giovedì 4 ottobre 2018

SAN FRANCESCO E IL VANGELO 4 OTTOBRE 2018

 
SAN FRANCESCO E IL VANGELO 277
GIOVEDI' 4 OTTOBRE 2018
S.FRANCESCO D'ASSISI PATRONO D'ITALIA-solen....
MATTEO 11,25-30
Hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli.
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
Parola del Signore
+DAL TRATTATO DEI MIRACOLI
CAPITOLO XI
CARCERATI E PRIGIONIERI
915
93. Mentre era papa Gregorio IX, fu necessario che sorgesse in diverse parti la persecuzione contro gli eretici. In quel periodo un uomo di nome Pietro, di Castello di Alife (Caserta), fu accusato di eresia, e con gli altri imprigionato a Roma. Fu consegnato dal Papa al vescovo di Tivoli perché fosse tenuto in custodia. Il vescovo ricevutolo sotto pena di perdere l'episcopato, lo fece incatenare. Tuttavia, poiché la semplicità dei modi dell'accusato dimostrava la sua innocenza, fu trattato con minor rigore. Si narra che alcuni nobili della città, volendo, per odio inveterato contro il vescovo, che egli incorresse nella pena minacciata dal Papa, offersero a Pietro un piano nascosto di fuga. Egli acconsentì e evase di notte, fuggendo in fretta lontano. Conosciuto il fatto, il vescovo ne fu molto preoccupato e aspettando la pena, non meno si rammaricò che il piano degli avversari fosse riuscito. Quindi con il più grande impegno possibile mandò spie da ogni parte, perché scoprissero il poveretto; catturatolo, lo fece rinchiudere in una severissima custodia, a pena della sua ingratitudine. Il vescovo fece preparare un'oscura prigione, circondata da robuste mura; in più, dentro, fece stringere il poveretto tra grosse tavole, legate con chiavi di ferro. Ordinò che il prigioniero fosse incatenato ai piedi con ceppi di ferro pesanti molte libbra, e gli fossero somministrati vitto e bevanda solo in piccola quantità.
Era perduta ormai per lui ogni speranza di liberazione, ma Dio, che non permette che l'innocente perisca, nella sua pietà gli venne prontamente in aiuto. Il prigioniero cominciò a implorare il beato Francesco con pianti e preghiere perché gli venisse in aiuto, avendo udito che era la vigilia della sua festa. Aveva egli molta fiducia in san Francesco, poiché, così affermava, aveva saputo che gli eretici avevano latrato a lungo contro san Francesco. Nella notte della sua festa, verso il crepuscolo, il beato Francesco discese pietoso nel carcere e chiamando per nome il prigioniero, gli ordinò di alzarsi. Costui, terrorizzato, domandandogli chi fosse, si sentì dire che colui che gli si presentava era san Francesco. Allora il prigioniero chiamò una guardia e le disse: << Sono molto spaventato, giacché ho qui davanti a me uno che mi ordina di alzarmi dicendo di essere san Francesco ". Ma gli rispose la guardia: " Giaci, in pace, poveretto, e dormi! Tu infatti sragioni, non avendo oggi mangiato abbastanza ". Ma poiché il Santo di Dio gli ripeté il comando di alzarsi, circa l'ora di mezzogiorno, il poveretto si accorse che le catene dei piedi erano cadute a terra spezzate. Si accorse che le tavole della prigione si aprivano, mentre i chiodi saltavano via, offrendogli in tal modo un passaggio per uscire. Slegato, non sapeva, stordito come era, in qual modo fuggire, e, gridando, spaventò tutte le guardie. Esse comunicarono al vescovo che l'uomo si era liberato dalle catene. Il vescovo allora pensando che quegli fosse fuggito, e non sapendo che si trattava di un prodigio, pieno di paura, poiché era infermo, cadde a terra dal luogo ove sedeva. Avvertito poi dello svolgersi dei fatti andò devotamente al carcere e comprendendo la potenza di Dio adorò il Signore.
