giovedì 28 gennaio 2016

SAN FRANCESCO E IL VANGELO 29 Gennaio 2016



VENERDI' 29 Gennaio 2016

MARCO 4, 26-34

L’uomo getta il seme e dorme; il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa.

+ Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura».
Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra».
Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.

Parola del Signore

I FIORETTI DI SAN FRANCESCO 1898

1898 Onde, compiuta la predica, egli trasse santo Francesco da parte e dissegli: «O padre, io vorrei ordinare teco della salute dell' anima mia ». Rispuose santo Francesco: « Piacemi molto; ma va' istamani e onora gli amici tuoi che t' hanno invitato alla festa e desina con loro, e dopo desinare parleremo insieme quanto ti piacerà ». Vassene adunque messere Orlando a desinare, e dopo desinare torna a santo Francesco, e sì ordina e dispone con esso lui i fatti dell' anima sua pienamente. E in fine disse questo messere Orlando a santo Francesco: « Io ho in Toscana uno monte divotissimo il quale si chiama il monte della Vernia, lo quale è molto solitario e salvatico ed è troppo bene atto a chi volesse fare penitenza, in luogo rimosso dalle gente, o a chi desidera vita solitaria. S' egli ti piacesse, volentieri lo ti donerei a te e a' tuoi compagni per salute dell' anima mia ». Udendo santo Francesco così liberale profferta di quella cosa ch' egli desiderava molto, ne ebbe grandissima allegrezza, e laudando e ringraziando in prima Iddio e poi il predetto messere Orlando, sì gli disse così: « Messere, quando voi sarete tornato a casa vostra, io sì manderò a voi de' miei compagni e voi sì mostrerete loro quel monte; e s' egli parrà loro atto ad orazione e a fare penitenza, insino a ora io accetto la vostra caritativa profferta ». E detto questo, santo Francesco si parte: e compiuto ch'egli ebbe il suo viaggio, sì ritornò a Santa Maria degli Agnoli; e messere Orlando similmente, compiuta ch' egli ebbe la solennità di quello corteo, sì ritornò al suo castello che si chiamava Chiusi, il quale era presso alla Vernia a uno miglio.

MEDITAZIONE

La Parola di Dio, umile semente che l'uomo può seminare, cresce per forza propria. Il Regno di Dio è frutto di questa crescita misteriosa, non della nostra azione umana; ma, per ognuno di noi, è anche frutto della fede che abbiamo. Bisogna avere fede per accogliere la Parola di Dio che promette la vita eterna. E' l'obbedienza alla Parola che ci chiama a passare attraverso le prove e attraverso la morte, seguendo il Figlio unigenito. Seguiamo l'esempio di Francesco:ora tocca a noi essere buoni collaboratori di Dio. Anche noi, a imitazione di Gesù, e di Francesco che è vissuto alla sua sequela, dobbiamo incarnarci nella situazione di chi non capisce o non riesce a convertirsi rapidamente ricordandoci che un tempo eravamo anche noi nelle medesime condizioni e forse lo siamo ancora. L'evangelizzatore deve agire come Gesù. Egli vuole la conversione di tutti: il suo atteggiamento è dettato dalla misericordia e dalla compassione. Egli si rivolge a tutti, buoni e cattivi, disposti e indispostiperché vuole che tutti siano salvati. Diceva san Francesco: “[99] Ammonisco anche ed esorto gli stessi frati che, nella loro predicazione, le loro parole siano ponderate e caste, a utilità e a edificazione del popolo, annunciando ai fedeli i vizi e le virtù, la pena e la gloria con brevità di discorso, poiché il Signore sulla terra parlò con parole brevi.
Domandiamo al Signore che ci assista continuamente, che apra il nostro spirito ad accogliere in pieno la sua luce in modo da poter attirare quelli che ne sono in ricerca. L’apertura al mondo diventato pagano e l’accoglienza di coloro che si sono allontanati farà in modo che essi possano nutrirsi dei frutti di vita eterna. La salvezza è aperta a tutti.

PREGHIERA
Signore, Dio nostro, la tua azione nel mondo spesso rimane nascosta, ed è facile, per noi, cedere allo scoraggiamento. Ravviva la nostra speranza, e donaci di veder germogliare il seme che Tu hai gettato sulla nostra terra. Per Gesù Cristo, nostro Signore.

“ACTIONES NOSTRAS”
(Indulgenza parziale se recitata ogni giorno)
“Ispira le nostre azioni o Signore e accompagnale con il tuo santo aiuto, perchè ogni nostra azione abbia da te il suo inizio ed in te il suo compimento” Amen








mercoledì 27 gennaio 2016

SAN FRANCESCO E IL VANGELO 27 Gennaio 2016

SAN FRANCESCO E IL VANGELO 27
MERCOLEDI' 27 Gennaio 2016
S. ANGELA MERICI terziaria francescana
Fondatrice della Congregazione delle Orsoline
MARCO 4, 1-20
Il seminatore uscì a seminare.
+ Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù cominciò di nuovo a insegnare lungo il mare. Si riunì attorno a lui una folla enorme, tanto che egli, salito su una barca, si mise a sedere stando in mare, mentre tutta la folla era a terra lungo la riva.
Insegnava loro molte cose con parabole e diceva loro nel suo insegnamento: «Ascoltate. Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; e subito germogliò perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde tra i rovi, e i rovi crebbero, la soffocarono e non diede frutto. Altre parti caddero sul terreno buono e diedero frutto: spuntarono, crebbero e resero il trenta, il sessanta, il cento per uno». E diceva: «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!».
Quando poi furono da soli, quelli che erano intorno a lui insieme ai Dodici lo interrogavano sulle parabole. Ed egli diceva loro: «A voi è stato dato il mistero del regno di Dio; per quelli che sono fuori invece tutto avviene in parabole, affinché guardino, sì, ma non vedano, ascoltino, sì, ma non comprendano, perché non si convertano e venga loro perdonato».
E disse loro: «Non capite questa parabola, e come potrete comprendere tutte le parabole? Il seminatore semina la Parola. Quelli lungo la strada sono coloro nei quali viene seminata la Parola, ma, quando l’ascoltano, subito viene Satana e porta via la Parola seminata in loro. Quelli seminati sul terreno sassoso sono coloro che, quando ascoltano la Parola, subito l’accolgono con gioia, ma non hanno radice in se stessi, sono incostanti e quindi, al sopraggiungere di qualche tribolazione o persecuzione a causa della Parola, subito vengono meno. Altri sono quelli seminati tra i rovi: questi sono coloro che hanno ascoltato la Parola, ma sopraggiungono le preoccupazioni del mondo e la seduzione della ricchezza e tutte le altre passioni, soffocano la Parola e questa rimane senza frutto. Altri ancora sono quelli seminati sul terreno buono: sono coloro che ascoltano la Parola, l’accolgono e portano frutto: il trenta, il sessanta, il cento per uno».
Parola del Signore
I FIORETTI DI SAN FRANCESCO 1896
DELLE SACRE SANTE ISTIMATE DI SANTO FRANCESCO E DELLE LORO CONSIDERAZIONI
1896 In questa parte vederemo con divota considerazione delle gloriose, sacrate e sante Istimate del beato padre nostro messere santo Francesco, le quali egli ricevette da Cristo in sul santo monte della Vernia; e imperò che le dette Istimate furono cinque, secondo le cinque piaghe del nostro Signore Gesù Cristo, e però questo trattato avrà cinque considerazioni.
La prima considerazione sarà del modo come santo Francesco pervenne al monte santo della Vernia.
La seconda considerazione sì sarà della vita e conversazione, ch' egli ebbe e tenne con li suoi compagni in sul detto santo monte.
La terza considerazione sarà della apparizione serafica e impressione delle sacratissime Istimate.
La quarta considerazione sarà come santo Francesco iscese del monte della Vernia, poi ch' egli ebbe ricevute le sacre Istimate, e tornò a Santa Maria degli Agnoli.
La quinta considerazione sarà di certe apparizioni e rivelazioni divine fatte dopo la morte di santo Francesco a santi frati e altre divote persone, delle dette sacre e gloriose Istimate.
MEDITAZIONE
Che cos'è una parabola? Un'immagine che evoca un mistero e di cui bisogna scoprire il significato. La parabola del seminatore evoca il mistero della parola di Dio che, nonostante il rifiuto di cui è oggetto, porta un frutto abbondante nei cuori che l'accolgono. Colui che accetta Cristo, Parola viva, seminata nel suo cuore, e si impegna personalmente con Cristo, si trasforma interiormente e comincia a dare frutti di pace, di giustizia e di amore in abbondanza.
Noi siamo tutti chiamati ad accettare la Parola di Dio, che concede la vita eterna. Perché ci chiudiamo davanti alla Parola e preferiamo il deserto roccioso della sterilità e della morte ai gloriosi raccolti dell’abbondanza del regno? Chi ha orecchi fedeli per ascoltare, ascolti. E noi ascolteremo la forza che agisce dall’alto e vedremo i frutti dello Spirito, che produce cento per uno in tutti i campi della terra. Francesco è stato chiamato per nome... e ha seguito veramente Gesù Cristo... e ha investito la sua vita su di Lui. “....Acceso da quella carità perfetta che caccia via il timore, bramava anch'egli di offrirsi ,ostia vivente, al Signore, nel fuoco del martirio, sia per rendere il contraccambio al Cristo che muore per noi, sia per provocare gli altri all'amore di Dio”. FF 1169. Anche per noi è il compito di ascoltare la sua voce e seguirlo ovunque, imparando anche ad offrire la nostra vita e il nostro tempo come Francesco, per essere pienamente figli di Dio.
PREGHIERA
Signore, Dio nostro, da tempo Tu hai seminato in noi la tua parola. Fà del nostro cuore una terra fertile in cui possa radicarsi, crescere e portare frutto, per oggi e per sempre, nei secoli dei secoli.
“ACTIONES NOSTRAS”
(Indulgenza parziale se recitata ogni giorno)
“Ispira le nostre azioni o Signore e accompagnale con il tuo santo aiuto, perchè ogni nostra azione abbia da te il suo inizio ed in te il suo compimento” Amen



