SAN FRANCESCO E IL VANGELO 108
DOMENICA 17 APRILE 2016
GIOVANNI 10, 27-30
Alle mie pecore io do la vita eterna.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.
Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano.
Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».
Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano.
Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».
Parola del Signore
Dalla LEGGENDA PERUGINA 1564
ULTIME VOLONTA'
1564 17. In quei giorni stessi e proprio nella celletta dove aveva così parlato a messer
Bonaventura, una sera fu preso da conati di vomito, a causa della sua malattia di stomaco. E
nel violento sforzo che fece per rigettare, mandò fuori sangue, e ciò per tutto il corso della
notte, fino al mattino.
I suoi compagni, vedendolo in procinto di morire per lo sfinimento e i dolori della
malattia, con molta angoscia e piangendo gli dissero: « Padre, che facciamo? Dona la tua
benedizione a noi e agli altri tuoi fratelli. E lascia ai tuoi fratelli un memoriale della tua
volontà, affinché, se il Signore ti vorrà chiamare da questo mondo, possano sempre tenere in
mente e ripetere: " Il nostro padre, sul punto di morire, ha lasciato queste parole ai suoi
fratelli e figli! » ».
Francesco disse: « Chiamatemi frate Benedetto da Piratro ». Era questi sacerdote,
uomo equilibrato e santo, ascritto all'Ordine fino dai primordi, e talvolta celebrava per
Francesco in quella stessa cella. Infatti il Santo, sebbene infermo, sempre e volentieri, quando
gli era possibile, voleva ascoltare devotamente la Messa. Arrivato Benedetto, gli disse Francesco: « Scrivi che io benedico tutti i miei frati che
attualmente sono nell'Ordine e quelli che vi entreranno sino alla fine del mondo ». Era
abitudine di Francesco alla fine di tutti i Capitoli, quando i frati erano riuniti, di dare la
benedizione a tutti i presenti e agli altri che facevano parte dell'Ordine, e benediceva altresì
tutti coloro che vi sarebbero entrati in futuro. E non solo in occasione dei Capitoli, ma molto
di frequente benediceva tutti i frati, sia quelli già nell'Ordine, sia quanti vi sarebbero venuti
in seguito.
Francesco riprese: « Siccome per lo sfinimento e le sofferenze della malattia non posso
parlare, esprimo brevemente ai miei fratelli la mia volontà in questi tre ricordi. In memoria
della mia benedizione e della mia ultima volontà, i frati sempre si amino e rispettino l'un
l'altro; amino e rispettino sempre la santa povertà, nostra signora; sempre siano lealmente
sottomessi ai prelati e a tutti i chierici della santa madre Chiesa ».
Era solito ammonire i frati a temere ed evitare il malesempio. E malediceva tutti quelli
che, a causa dei loro pravi e malvagi esempi, provocavano la gente a imprecare contro
l'Ordine e i frati, anche quelli santi e pieni di bontà, che così ne soffrivano vergogna e
afflizione.
1564 17. In quei giorni stessi e proprio nella celletta dove aveva così parlato a messer
Bonaventura, una sera fu preso da conati di vomito, a causa della sua malattia di stomaco. E
nel violento sforzo che fece per rigettare, mandò fuori sangue, e ciò per tutto il corso della
notte, fino al mattino.
I suoi compagni, vedendolo in procinto di morire per lo sfinimento e i dolori della
malattia, con molta angoscia e piangendo gli dissero: « Padre, che facciamo? Dona la tua
benedizione a noi e agli altri tuoi fratelli. E lascia ai tuoi fratelli un memoriale della tua
volontà, affinché, se il Signore ti vorrà chiamare da questo mondo, possano sempre tenere in
mente e ripetere: " Il nostro padre, sul punto di morire, ha lasciato queste parole ai suoi
fratelli e figli! » ».
Francesco disse: « Chiamatemi frate Benedetto da Piratro ». Era questi sacerdote,
uomo equilibrato e santo, ascritto all'Ordine fino dai primordi, e talvolta celebrava per
Francesco in quella stessa cella. Infatti il Santo, sebbene infermo, sempre e volentieri, quando
gli era possibile, voleva ascoltare devotamente la Messa. Arrivato Benedetto, gli disse Francesco: « Scrivi che io benedico tutti i miei frati che
attualmente sono nell'Ordine e quelli che vi entreranno sino alla fine del mondo ». Era
abitudine di Francesco alla fine di tutti i Capitoli, quando i frati erano riuniti, di dare la
benedizione a tutti i presenti e agli altri che facevano parte dell'Ordine, e benediceva altresì
tutti coloro che vi sarebbero entrati in futuro. E non solo in occasione dei Capitoli, ma molto
di frequente benediceva tutti i frati, sia quelli già nell'Ordine, sia quanti vi sarebbero venuti
in seguito.
