato.
Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. Io ti ho glorificato sulla terra, compiendo l’opera che mi hai dato da fare. E ora, Padre, glorificami davanti a te con quella gloria che io avevo presso di te prima che il mondo fosse.
Ho manifestato il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me, ed essi hanno osservato la tua parola. Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro. Essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato.
Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che tu mi hai dato, perché sono tuoi. Tutte le cose mie sono tue, e le tue sono mie, e io sono glorificato in loro. Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te».

Parola del Signore
DALLA LEGGENDA PERUGINA 1588
CONTRO L' IPOCRISIA
1588 40. Qualcosa di simile avvenne in altro tempo, allorché fece la quaresima di san
Martino in un romitaggio. Siccome l'olio riusciva nocivo a Francesco nelle sue malattie, i
fratelli condivano con lardo i cibi che gli preparavano. Finita la quaresima, esordì con queste
parole una predica alla folla riunita non lontana da quell'eremo: « Voi siete venuti da me con
gran devozione e mi credete un santo uomo. Ma io confesso a Dio e a voi che, durante questa
quaresima, ho mangiato cibi conditi con lardo ».
Succedeva di frequente che, se i frati o amici dei frati, mentre Francesco mangiava con
loro, gli offrissero qualche portata speciale per riguardo al suo stato di salute, egli si
affrettava a dichiarare, in casa o nell'uscire, davanti ai frati e alla gente che non conosceva
quel particolare: « Ho mangiato questi cibi ». Non voleva restasse nascosto agli uomini, ciò
che era noto agli occhi di Dio.
In qualunque luogo si trovasse, in compagnia di religiosi o secolari, se gli avveniva di
avere lo spirito turbato da vanagloria, superbia o altro vizio, all'istante se ne confessava
dinanzi a loro, crudamente, senza cercare attenuanti. A questo proposito, un giorno confidò
ai suoi compagni: « Io voglio vivere nell'intimità con Dio negli eremi e negli altri luoghi dove
soggiorno, come se fossi sotto lo sguardo degli uomini. Se la gente mi ritiene un santo e non
conducessi la vita che a un santo si addice, sarei un ipocrita ».
Una volta, d'inverno, per la sua malattia di milza e per il freddo che pativa allo
stomaco, uno dei compagni, che era il suo "guardiano", acquistò una pelle di volpe e gli chiese il permesso di cucirgliela all'interno della tonaca, sopra lo stomaco e la milza, per
ripararli dal gran freddo. Francesco in ogni tempo della vita da quando cominciò a servire
Cristo fino al giorno della morte, non volle avere né indossare che soltanto una tonaca,
rappezzata quando lo desiderava. Egli dunque rispose:: « Se vuoi che io porti sotto la tonaca
quella pelle, fai cucire di fuori un pezzo di quella stessa pelle, affinché la gente veda bene che
dentro ho una pelliccia ».
Così fu fatto. Ma non la portò a lungo, sebbene gli fosse necessaria per la salute.
MEDITAZIONE 
Nel brano evangelico di oggi cominciamo ad ascoltare la mirabile preghiera scaturita dal cuore del Cristo alla vigilia della sua passione. Gesù desidera ardentemente la gloria del Padre e la nostra unità nel suo amore....e prega! Gesù prega! Gesù precisa che la sua preghiera è per i credenti e non per il mondo tenebroso, perché esso si esclude da solo dalla vita e dalla salvezza rifiutando volontariamente la rivelazione del Figlio di Dio: Gesù non prega per quelli che lottano contro il Padre e contro il suo Inviato. Egli prega invece per i suoi, perché li ama di un amore fortissimo e concreto e li affida al Padre affinché li custodisca nel suo nome, perché sono sua proprietà: il Padre e il Figlio hanno tutto in comune. Come il Padre è glorificato nel Figlio , così il Figlio è glorificato nei discepoli attraverso la loro testimonianza, resa possibile dall'azione dello Spirito Santo nel loro cuore . In questo modo Gesù sarà glorificato dallo Spirito della verità. Anche noi siamo discepoli di Gesù.  “ Niente dunque ci ostacoli, niente ci separi, niente si frapponga.
E ovunque,  noi tutti, in ogni luogo, in ogni ora e in ogni tempo, ogni giorno  e  ininterrottamente  crediamo  veramente e
umilmente e teniamo nel cuore   e  amiamo, onoriamo, adoriamo, serviamo, lodiamo  e  benediciamo, glorifichiamo  ed
esaltiamo, magnifichiamo e rendiamo  grazie  all'altissimo e sommo  eterno Dio, Trinità e Unità, Padre e Figlio e Spirito
Santo, Creatore di tutte le cose e Salvatore di tutti coloro che credono e sperano in lui, e amano lui che è senza inizio e
senza fine, immutabile, invisibile, inenarrabile, ineffabile incomprensibile. ininvestigabile, benedetto, degno di lode,
glorioso, sopraesaltato, sublime, eccelso, soave, amabile, dilettevole e tutto sopra tutte le cose desiderabile nei secoli dei secoli. Amen”. FF 71

PREGHIERA
Padre santo, Dio vero, ascoltaci anche se non siamo capaci di pregare. Tu ci hai presi dal mondo per donarci al tuo Figlio, metti sulle nostre labbra la preghiera che Tu ascolti sempre, la preghiera di Gesù Cristo, che con te vive e regna nei secoli.

“ACTIONES NOSTRAS”
(Indulgenza parziale se recitata ogni giorno)
“Ispira le nostre azioni o Signore e accompagnale con il tuo santo aiuto, perchè ogni nostra azione abbia da te il suo inizio ed in te il suo compimento” Amen