SAN FRANCESCO E IL VANGELO 28 Gennaio 2016

SAN FRANCESCO E IL VANGELO 28
GIOVEDI' 28 Gennaio 2016
S. TOMMASO D'AQUINO—memoria--
MARCO 4, 21-25
In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Viene forse la lampada per essere messa sotto il moggio o sotto il letto? O non invece per essere messa sul candelabro? Non vi è infatti nulla di segreto che non debba essere manifestato e nulla di nascosto che non debba essere messo in luce. Se uno ha orecchi per ascoltare, ascolti!».
Diceva loro: «Fate attenzione a quello che ascoltate. Con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi; anzi, vi sarà dato di più. Perché a chi ha, sarà dato; ma a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha».
I FIORETTI DI SAN FRANCESCO 1897
Della prima considerazione delle sacre sante Istimate.
1897 Quanto alla prima considerazione, è da sapere che santo Francesco, in età di quarantatrè anni, nel mille ducento ventiquattro, spirato da Dio si mosse della valle di Spuleto per andare in Romagna con frate Leone suo compagno; e andando passò a pie' del castello di Montefeltro, nel quale castello si facea allora un grande convito e corteo per la cavalleria nuova d' uno di quelli conti di Montefeltro. E udendo santo Francesco questa solennità che vi si facea e che ivi erano raunati molti gentili uomini di diversi paesi, disse a frate Leone: « Andiamo quassù a questa festa, però che con lo aiuto di Dio noi faremo alcuno frutto spirituale ».
Tra gli altri gentili uomini che vi erano venuti di quella contrada a quello corteo, sì v' era uno grande e anche ricco gentile uomo di Toscana, e aveva nome messere Orlando da Chiusi di Casentino, il quale per le maravigliose cose ch' egli avea udito della santità e de' miracoli di santo Francesco, sì gli portava grande divozione e avea grandissima voglia di vederlo e d' udirlo predicare.
Giugne santo Francesco a questo castello ed entra e vassene in sulla piazza, dove era radunata tutta la moltitudine di questi gentili uomini, e in fervore di spirito montò in su uno muricciuolo e cominciò a predicare proponendo per tema della sua predica questa parola in volgare: Tanto è quel bene ch' io aspetto, che ogni pena m' è diletto. E sopra questo tema, per dittamento dello Spirito santo, predicò sì divotamente e sì profondamente, provandolo per diverse pene e martìri de' santi Apostoli e de' santi Martiri e per le dure penitenze di santi Confessori, per molte tribulazioni e tentazioni delle sante Vergini e degli altri Santi, che ogni gente stava con gli occhi e con la mente sospesa inverso di lui, e attendeano come se parlasse uno Agnolo di Dio. Tra li quali il detto messere Orlando, toccato nel cuore da Dio per la maravigliosa predicazione di santo Francesco, si puose in cuore d' ordinare e ragionare con lui, dopo la predica, de' fatti dell' anima sua.

MEDITAZIONE
In Gesù, la luce è venuto nel mondo. Bisogna accoglierla con attenzione e diffonderla con generosità, perchè più la si dona, più la si riceve. Il vangelo è un santo slancio di Amore appassionato che vuole comunicarsi che ha bisogno di “dirsi”, che porta con sé una esigenza di crescita personale, di maturità interna, e di servizio agli altri. La parola del vangelo è come una luce posta sul candelabro: essa illumina tutto ciò che è nascosto nel cuore dell'uomo. E' la parola che mostra chiaramente se l'uomo è simile a un buon terreno o a un terreno pieno di pietre o di spine. Essa ha la funzione di giudice: è l'espressione del giudizio di Dio. Ognuno faccia dunque attenzione al proprio modo di ascoltare, perché l'ascolto è la misura del messaggio ricevuto: ognuno infatti intende solo ciò che può o vuole intendere. Parola di Dio, lampada che illumina: che posto ha la Bibbia nella nostra vita? Quale luce ne riceviamo? E Francesco? E' scritto nelle Fonti 466- 467:

“466 La sua aspirazione più alta, il suo desiderio dominante, la sua volontà più ferma era di osservare perfettamente e sempre il santo Vangelo e di imitare fedelmente con tutta la vigilanza, con tutto l'impegno, con tutto lo slancio dell'anima e del cuore la dottrina e gli esempi del Signore nostro Gesù Cristo.
467 Meditava continuamente le parole del Signore e non perdeva mai di vista le sue opere. Ma soprattutto l'umiltà dell'Incarnazione e la carità della Passione aveva impresse così profondamente nella sua memoria, che difficilmente gli riusciva di pensare ad altro.
,
• Qual è l’immagine di Gesù che abbiamo dentro di noi? E, chi è Gesù per noi ?

PREGHIERA
Donaci, Signore, di far riecheggiare intorno a noi ciò che il tuo Verbo ci ha detto nel segreto, e di far risplendere sempre la fiamma che il tuo Spirito ha acceso nei nostri cuori. Tu che sei la luce eterna e vivi nei secoli dei secoli.
“ACTIONES NOSTRAS”
(Indulgenza parziale se recitata ogni giorno)
“Ispira le nostre azioni o Signore e accompagnale con il tuo santo aiuto, perchè ogni nostra azione abbia da te il suo inizio ed in te il suo compimento” Amen



lunedì 25 gennaio 2016

SAN FRANCESCO E IL VANGELO 26 Gennaio 2016

SAN FRANCESCO E IL VANGELO 26

MARTEDI' 26 Gennaio 2016
SS. Timoteo e Tito—memoria--proprio

LUCA 10, 1-9

La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai.

+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».