Francesco riprese: « Siccome per lo sfinimento e le sofferenze della malattia non posso
parlare, esprimo brevemente ai miei fratelli la mia volontà in questi tre ricordi. In memoria
della mia benedizione e della mia ultima volontà, i frati sempre si amino e rispettino l'un
l'altro; amino e rispettino sempre la santa povertà, nostra signora; sempre siano lealmente
sottomessi ai prelati e a tutti i chierici della santa madre Chiesa ».
Era solito ammonire i frati a temere ed evitare il malesempio. E malediceva tutti quelli
che, a causa dei loro pravi e malvagi esempi, provocavano la gente a imprecare contro
l'Ordine e i frati, anche quelli santi e pieni di bontà, che così ne soffrivano vergogna e
afflizione.
MEDITAZIONE
Per entrare nella fede è necessario essere disponibili ai piani di Dio. Ci sentiamo sicuri, nella Chiesa, perché Gesù è sempre con noi, e ci chiama e ci guida con la voce esplicita del Papa e con i suggerimenti interiori che ci aiutano a riconoscerla e a corrispondervi. A noi il compito di aprire le nostre orecchie per ascoltare la sua voce e seguirlo ovunque, imparando anche ad offrire la nostra vita e il nostro tempo per essere veramente cristiani. Cristo ha conosciuto la nostra umana fragilità sperimentandola nella sua carne. Per questo nessuno più di Lui può confermarci nella certezza che il Padre ci ama. Se restiamo nella Chiesa, con il Papa, non andremo mai dispersi, perché Gesù ci conosce per nome e ha dato la sua vita per salvarci. Quella vita che si comunica a noi, pegno di eternità, nell’Eucaristia degnamente ricevuta. Non dobbiamo aver paura di nulla. Attraverso Gesù entriamo in comunione con il Padre, partecipiamo alla vita trinitaria, perciò: “A Colui che tanto patì per noi, che tanti beni ha elargito e ci elargirà in futuro, a Dio, ogni creatura che vive nei cieli, sulla terra, nel mare e negli abissi, renda lode, gloria, onore e benedizione, poiché Egli è la nostra virtù e la nostra fortezza.” FF202.
Per entrare nella fede è necessario essere disponibili ai piani di Dio. Ci sentiamo sicuri, nella Chiesa, perché Gesù è sempre con noi, e ci chiama e ci guida con la voce esplicita del Papa e con i suggerimenti interiori che ci aiutano a riconoscerla e a corrispondervi. A noi il compito di aprire le nostre orecchie per ascoltare la sua voce e seguirlo ovunque, imparando anche ad offrire la nostra vita e il nostro tempo per essere veramente cristiani. Cristo ha conosciuto la nostra umana fragilità sperimentandola nella sua carne. Per questo nessuno più di Lui può confermarci nella certezza che il Padre ci ama. Se restiamo nella Chiesa, con il Papa, non andremo mai dispersi, perché Gesù ci conosce per nome e ha dato la sua vita per salvarci. Quella vita che si comunica a noi, pegno di eternità, nell’Eucaristia degnamente ricevuta. Non dobbiamo aver paura di nulla. Attraverso Gesù entriamo in comunione con il Padre, partecipiamo alla vita trinitaria, perciò: “A Colui che tanto patì per noi, che tanti beni ha elargito e ci elargirà in futuro, a Dio, ogni creatura che vive nei cieli, sulla terra, nel mare e negli abissi, renda lode, gloria, onore e benedizione, poiché Egli è la nostra virtù e la nostra fortezza.” FF202.
PREGHIERA
Dio onnipotente e misericordioso,
guidaci al possesso della gioia eterna,
perché l’umile gregge dei tuoi fedeli
giunga con sicurezza accanto a te,
dove lo ha preceduto il Cristo, suo pastore. Per Cristo nostro Signore.
Dio onnipotente e misericordioso,
guidaci al possesso della gioia eterna,
perché l’umile gregge dei tuoi fedeli
giunga con sicurezza accanto a te,
dove lo ha preceduto il Cristo, suo pastore. Per Cristo nostro Signore.
“ACTIONES NOSTRAS”
(Indulgenza parziale se recitata ogni giorno)
“Ispira le nostre azioni o Signore e accompagnale con il tuo santo aiuto, perchè ogni nostra azione abbia da te il suo inizio ed in te il suo compimento” Amen
(Indulgenza parziale se recitata ogni giorno)
“Ispira le nostre azioni o Signore e accompagnale con il tuo santo aiuto, perchè ogni nostra azione abbia da te il suo inizio ed in te il suo compimento” Amen

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