Le catene furono poi recate alla presenza del Papa e dei cardinali. Essi saputo l'accaduto, pieni di meraviglia, benedissero Iddio.
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MEDITAZIONE
Dalla «Lettera a tutti i fedeli» di san Francesco d'Assisi
(Opuscoli, ed. Quaracchi 1949, 87-94)
Dobbiamo essere semplici, umili e puri
Il Padre altissimo fece annunziare dal suo arcangelo Gabriele alla santa e gloriosa Vergine Maria che il Verbo del Padre, così degno, così santo e così glorioso, sarebbe disceso dal cielo, e dal suo seno avrebbe ricevuto la vera carne della nostra umanità e fragilità. Egli, essendo oltremodo ricco, volle tuttavia scegliere, per sé e per la sua santissima Madre, la povertà.
All'approssimarsi della sua passione, celebrò la Pasqua con i suoi discepoli. Poi pregò il Padre dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice» (Mt 26, 39).
Pose tuttavia la sua volontà nella volontà del Padre. E la volontà del Padre fu che il suo Figlio benedetto e glorioso, dato per noi e nato per noi, offrisse se stesso nel proprio sangue come sacrificio e vittima sull'altare della croce. Non si offrì per se stesso, non ne aveva infatti bisogno lui, che aveva creato tutte le cose. Si offrì per i nostri peccati, lasciandoci l'esempio perché seguissimo le sue orme (cfr. 1 Pt 2, 21). E il Padre vuole che tutti ci salviamo per mezzo di lui e lo riceviamo con puro cuore e casto corpo.
O come sono beati e benedetti coloro che amano il Signore e ubbidiscono al suo Vangelo! E' detto infatti: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore e con tutta la tua anima, e il prossimo tuo come te stesso» (Lc 10, 27). Amiamo dunque Dio e adoriamolo con cuore puro e pura mente, perché egli stesso questo ricerca sopra ogni cosa quando dice «I veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità» (Gv 4, 23). Dunque tutti quelli che l'adorano devono adorarlo in spirito e verità. Rivolgiamo a lui giorno e notte lodi e preghiere, perché dobbiamo sempre pregare e non stancarci mai (cfr. Lc 18, 1), e diciamogli: «Padre nostro, che sei nei cieli» (Mt 6, 9).
Facciamo inoltre «frutti degni di conversione» (Mt 3, 8) e amiamo il prossimo come noi stessi. Siamo caritatevoli, siamo umili, facciamo elemosine perché esse lavano le nostre anime dalle sozzure del peccato.
Gli uomini perdono tutto quello che lasciano in questo mondo. Portano con sé solo la mercede della carità e delle elemosine che hanno fatto. E' il Signore che dà loro il premio e la ricompensa.Non dobbiamo essere sapienti e prudenti secondo la carne, ma piuttosto semplici, umili e casti. Non dobbiamo mai desiderare di essere al di sopra degli altri, ma piuttosto servi e sottomessi a ogni umana creatura per amore del Signore. E su tutti coloro che avranno fatte tali cose e perseverato fino alla fine, riposerà lo Spirito del Signore. Egli porrà in essi la sua dimora ed abitazione. Saranno figli del Padre celeste perché ne compiono le opere. Saranno considerati come fossero per il Signore o sposa o fratello o madre.
Dall'Ufficio delle Letture.
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PREGHIERA
O Dio, che in san Francesco d’Assisi, povero e umile,
hai offerto alla tua Chiesa
una viva immagine del Cristo,
concedi anche a noi
di seguire il tuo Figlio nella via del Vangelo
e di unirci a te in carità e letizia.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...


ACTIONES NOSTRAS”
(Indulgenza parziale se recitata ogni giorno)
“Ispira le nostre azioni o Signore e accompagnale con il tuo santo aiuto, perchè ogni nostra azione abbia da te il suo inizio ed in te il suo compimento” Amen

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