Parola del Signore

I FIORETTI DI SAN FRANCESCO 1895

1895 Al detto frate Giovanni in nel sopraddetto luogo di Molliano, secondo che recitarono li frati che vi erano presenti, addivenne una volta questo mirabile caso, che la prima notte dopo l' ottava di santo Lorenzo e infra l' ottava dell' Assunzione della Donna, avendo detto mattutino in chiesa con gli altri frati, e sopravvenendo in lui l' unzione della divina grazia, e' se ne andò nell'orto a contemplare la passione di Cristo e a disporsi con tutta la sua devozione a celebrare la messa, la quale gli toccava la mattina a cantare. Ed essendo in contemplazione della parola della consecrazione del corpo di Cristo, cioè: Hoc est corpus meum e considerando la infinita carità di Cristo, per la quale egli ci volle non solamente comperare col suo sangue prezioso ma eziandio lasciarci per cibo delle anime il suo corpo e sangue degnissimo; gli cominciò a crescere in tanto fervore e in tanta soavità l' amore del dolce Gesù, che già non potea più sostenere l' anima sua tanta dolcezza, ma gridava forte e come ebbro di spirito tra se medesimo non ristava di dire: Hoc est corpus meum: però che dicendo queste parole, gli parea vedere Cristo benedetto con la vergine Maria e con moltitudine d' Agnoli. E in questo dire era alluminato dallo Spirito santo di tutti i profondi e alti misteri di quello altissimo Sacramento.
E fatta che fu l' aurora, egli entrò in chiesa con quel fervore di spirito e con quella ansietà e con quello dire non credendo essere udito nè veduto da persona, ma in coro era alcuno frate in orazione, il quale udiva e vedeva tutto. E non potendo in quello fervore contenersi per l' abbondanza della divina grazia, gridava ad alta voce, e tanto stette in questo modo, che fu ora di dire messa; onde egli s' andò a parare allo altare e cominciò la messa. E quanto plu procedeva oltre, tanto più gli cresceva l' amore di Cristo e quello fervore della divozione, col quale e' gli era dato uno sentimento di Dio ineffabile, il quale egli medesimo non sapea nè potea poi esprimere con la lingua. Di che temendo egli che quello fervore e sentimento di Dio crescesse tanto che gli convenisse lasciare la messa, fu in grande perplessità e non sapea che parte si prendere, o di procedere oltre nella messa o di stare a aspettare. Ma imperò che altra volta gli era addivenuto simile caso, e 'l Signore avea sì temperato quello fervore che non gli era convenuto lasciare la messa; confidandosi di potere cosl fare questa volta, con grande timore si mise a procedere oltre nella messa; e pervenendo insino al Prefazio della Donna, gli cominciò tanto a crescere la divina illuminazione e la graziosa soavità dello amore di Dio, che vegnendo a Qui pridie quam, appena potea sostenere tanta soavità e dolcezza. Finalmente giugnendo all' atto della consecrazione, e detto la metà delle parole sopra l' ostia, cioè Hoc est enim; per nessuno modo potea procedere più oltre, ma pure repetia queste medesime parole, cioè Hoc est enim e la cagione perchè non potea procedere più oltre, si era che e' sentia e vedea la presenza di Cristo con moltitudine di Agnoli, la cui maestà non potea sofferire; e vedea che Cristo non entrava nella ostia, nè ovvero che l' ostia non si transustanziava nel corpo di Cristo se egli non proferia l' altra metà delle parole, cioè corpus meum. Di che stando egli in questa ansietà e non procedendo più oltre, il guardiano e gli altri frati ed eziandio molti secolari ch' erano in chiesa ad udire la messa, s' appressarono allo altare e stavano ispaventati a vedere e a considerare gli atti di frate Giovanni; e molti di loro piagnevano per divozione. Alla perfine, dopo grande spazio, cioè quando piacque a Dio, frate Giovanni proferì corpus meum ad alta voce, e di subito la forma del pane isvanì, e nell' ostia apparì Gesù Cristo benedetto incarnato e glorificato, e dimostrogli la umiltà e carità la quale il fece incarnare della vergine Maria e la quale il fa venire ognindì nelle mani del sacerdote quando consacra l' ostia. Per la qual cosa egli fu più elevato in dolcezza di contemplazione. Onde levato ch'egli ebbe l' ostia e il calice consacrato, egli fu ratto fuori di se medesimo, ed essendo l'anima sospesa dalli sentimenti corporali, il corpo suo cadde indietro, e se non che fu sostenuto dal guardiano, il quale gli stava dietro, cadea supino in terra. Di che, accorrendovi li frati e li secolari ch' erano in chiesa, uomini e donne, ne fu portato in sagrestia come morto, imperò che il corpo suo era raffreddato come corpo morto, e le dita delle mani si erano rattrappate sì forte che non si poteano appena distendere punto o muovere. In questo modo giacque così tramortito ovvero ratto insino a terza, ed era di state.
E però ch' io, il quale fui a questo presente, disiderava molto di sapere quello che Iddio avea adoperato inverso lui, immantanente ched egli fu ritornato in sè andai a lui e priega 'lo per la carita di Dio ch' egli mi dovesse dire ogni cosa. Onde egli, perchè si fidava molto di me, mi innarrò ogni cosa molto per ordine, e tra l' altre cose egli mi disse che, considerando egli il corpo e 'l sangue di Gesù Cristo anche innanzi, il suo cuore era liquido come una cera molto istemperata, e la carne sua gli parea che fosse sanza ossa per tale modo, che quasi non potea levare le braccia nè le mani a fare il segno della croce sopra l' ostia nè sopra il calice. Anche sì mi disse che, innanzi che si facesse prete, gli era stato rivelato da Dio ch' egli dovea venire meno nella messa; ma, però che già avea detto molte messe e non gli era quello addivenuto, pensava che la rivelazione non fosse stata da Dio. E nientedimeno cinque anni innanzi all' Assunzione della Donna, nella quale il sopraddetto caso gli addivenne, anco gli era da Dio istato rivelato che in quel caso gli avea a divenire intorno alla detta festa dell' Assunzione; ma poi non se ne ricordava della detta rivelazione.
A laude di Gesù Cristo e del poverello Francesco. Amen.

MEDITAZIONE
Per la fede cattolica, "santo" è colui che sull'esempio di Gesù Cristo, animato dall'amore, vive e muore in grazia di Dio; in senso particolare è colui che in vita si è distinto per l'esercizio delle virtù cristiane in forma eroica o per aver dato la vita a causa della fede (i martiri). La Chiesa cattolica, attraverso un atto proprio del magistero del Papa, proclama santo una persona solo in seguito all'esito di un articolato procedimento detto canonizzazione. Il percorso di coloro che si rendono disponibili alla predicazione del Vangelo, è apparentemente destinato alla sofferenza e al fallimento, Non ha detto Gesù che il messaggio è rivolto a lupi rapaci? Ebbene, è qui che nasce lo spirito di fede che non fa temere né tremare l'apostolo. Egli sa che la Parola possiede una forza propria, che non dipende né dalla bravura e né dalle capacità di chi l'annuncia. Essa trova spazio nel cuore di chi l'accoglie e sovente trasforma i lupi in altri agnelli. Oggi la Chiesa ricorda i santi vescovi Timoteo e Tito.Vissuti nell'orbita del grande Apostolo delle genti, S. Timoteo e S. Tito sono ora collocati nel nuovo calendario liturgico a ridosso della festa della « conversione » di S. Paolo. Timoteo è l'immagine del discepolo esemplare: obbediente, discreto, fattivo, coraggioso. Per queste doti Paolo lo volle compagno d'apostolato, al posto di Giovanni Marco, già nell'autunno del 50, durante il secondo viaggio missionario. Il secondo fedele collaboratore di Paolo, S. Tito, proviene dal paganesimo. Convertito e battezzato dallo stesso Apostolo, che lo chiama «figlio mio», era già in compagnia di Paolo nel 49, a Gerusalemme. Compì con lui il terzo viaggio missionario. Fu Tito a recapitare la « lettera delle lacrime » di Paolo ai fedeli di Corinto, presso i quali ristabilì l'armonia e organizzò la colletta da inviare ai poveri di Gerusalemme. Riassumendo:Timoteo, di padre pagano e di madre ebreo-cristiana, Eunice, fu discepolo e collaboratore di san Paolo e da lui preposto alla comunità ecclesiale di Efeso.
Tito, anch’egli compagno di san Paolo nell’attività missionaria, fu posto alla guida della Chiesa di Creta.
I due discepoli sono destinatari di tre lettere «pastorali» dell’apostolo, che fanno intravedere i primi lineamenti dei ministeri nella Chiesa. L'esempio di questi santi apostoli e di san Francesco, ci sia oggi di esempio per annunciare la Parola là dove viviamo, e sostenga e ravvivi la fede ricevuta nel Battesimo.

PREGHIERA

O Dio, nostro Padre,
che hai formato alla scuola degli Apostoli
i santi vescovi Timoteo e Tito,
concedi anche a noi per loro intercessione
di vivere in questo mondo
con giustizia e con amore di figli,
per giungere alla gloria del tuo regno.
Per Gesù Cristo, nostro Signore.

“ACTIONES NOSTRAS”
(Indulgenza parziale se recitata ogni giorno)
“Ispira le nostre azioni o Signore e accompagnale con il tuo santo aiuto, perchè ogni nostra azione abbia da te il suo inizio ed in te il suo compimento” Amen




SAN FRANCESCO E IL VANGELO 25 Gennaio 2016

SAN FRANCESCO E IL VANGELO 25
Lunedì 25 Gennaio 2016
CONVERSIONE DI S.PAOLO AP. --festa--proprio.
MARCO 16, 15-18
In quel tempo, [ Gesù apparve agli Undici ] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato.
Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
I FIORETTI DI SAN FRANCESCO 1894
CAPITOLO LII
Della visione di frate Giovanni della Vernia, dove egli conobbe tutto l' ordine della santa Trinità.
1894 Il sopraddetto frate Giovanni della Vernia, imperò che perfettamente aveva annegato ogni diletto e consolazione mondana e temporale, e in Dio aveva posto tutto il suo diletto e tutta la sua speranza, la divina bontà gli donava maravigliose consolazioni e revelazioni, e spezialmente nelle solennità di Cristo; onde appressandosi una volta la solennità della Natività di Cristo, nella quale di certo egli aspettava consolazione da Dio della dolce umanità di Gesù, lo Spirito santo gli mise nello animo suo sì grande ed eccessivo amore e fervore della carità di Cristo, per la quale egli s' era aumiliato a prendere la nostra umanità, che veramente gli parea che l' anima gli fusse tratta del corpo e ch' ella ardesse come una fornace. Lo quale ardore non potendo sofferire, s' angosciava e struggevasi tutto quanto e gridava ad alta voce, imperò che per lo impeto dello Spirito santo e per lo troppo fervore dello amore non si potea contenere del gridare. E in quell' ora che quello smisurato fervore, gli venia con esso sì forte e certa la speranza della sua salute, che punto del mondo non credea che, se allora fusse morto, dovesse passare per lo purgatorio. E questo amore gli durò bene da sei mesi, benchè quello eccessivo fervore non avesse così di continovo, ma gli venia a certe ore del dì.
E in questo tempo poi ricevette maravigliose visitazioni e consolazioni da Dio; e più volte fu ratto, siccome vide quel frate il quale da prima iscrisse queste cose. Tra le quali, una notte fu sì elevato e ratto in Dio, che vide in lui creatore tutte le cose create e celestiali e terrene e tutte le loro perfezioni e gradi e ordini distinti. E allora conobbe chiaramente come ogni cosa creata si presentava al suo Creatore, e come Iddio è sopra e dentro e di fuori e dallato a tutte le cose create. Appresso conobbe uno Iddio in tre persone e tre persone in uno Iddio, e la infinita carità la quale fece il Figliuolo di Dio incarnare per obbidienza del Padre. E finalmente conobbe in quella visione siccome nessuna altra via era, per la quale l'anima possa andare a Dio e avere vita eterna, se non per Cristo benedetto, il quale è via e verità e vita dell'anima.
A laude di Gesù Cristo e del poverello Francesco. Amen.
MEDITAZIONE
Il Signore si è rivelato a Paolo e ne ha fatto il suo testimone. Ogni conversione è frutto di un'azione gratuita di Dio che cambia il cuore di un uomo, e il convertito rende, attraverso la sua vita, una testimonianza di cui nessuno può misurare tutte le conseguenze. La conversione di Paolo segna una svolta nella storia della chiesa nascente. Saulo ci assomiglia, e tanto: come noi è credente, come noi non ha mai conosciuto Gesù, come noi dovrà ricuperare la vista attraverso l'intervento di un inadeguatissimo Anania che emerge dal racconto della conversione come l'immagine fragile e pavida della prima comunità; eppure Gesù ha bisogno di Saulo, lo fa cadere dalle sue presunte certezze sulla via di Damasco, strada che lo stava conducendo alla violenza. Nessuno è perduto, agli occhi di Dio: Egli può davvero far diventare apostolo un feroce assassino. Festeggiare la conversione di Saulo, allora, significa anelare alla nostra conversione, lasciare che la Parola perfori i nostri cuori induriti. Gesù è il salvatore universale, e salva gratuitamente tutti coloro che credono in Lui. Come ha salvato Saulo, ha salvato Francesco. Egli unisce tutti coloro che salva ed affida loro, come a Paolo e Francesco, la missione di essere artefici di unità. Che dono d’amore la vita di Francesco! Tutta la sua vita, dopo la conversione, è stata una testimonianza del suo amore a Dio e ai fratelli, proprio come ha fatto Gesù. Questa sua generosità nasce dalla fede e dal riconoscere la presenza di Dio in ogni cosa: in lui e nel creato. Si mette a servizio di tutti perché in tutti vede la presenza del suo Signore, e lo fa con gratuita carità come Gesù, con una generosità fraterna, con una tale semplicità che faceva sbocciare nei cuori il seme della pace.
PREGHIERA
Padre, Dio nostro, fa che lo Spirito Santo illumini la Chiesa con quella fede che animò san Paolo e lo fece missionario e apostolo delle genti. Per Cristo nostro Signore.
“ACTIONES NOSTRAS”
(Indulgenza parziale se recitata ogni giorno)
“Ispira le nostre azioni o Signore e accompagnale con il tuo santo aiuto, perchè ogni nostra azione abbia da te il suo inizio ed in te il suo compimento” Amen

mercoledì 20 gennaio 2016

SAN FRANCESCO E IL VANGELO 21 Gennaio 2016






                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                             SAN FRANCESCO E IL VANGELO 21

GIOVEDI' 21 Gennaio 2016

MARCO 3, 7-12

Gli spiriti impuri gridavano: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli imponeva loro severamente di non svelare chi egli fosse.

+ Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù, con i suoi discepoli si ritirò presso il mare e lo seguì molta folla dalla Galilea. Dalla Giudea e da Gerusalemme, dall’Idumea e da oltre il Giordano e dalle parti di Tiro e Sidòne, una grande folla, sentendo quanto faceva, andò da lui.
Allora egli disse ai suoi discepoli di tenergli pronta una barca, a causa della folla, perché non lo schiacciassero. Infatti aveva guarito molti, cosicché quanti avevano qualche male si gettavano su di lui per toccarlo.
Gli spiriti impuri, quando lo vedevano, cadevano ai suoi piedi e gridavano: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli imponeva loro severamente di non svelare chi egli fosse.

Parola del Signore

I FIORETTI DI SAN FRANCESCO 1897

Della prima considerazione delle sacre sante Istimate.

1897 Quanto alla prima considerazione, è da sapere che santo Francesco, in età di quarantatrè anni, nel mille ducento ventiquattro, spirato da Dio si mosse della valle di Spuleto per andare in Romagna con frate Leone suo compagno; e andando passò a pie' del castello di Montefeltro, nel quale castello si facea allora un grande convito e corteo per la cavalleria nuova d' uno di quelli conti di Montefeltro. E udendo santo Francesco questa solennità che vi si facea e che ivi erano raunati molti gentili uomini di diversi paesi, disse a frate Leone: « Andiamo quassù a questa festa, però che con lo aiuto di Dio noi faremo alcuno frutto spirituale ».
Tra gli altri gentili uomini che vi erano venuti di quella contrada a quello corteo, sì v' era uno grande e anche ricco gentile uomo di Toscana, e aveva nome messere Orlando da Chiusi di Casentino, il quale per le maravigliose cose ch' egli avea udito della santità e de' miracoli di santo Francesco, sì gli portava grande divozione e avea grandissima voglia di vederlo e d' udirlo predicare.
Giugne santo Francesco a questo castello ed entra e vassene in sulla piazza, dove era radunata tutta la moltitudine di questi gentili uomini, e in fervore di spirito montò in su uno muricciuolo e cominciò a predicare proponendo per tema della sua predica questa parola in volgare: Tanto è quel bene ch' io aspetto, che ogni pena m' è diletto. E sopra questo tema, per dittamento dello Spirito santo, predicò sì divotamente e sì profondamente, provandolo per diverse pene e martìri de' santi Apostoli e de' santi Martiri e per le dure penitenze di santi Confessori, per molte tribulazioni e tentazioni delle sante Vergini e degli altri Santi, che ogni gente stava con gli occhi e con la mente sospesa inverso di lui, e attendeano come se parlasse uno Agnolo di Dio. Tra li quali il detto messere Orlando, toccato nel cuore da Dio per la maravigliosa predicazione di santo Francesco, si puose in cuore d' ordinare e ragionare con lui, dopo la predica, de' fatti dell' anima sua.

MEDITAZIONE
Gesù guarisce per salvare gli uomini, non per dimostrare la sua potenza. Non vuole quindi saperne della testimonianza che i demoni sono costretti a rendere alla sua forza, restando chiusi e ostili al suo amore che salva. Gesù si rivolge a tutti, ma non tutti lo hanno capito. Quanti hanno compreso che la potenza di Cristo è un segno che annuncia l'avvento definitivo del Regno di Dio? Molti, probabilmente, si sono fermati all'aspetto miracolistico di Gesù senza capire il senso profondo del suo messaggio. Anche oggi vediamo dei cristiani che cercano Dio solo quando attraversano momenti difficili ed hanno bisogno di aiuto: vogliono miracoli, ma non iniziano un cammino di conversione e non aprono il cuore, con fede, al divino amore. La fede non è solo sapere chi è Gesù. Anche i demoni lo sanno, meglio e prima di noi. Credere è prima di tutto fare esperienza di Gesù che ci ha amato e ha dato sè stesso per noi (cfr Gal 2,20). Questa era la fede di Francesco! Il ricordo di Cristo era sempre presente nella sua mente e nel suo cuore, e Lo vedeva e sentiva sempre vicino, e Lo amava con amore e familiarità...... e da Lui era ricambiato!. (FF681): “L'anima era tutta assetata del suo Cristo e a Lui si offriva interamente nel corpo e nello spirito”. Una fede ideologica, che tutto conosce, ma non fa esperienza dell'amore di Dio, è un anticipo dell'inferno. E' la pena del dannato che conosce il Sommo Bene, ma non lo possiede.

PREGHIERA
Il tuo comportamento, Signore Gesù, è di insegnamento per tutti. Tu non ti accontenti di un amore fatto solo di parole. Tocca anche il nostro cuore e aprilo a gesti concreti d'amore e di servizio ai fratelli, Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.
“ACTIONES NOSTRAS”
(Indulgenza parziale se recitata ogni giorno)
“Ispira le nostre azioni o Signore e accompagnale con il tuo santo aiuto, perchè ogni nostra azione abbia da te il suo inizio ed in te il suo compimento” Amen

SAN FRANCESCO E IL VANGELO 19 Gennaio 2016

SAN FRANCESCO E IL VANGELO 19

MARTEDI' 19 Gennaio 2016

Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato!

+ Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, di sabato Gesù passava fra campi di grano e i suoi discepoli, mentre camminavano, si misero a cogliere le spighe.
I farisei gli dicevano: «Guarda! Perché fanno in giorno di sabato quello che non è lecito?». Ed egli rispose loro: «Non avete mai letto quello che fece Davide quando si trovò nel bisogno e lui e i suoi compagni ebbero fame? Sotto il sommo sacerdote Abiatàr, entrò nella casa di Dio e mangiò i pani dell’offerta, che non è lecito mangiare se non ai sacerdoti, e ne diede anche ai suoi compagni!».
E diceva loro: «Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato! Perciò il Figlio dell’uomo è signore anche del sabato».

Parola del Signore

I FIORETTI DI SAN FRANCESCO 1895
CAPITOLO LIII

Come, dicendo messa, frate Giovanni della Vernia cadde come fosse morto.

1895 Al detto frate Giovanni in nel sopraddetto luogo di Molliano, secondo che recitarono li frati che vi erano presenti, addivenne una volta questo mirabile caso, che la prima notte dopo l' ottava di santo Lorenzo e infra l' ottava dell' Assunzione della Donna, avendo detto mattutino in chiesa con gli altri frati, e sopravvenendo in lui l' unzione della divina grazia, e' se ne andò nell'orto a contemplare la passione di Cristo e a disporsi con tutta la sua devozione a celebrare la messa, la quale gli toccava la mattina a cantare. Ed essendo in contemplazione della parola della consecrazione del corpo di Cristo, cioè: Hoc est corpus meum e considerando la infinita carità di Cristo, per la quale egli ci volle non solamente comperare col suo sangue prezioso ma eziandio lasciarci per cibo delle anime il suo corpo e sangue degnissimo; gli cominciò a crescere in tanto fervore e in tanta soavità l' amore del dolce Gesù, che già non potea più sostenere l' anima sua tanta dolcezza, ma gridava forte e come ebbro di spirito tra se medesimo non ristava di dire: Hoc est corpus meum: però che dicendo queste parole, gli parea vedere Cristo benedetto con la vergine Maria e con moltitudine d' Agnoli. E in questo dire era alluminato dallo Spirito santo di tutti i profondi e alti misteri di quello altissimo Sacramento.
E fatta che fu l' aurora, egli entrò in chiesa con quel fervore di spirito e con quella ansietà e con quello dire non credendo essere udito nè veduto da persona, ma in coro era alcuno frate in orazione, il quale udiva e vedeva tutto. E non potendo in quello fervore contenersi per l' abbondanza della divina grazia, gridava ad alta voce, e tanto stette in questo modo, che fu ora di dire messa; onde egli s' andò a parare allo altare e cominciò la messa. E quanto plu procedeva oltre, tanto più gli cresceva l' amore di Cristo e quello fervore della divozione, col quale e' gli era dato uno sentimento di Dio ineffabile, il quale egli medesimo non sapea nè potea poi esprimere con la lingua. Di che temendo egli che quello fervore e sentimento di Dio crescesse tanto che gli convenisse lasciare la messa, fu in grande perplessità e non sapea che parte si prendere, o di procedere oltre nella messa o di stare a aspettare. Ma imperò che altra volta gli era addivenuto simile caso, e 'l Signore avea sì temperato quello fervore che non gli era convenuto lasciare la messa; confidandosi di potere cosl fare questa volta, con grande timore si mise a procedere oltre nella messa; e pervenendo insino al Prefazio della Donna, gli cominciò tanto a crescere la divina illuminazione e la graziosa soavità dello amore di Dio, che vegnendo a Qui pridie quam, appena potea sostenere tanta soavità e dolcezza. Finalmente giugnendo all' atto della consecrazione, e detto la metà delle parole sopra l' ostia, cioè Hoc est enim; per nessuno modo potea procedere più oltre, ma pure repetia queste medesime parole, cioè Hoc est enim e la cagione perchè non potea procedere più oltre, si era che e' sentia e vedea la presenza di Cristo con moltitudine di Agnoli, la cui maestà non potea sofferire; e vedea che Cristo non entrava nella ostia, nè ovvero che l' ostia non si transustanziava nel corpo di Cristo se egli non proferia l' altra metà delle parole, cioè corpus meum. Di che stando egli in questa ansietà e non procedendo più oltre, il guardiano e gli altri frati ed eziandio molti secolari ch' erano in chiesa ad udire la messa, s' appressarono allo altare e stavano ispaventati a vedere e a considerare gli atti di frate Giovanni; e molti di loro piagnevano per divozione. Alla perfine, dopo grande spazio, cioè quando piacque a Dio, frate Giovanni proferì corpus meum ad alta voce, e di subito la forma del pane isvanì, e nell' ostia apparì Gesù Cristo benedetto incarnato e glorificato, e dimostrogli la umiltà e carità la quale il fece incarnare della vergine Maria e la quale il fa venire ognindì nelle mani del sacerdote quando consacra l' ostia. Per la qual cosa egli fu più elevato in dolcezza di contemplazione. Onde levato ch'egli ebbe l' ostia e il calice consacrato, egli fu ratto fuori di se medesimo, ed essendo l'anima sospesa dalli sentimenti corporali, il corpo suo cadde indietro, e se non che fu sostenuto dal guardiano, il quale gli stava dietro, cadea supino in terra. Di che, accorrendovi li frati e li secolari ch' erano in chiesa, uomini e donne, ne fu portato in sagrestia come morto, imperò che il corpo suo era raffreddato come corpo morto, e le dita delle mani si erano rattrappate sì forte che non si poteano appena distendere punto o muovere. In questo modo giacque così tramortito ovvero ratto insino a terza, ed era di state.
E però ch' io, il quale fui a questo presente, disiderava molto di sapere quello che Iddio avea adoperato inverso lui, immantanente ched egli fu ritornato in sè andai a lui e priega 'lo per la carita di Dio ch' egli mi dovesse dire ogni cosa. Onde egli, perchè si fidava molto di me, mi innarrò ogni cosa molto per ordine, e tra l' altre cose egli mi disse che, considerando egli il corpo e 'l sangue di Gesù Cristo anche innanzi, il suo cuore era liquido come una cera molto istemperata, e la carne sua gli parea che fosse sanza ossa per tale modo, che quasi non potea levare le braccia nè le mani a fare il segno della croce sopra l' ostia nè sopra il calice. Anche sì mi disse che, innanzi che si facesse prete, gli era stato rivelato da Dio ch' egli dovea venire meno nella messa; ma, però che già avea detto molte messe e non gli era quello addivenuto, pensava che la rivelazione non fosse stata da Dio. E nientedimeno cinque anni innanzi all' Assunzione della Donna, nella quale il sopraddetto caso gli addivenne, anco gli era da Dio istato rivelato che in quel caso gli avea a divenire intorno alla detta festa dell' Assunzione; ma poi non se ne ricordava della detta rivelazione.
A laude di Gesù Cristo e del poverello Francesco. Amen.

MEDITAZIONE
Gesù viene criticato perchè non impedisce ai suoi discepoli di violare il sabato. Con l'autorità di un maestro, egli restituisce allora al precetto del riposo il suo vero significato: liberare l'uomo, non renderlo schiavo. Una regola serve nel momento in cui indica cosa sia davvero gradito a Dio, ma quando diviene qualcosa senza senso, al quale persino Dio deve uniformarsi, ha perso completamente la sua ragione d'essere. Dunque, per i farisei, il rapporto con Dio era ormai ridotto a una serie di regole, ma da tale elenco di regole Dio era ormai assente da molto tempo. Riflettiamo: se anche per noi la regola diventa più importante di Dio, non stiamo coltivando un reale rapporto con Gesù, Dio vivo e vero. Gesù guarda al nostro cuore: facciamo in modo che lo trovi sempre pieno d'amore per Lui. Per quanto riguarda Francesco, leggendo la RnB, c'imbattiamo in questa espressione: “la carne, destinata presto a morire ( e che ) è nemica”. In 2 Celano 122:707, Francesco dice:”... perchè non ho un nemico peggiore del mio corpo....” Il corpo è il peggior nemico dell'anima perchè induce l'uomo in tentazione e lo allontana da Dio: questa la convinzione di Francesco.Il Vangelo è contro ogni rigidezza cieca, contro ogni fanatismo; richiede il sacrificio di se stessi, ma sempre nella luce della misericordia di Dio.E' vero, ma se vogliamo salvare l'anima, nel nostro cammino spirituale evitiamo di lasciarci coinvolgere dai desideri del mondo e della carne, costringendo il nostro corpo a sostituire gradualmente , ai disegni umani quelli divini. A laude di Gesù Cristo e del poverello Francesco. Amen.




PREGHIERA
Signore, Dio nostro, le tue leggi non sono fatte per opprimere l'uomo, ma per aiutarlo a realizzarsi in modo autentico e pieno. Liberaci da ogni falso legalismo che dà più importanza al precetto umano che alla misericordia, perchè possiamo vivere sempre nel tuo amore: Tu che vivi per i secoli dei secoli.

“ACTIONES NOSTRAS”
(Indulgenza parziale se recitata ogni giorno)
“Ispira le nostre azioni o Signore e accompagnale con il tuo santo aiuto, perchè ogni nostra azione abbia da te il suo inizio ed in te il suo compimento” Amen




SAN FRANCESCO E IL VANGELO 20 Gennaio 2016

SAN FRANCESCO E IL VANGELO 20

MERCOLEDI' 20 Gennaio 2016

MARCO 3, 1-6

È lecito in giorno di sabato salvare una vita o ucciderla?

+ Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù entrò di nuovo nella sinagoga. Vi era lì un uomo che aveva una mano paralizzata, e stavano a vedere se lo guariva in giorno di sabato, per accusarlo.
Egli disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati, vieni qui in mezzo!». Poi domandò loro: «È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o ucciderla?». Ma essi tacevano. E guardandoli tutt’intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse all’uomo: «Tendi la mano!». Egli la tese e la sua mano fu guarita.
E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire.

Parola del Signore

I FIORETTI DI SAN FRANCESCO 1896

DELLE SACRE SANTE ISTIMATE DI SANTO FRANCESCO E DELLE LORO CONSIDERAZIONI

1896 In questa parte vederemo con divota considerazione delle gloriose, sacrate e sante Istimate del beato padre nostro messere santo Francesco, le quali egli ricevette da Cristo in sul santo monte della Vernia; e imperò che le dette Istimate furono cinque, secondo le cinque piaghe del nostro Signore Gesù Cristo, e però questo trattato avrà cinque considerazioni.
La prima considerazione sarà del modo come santo Francesco pervenne al monte santo della Vernia.
La seconda considerazione sì sarà della vita e conversazione, ch' egli ebbe e tenne con li suoi compagni in sul detto santo monte.
La terza considerazione sarà della apparizione serafica e impressione delle sacratissime Istimate.
La quarta considerazione sarà come santo Francesco iscese del monte della Vernia, poi ch' egli ebbe ricevute le sacre Istimate, e tornò a Santa Maria degli Agnoli.
La quinta considerazione sarà di certe apparizioni e rivelazioni divine fatte dopo la morte di santo Francesco a santi frati e altre divote persone, delle dette sacre e gloriose Istimate.

MEDITAZIONE
Gesù guarisce un uomo e invita i presenti a comprendere che così facendo egli è fedele allo spirito della legge del sabato. Ma i suoi avversari non vogliono dargli ascolto, e si radunano per decidere la sua condanna a morte. Non c'è malattia che Gesù non possa guarire, eccetto una: la durezza del cuore. Di fronte alla nostra chiusura Gesù soffre e prova dolore. Quante volte anche noi ci chiudiamo di fronte alla grazia che Dio vorrebbe donarci, soltanto perchè passa per vie e per modi che noi non condividiamo o di cui non comprendiamo il senso. Gesù non può donare guarigione e salvezza a chi la rifiuta. Non accada anche a noi che le grazie,anzichè essere occasioni di maggior vicinanza al Signore, diventino motivo di maggiore distacco. La sequenza che annota Marco è terribile: Gesù è indignato, rattristato... com'è possibile non capire, com'è possibile non vedere, non stupirsi? Che il nostro cuore inaridito sia guarito dalla tenerezza e dalla misericordia di Dio! Chiediamo aiuto allo Spirito Santo! Fu lo Spirito Santo a dilatare il cuore di Francesco, a preparare la conversione di Francesco fino alla sua totale trasformazione. Francesco stesso ne dà testimonianza nel suo commento al PATER NOSTER (FF 270):
“Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra: affinché ti amiamo con tutto il cuore, sempre pensando a te; con tutta l'anima, sempre desiderando te; con tutta la mente, orientando a te tutte le nostre intenzioni e in ogni cosa cercando il tuo onore; e con tutte le nostre forze, spendendo tutte le nostre energie e sensibilità dell'anima e del corpo a
servizio del tuo amore e non per altro; e affinché possiamo amare i nostri prossimi come noi stessi, trascinando tutti con ogni nostro potere al tuo amore, godendo dei beni altrui come dei nostri e nei mali soffrendo insieme con loro e non recando nessuna offesa a nessuno”.

PREGHIERA
Signore, Dio nostro, noi non siamo migliori dei farisei: se qualcuno viene a turbare le usanze del nostro gruppo o le nostre abitudini personali, subito siamo tentati di allontanarlo. Insegnaci a rispettare tutti coloro che lavorano per il bene dell'uomo, anche se la loro azione dovesse sconvolgere i nostri schemi, come quella di Gesù quando è passato in mezzo agli uomini, Lui, il Cristo, tuo Figlio e nostro Signore.

“ACTIONES NOSTRAS”
(Indulgenza parziale se recitata ogni giorno)
“Ispira le nostre azioni o Signore e accompagnale con il tuo santo aiuto, perchè ogni nostra azione abbia da te il suo inizio ed in te il suo compimento” Amen




venerdì 15 gennaio 2016

SAN FRANCESCO E IL VANGELO 16 Gennaio 2016

SAN FRANCESCO E IL VANGELO 16



SABATO 16 Gennaio 2016
SS. BERARDO E COMP. memoria
Vangelo
Mc 2,13-17
Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori.
+ Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli insegnava loro. Passando, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.
Mentre stava a tavola in casa di lui, anche molti pubblicani e peccatori erano a tavola con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano. Allora gli scribi dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: «Perché mangia e beve insieme ai pubblicani e ai peccatori?». 
Udito questo, Gesù disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».

Parola del Signore
I FIORETTI DI SAN FRANCESCO 1892
CAPITOLO L
Come dicendo messa il dì de' morti, frate Giovanni della Vernia vide molte anime liberate del purgatorio.
1892 Dicendo una volta il detto frate Giovanni la messa il dì dopo Ognissanti per tutte l' anime de' morti, secondo che la Chiesa ha ordinato, offerse con tanto affetto di carità e con tanta piatà di compassione quello altissimo Sacramento (che per la sua efficacia l' anime de' morti desiderano sopra tutti gli altri beni che sopra tutto a loro si possono fare) ch' egli parea tutto che si struggesse per dolcezza di pietà e carità fraterna. Per la qual cosa in quella messa levando divotamente il corpo di Cristo e offerendolo a Dio Padre e pregandolo che per amore del suo benedetto figliuolo Gesù Cristo, il quale per ricomperare le anime era penduto in croce, gli piacesse liberare delle pene del purgatorio l' anime de' morti da lui create e ricomperate; immantanente egli vide quasi infinite anime uscire di purgatorio, a modo che faville di fuoco innumerabili ch' uscissono d' una fornace accesa e videle salire in cielo per li meriti della passione di Cristo, il quale ognindì è offerto per li vivi e per li morti in quella sacratissima ostia, degna d' essere adorata in secula seculorum.
A laude di Gesù Cristo e del poverello Francesco. Amen.
MEDITAZIONE
Gesù sceglie uno dei suoi discepoli fra i pubblicani peccatori. Vuol indicare con questo che tutti gli uomini sono peccatori e che Egli è venuto per salvare chi riconosce di aver bisogno di salvezza. Riconosciamoci tutti bisognosi di salvezza! Chiediamo l’aiuto divino. Nella missione-testimonianza dei discepoli è indispensabile l’aiuto che viene da Dio. Vale a dire che non bisogna confidare sulle proprie sicurezze o risorse, ma i discepoli in situazioni critiche, pericolose e aggressive per la loro vita troveranno aiuto e solidarietà in Dio. Per la loro missione ai discepoli è promesso anche lo Spirito del Padre (v.20), è lui che opera in essi quando sono impegnati nella loro missione di evangelizzazione e di testimonianza, lo Spirito parlerà attraverso di loro. . La coerenza della Chiesa non consiste nell'accettare tutto, ma' solo a ciò che contribuisce al bene. Certo, questa è una vita travagliata, che si accetta con spirito evangelico per contribuire positivamente alla vita di tutti, con il coraggio di aderire o di rifiutare le situazioni a seconda che rispondano o no al vero bene dell'uomo e alla salvezza delle anime. Dire di sì al Signore implica sempre un imprevisto, qualcosa che sconvolge i nostri piani e i nostri progetti. Questo, almeno all'inizio, può creare in noi smarrimento e disorientamento. Ma tale esperienza è molto importante, perchè ci fa capire che non possiamo essere veramente felici se non dopo aver messo da parte i nostri progetti per accogliere quelli di Dio. Pieni di luce interiore, desiderosi di diffondere il Vangelo e contribuire alla salvezza delle anime, Francesco e i suoi frati sono stati sempre pronti ad affrontare sacrifici e persecuzioni. Oggi i francescani fanno memoria di san Berardo e i suoi compagni, che, ottenendo di poter andare a predicare il Vangelo in Marocco , vi subirono il martirio. A laude di Gesù Cristo e del poverello Francesco. Amen.

PREGHIERA
O Dio, che hai fecondato i primi germogli dell'Ordine Minoritico con l'eroico martirio di san Berardo e dei suoi compagni, concedi anche a noi di darti la testimonianza della vita, come essi ti hanno dato quella del sangue. Per Gesù Cristo, nostro Signore.

“ACTIONES NOSTRAS”
(Indulgenza parziale se recitata ogni giorno)
“Ispira le nostre azioni o Signore e accompagnale con il tuo santo aiuto, perchè ogni nostra azione abbia da te il suo inizio ed in te il suo compimento” Amen. 


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Santi Berardo, Otone, Pietro, Accursio e Adiuto Protomartiri dell’Ordine dei Frati Minori
16 gennaio
m. Marrakech (Marocco), 16 gennaio 1220
Berardo, Otone, Pietro, Accursio e Adiuto furono i primi missionari inviati da San Francesco nelle terre dei Saraceni. Giunti nella Spagna, sprezzanti del pericolo, cominciarono a predicare la fede di Cristo nelle Moschee. Condotti dinanzi al Sultano e imprigionati, e poi trasferiti nel Marocco con l’ordine di non predicare più il nome di Cristo, continuarono con estremo coraggio ad annunciare il Vangelo. Per questo furono crudelmente torturati e, infine, decapitati il 16 gennaio 1220 per ordine del principe dei Mori. All’annuncio del glorioso martirio, san Francesco esclamò: “Ora posso dire con sicurezza di avere cinque Frati Minori”. Furono canonizzati dal papa francescano Sisto IV nel 1481.
Martirologio Romano: Presso la città di Marrakesch in Mauritania nell’odierno Marocco, passione dei santi martiri Berardo, Ottone, Pietro, sacerdoti, Accorsio e Adiuto, religiosi, dell’Ordine dei Minori: mandati da san Francesco ad annunciare il Vangelo di Cristo ai musulmani, catturati a Siviglia e condotti a Marrakesch, per ordine del capo dei Mori furono trafitti con la spada.
La Chiesa universale venera il diacono Santo Stefano quale primo martire della cristianità, ma anche le Chiese locali, nonché le congregazioni religiose, hanno da sempre prestato da sempre particolare venerazione ai loro protomartiri. In data odierna è l’Ordine dei Frati Minori a festeggiare quei confratelli che per primi hanno versato il loro sangue a perenne testimonianza della loro fede cristiana: Berardo, Otone, Pietro, Accursio e Adiuto, questi i loro nomi, furono i primi missionari inviati da San Francesco nelle terre dei Saraceni. 
Sei anni dopo la sua conversione, fondato l’Ordine dei Frati Minori, San Francesco si sentì acceso dal desiderio di martirio e decise di recarsi in Siria per predicare la fede e la penitenza agli infedeli. La nave su cui viaggiava finì però a causa del vento sulle rive della Dalmazia ed egli fu costretto a ritornare ad Assisi. Il desiderio di ottenere la corona del martirio continuò comunque a pervadere il cuore di Francesco e pensò allora di mettersi in viaggio verso il Marocco per predicare il Vangelo di Cristo al Miramolino, capo dei musulmani, ed ai suoi sudditi. Giuntò in Spagna, fu però costretto nuovamente a fare ritorno alla Porziuncola da un’improvvisa malattia.
Nonostante i due insuccessi subiti, organizzò l’Ordine in province e provvide a mandare missionari in tutte le principali nazioni europee. Nella Pentecoste del 1219 diede inoltre licenza al sacerdote Otone, al suddiacono Berardo ed ai conversi Vitale, Pietro, Accursio, Adiuto, di recarsi a predicare il Vangelo ai saraceni marocchini, mentre egli optò per aggregarsi ai crociati diretti in Palestina, al fine di visitare i luoghi santi e convertire gli infedeli indigeni.Ricevuta la benedizione del fondatore, i sei missionari raggiunsero a piedi la Spagna. Giunti nel regno di Aragona, Vitale, capo della spedizione, si ammalò, ma ciò non impedì agli altri cinque confratelli di proseguire il loro cammino sotto la guida di Berardo. A Coimbra, in Portogallo, la regina Orraca, moglie di Alfonso II, li ricevette in udienza. Si riposarono alcuni giorni nel convento di Alemquer, beneficiando dell’aiuto dell’infanta Sancha, sorella del re, che fornì loro degli abiti civili per facilitare la loro opera di apostolato tra i mussulmani. Così abbigliati, si imbarcarono alla volta della sontuosa città di Siviglia, a quel tempo capitale dei re mori. Non propriamente prudenti, si precipitarono frettolosamente alla principale moschea ed ivi si misero a predicare il Vangelo contro l’islamismo. Furono naturalmente presi per folli e malmenati, ma essi non si scomposero e, recatisi al palazzo del re, chiesero di potergli parlare. Miramolino li ascoltò di malavoglia e, non appena udì qualificare Maometto quale falso profeta, andò su tutte le furie ed ordinò di rinchiuderli in un’oscura prigione. Suo figlio gli fece notare che farli decapitare subito sarebbe stata una sentenza troppo rigirosa, quanto sommaria, ed era dunque preferibile osservare perlomeno qualche formalità. Dopo alcuni giorni il sovrano li fece chiamare davanti al suo tribunale e, avendo saputo che desideravano trasferirsi in Africa, anziché rimandarli in Italia li accontentò imbarcandoli su un vascello pronto a salpare per il Marocco.Compagno di viaggio dei cinque missionari fu l’infante portoghese Don Pietro Fernando, fratello del re, assai desideroso di ammirare la corte di Miramolino. Sin dal loro arrivo nel paese africano, Berardo, conoscitore la lingua locale, prese subito a predicare la fede cristiana dinnanzi al re ed a criticare Maometto ed il Corano, libro sacro dei musulmani. Miramolino li fece allora cacciare dalla città, ordinando inoltre che fossero rimandati nelle terre cristiane. Ma i frati, non appena furono liberati, rientrarono prontamente in città e ripresero a predicare sulla pubblica piazza. Il re infuriato li fece allora gettare in una fossa per farveli perire di fame e di stenti, ma essi, dopo tre settimane di digiuno, ne furono estratti in migliori condizioni rispetto a quando vi erano stati rinchiusi. Lo stesso Miramolino ne restò alquanto meravigliato. Ciò nonostante dispose per una seconda volta che fossero fatti ripartire per la Spagna, ma nuovamente essi riuscirono a fuggire e tornarono a predicare, finché l’infante di Portogallo non li bloccò nella sua residenza sotto sorveglianza, temendo che il loro eccessivo zelo potesse pregiudicare anche i cristiani componenti il suo seguito.
Un giorno Miramolino, per sedare alcuni ribelli, fu costretto a marciare con il suo esercito, richiedendo anche l’aiuto del principe portoghese. Quest’ultimo vi erano però anche i cinque francescani ed un giorno, in cui venne a mancare l’acqua all’esercito, Berardo prese una vanga e scavò una fossa, facendone scaturire un’abbondante sorgente di acqua fresca con innegabile grande meraviglia da parte dei mori. Continuando però a predicare malgrado la proibizione del re, furono nuovamente fatti arrestare, sottoposti a flagellazione e gettati in prigione. Furono poi allora consegnati alla plebe, perché facesse vendicasse le ingiurie da loro proferite contro Maometto: furono così flagellati ai crocicchi delle strade e trascinati sopra pezzi di vetro e cocci di vasi rotti. Sulle loro piaghe vennero versati sale e aceto misti ad olio bollente, ma essi sopportarono tutti questi dolori con tale fortezza d’animo tanto da sembrare impassibili. Miramolino non poté che rimanere ammirato per tanta pazienza e rassegnazione e cercò dunque di convincerli ad abbracciare l’Islam promettendo loro ricchezze, onori e piaceri. I cinque frati però respinsero anche le cinque giovani loro offerte in mogli e perseverarono imperterriti nell’esaltare la religione cristiana.
A tal punto il Miramolino non resistette più a cotante avversioni e, preso dalla collera, impugnò la sua scimitarra e decapitò i cinque intrepidi confessori della fede: era il 16 gennaio 1220, presso Marrakech. In tale istante le loro anime, mentre spiccavano il volo per il cielo, apparvero all’infanta Sancha, la loro benefattrice, che in quel momento era raccolta in preghiera nella sua stanza.
I corpi e le teste dei martiri furono subito fuori del recinto del palazzo reale. Il popolo se ne impadronì, tra urla e oltraggi di ogni genere li trascinò per le vie della città ed infine li espose sopra un letamaio, in preda ai cani ed agli uccelli. Un provvidenziale temporale mise però in fuga gli animali e permise così ai cristiani di recuperare i resti dei frati e trasportarli nella residenza dell’infante. Questi fece costruire due casse d’argento di differente grandezza. Nella più piccola vi depose le teste, mentre nella più grande i corpi martiri. Tornando in Portogallo, portò infine con sé le preziose reliquie, che destinò alla chiesa di Santa Croce di Coimbra, ove sono ancora oggi sono oggetto di venerazione. Tale esperienza fece maturare in Sant’Antonio da Lisbona (da noi conosciuto come Antonio di Padova) l’idea di passare dall’Ordine dei Canonici Regolari ai Frati Minori. Appresa la notizia del martirio dei cinque suoi figli, San Francesco esclamò: “Ora posso dire che ho veramente cinque Frati Minori”. Furono canonizzati dal pontefice francescano Sisto IV nel 1481 ed il Martyrologium Romanum li commemora al 16 gennaio, anniversario del loro glorioso martirio.

Autore: Fabio Arduino

giovedì 14 gennaio 2016

SAN FRANCESCO E IL VANGELO 15 Gennaio 2016

SAN FRANCESCO E IL VANGELO 15
VENERDI' 15 Gennaio 2016
MARCO 2, 1-12
Il Figlio dell’uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra.
+ Dal Vangelo secondo Marco
Gesù entrò di nuovo a Cafàrnao, dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa e si radunarono tante persone che non vi era più posto neanche davanti alla porta; ed egli annunciava loro la Parola.
Si recarono da lui portando un paralitico, sorretto da quattro persone. Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dove egli si trovava e, fatta un’apertura, calarono la barella su cui era adagiato il paralitico. Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Figlio, ti sono perdonati i peccati».
Erano seduti là alcuni scribi e pensavano in cuor loro: «Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può perdonare i peccati, se non Dio solo?». E subito Gesù, conoscendo nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: «Perché pensate queste cose nel vostro cuore? Che cosa è più facile: dire al paralitico “Ti sono perdonati i peccati”, oppure dire “Àlzati, prendi la tua barella e cammina”? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra, dico a te – disse al paralitico –: àlzati, prendi la tua barella e va’ a casa tua».
Quello si alzò e subito prese la sua barella e sotto gli occhi di tutti se ne andò, e tutti si meravigliarono e lodavano Dio, dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!».
Parola del Signore
I FIORETTI DI SAN FRANCESCO 1891
1891 Ma imperò che Iddio ha singolare cura de' suoi figliuoli, dando loro, secondo i diversi tempi, ora consolazione, ora tribolazione, ora prosperità, ora avversità, siccome e' vede ch' abbisogna loro a mantenersi in umiltà, ovvero per accendere più il loro desiderio alle cose celestiali, piacque alla divina bontà, dopo li tre anni, sottrarre dello detto frate Giovanni questo raggio e questa fiamma del divino amore, e privollo d' ogni consolazione spirituale: di che frate Giovanni rimase sanza lume e sanza amore di Dio e tutto sconsolato e afflitto e addolorato. Per la qual cosa egli così angoscioso se ne andava per la selva discorrendo in qua e in là, chiamando con voce e con pianti e con sospiri il diletto isposo dell' anima sua, il quale s' era nascosto e partito da lui, e sanza la cui presenza l' anima sua non trovava requie nè riposo; ma in nessuno luogo nè in nessuno modo egli potea ritrovare il dolce Gesù, nè rabbattersi a quelli soavissimi gusti ispirituali dello amore di Cristo, come egli era usato. E durogli questa cotale tribulazione per molti dì, nelli quali egli perseverò in continovo piagnere e in sospirare e in pregare Iddio che gli rendesse per sua piatà il diletto isposo dell' anima sua.
Alla perfine, quando piacque a Dio d' avere provato assai la sua pazienza e acceso il suo desiderio, un dì che frate Giovanni s' andava per la detta selva così afflitto e tribolato, per lassezza si puose a sedere accostandosi ad uno faggio, e stava colla faccia tutta bagnata di lagrime guatando inverso il cielo, ecco subitamente apparve Gesù Cristo presso a lui nel viottolo onde esso frate Giovanni era venuto, ma non dicea nulla. Veggendolo frate Giovanni e riconoscendolo bene che egli era Cristo, subitamente se gli gittò a' piedi e con ismisurato pianto il pregava umilissimamente e dicea: « Soccorrimi, Signore mio, chè sanza te, salvatore mio dolcissimo, io sto in tenebre e in pianto; e sanza te, Agnello mansuetissimo, io sto in angoscie e in pene e in paura; sanza te, Figliuolo di Dio altissimo, io sto in confusione e in vergogna; sanza te io sono ispogliato d'ogni bene ed accecato, imperò che tu se' Gesù Cristo, vera luce delle anime; sanza te io sono perduto e dannato, imperò che tu se' vita delle anime e vita delle vite, sanza te io sono sterile e arido, però che tu se' fontana d' ogni dono e d' ogni grazia; e sanza te io sono al tutto isconsolato, però che tu se' Gesù nostra redenzione, amore e disiderio pane confortativo e vino che rallegri i cuori degli Agnoli e li cuori di tutti i Santi. Allumina me, maestro graziosissimo e pastore piatosissimo, imperò ch'io sono tua pecorella, benchè indegna sia ».
Ma perchè il desiderio dei santi uomini, il quale Iddio indugia ad esaudire, sì li accende a maggiore amore e merito, Cristo benedetto si parte sanza esaudirlo e sanza parlargli niente, e vassene per lo detto viottolo. Allora frate Giovanni si leva suso e corregli dietro e da capo gli si gitta a' piedi, e con una santa importunità sl lo ritiene e con divotissime lagrime il priega e dice: « O Gesù Cristo dolcissimo, abbi misericordia di me tribolato. Esaudiscimi per la moltitudine della tua misericordia e per la verità della tua salute, e rendimi la letizia della faccia tua e del tuo piatoso sguardo, imperò che della tua misericordia è piena tutta la terra ». E Cristo ancora si parte e non gli parla niente, nè gli dà veruna consolazione; e fa a modo che la madre al fanciullo quando lo fa bramare la poppa, e fasselo venire dietro piangendo, acciò ch' egli la prenda poi più volentieri.
Di che frate Giovanni ancora con maggiore fervore e disiderio seguita Cristo, e giunto che egli fu a lui, Cristo benedetto si rivolge a lui e riguardollo col viso allegro e grazioso, e aprendo le sue santissime e misericordiosissime braccia sì lo abbracciò dolcissimamente: e in quello aprire delle braccia vide frate Giovanni uscire dal sacratissimo petto del Salvatore raggi di luce isplendenti, i quali alluminavano tutta la selva ed eziandio lui nell'anima e nel corpo.
Allora frate Giovanni s' inginocchiò a' piedi di Cristo; e Gesù benedetto, a modo che alla Maddalena, gli porse il piede benignamente a baciare; e frate Giovanni, prendendolo con somma riverenza, il bagnò di tante lagrime che veramente egli parea un' altra Maddalena, e sì dicea divotamente: « Io ti priego, Signore mio, che tu non ragguardi alli miei peccati, ma per la tua santissima passione e per la isparsione del tuo santissimo sangue prezioso, resuscita l' anima mia nella grazia del tuo amore, con ciò sia cosa che questo sia il tuo comandamento, che noi ti amiamo con tutto il cuore e con tutto l' affetto; il quale comandamento nessuno può adempiere sanza il tuo aiuto. Aiutami dunque, amantissimo Figliuolo di Dio, sì ch' io ami te con tutto il mio cuore e con tutte le mie forze ».
E stando così frate Giovanni in questo parlare ai pie' di Cristo, fu da lui esaudito e riebbe da lui la prima grazia, cioè della fiamma del divino amore, e tutto si sentì rinnovato e consolato, e conoscendo il dono della divina grazia essere ritornato in lui, sì cominciò a ringraziare Cristo benedetto e a baciare divotamente li suoi piedi. E poi rizzandosi per riguardare Cristo in faccia, Gesù gli stese e porse le sue mani santissime a baciare, e baciate che frate Giovanni l' ebbe, sl si appressò e accostò al petto di Gesù e abbracciollo e baciollo, e Cristo similemente abbracciò e baciò lui. E in questo abbracciare e baciare, frate Giovanni sentì tanto odore divino, che se tutte le spezie odorifere e tutte le cose odorose del mondo fossono istate raunate insieme, sarebbono parute uno puzzo a comparazione di quello odore; e in esso frate Giovanni fu ratto e consolato e illuminato, e durogli quell' odore nell' anima sua molti mesi.
E d' allora innanzi della sua bocca, abbeverata alla fonte della divina sapienza nel sacrato petto del Salvatore, uscivano parole maravigliose e celestiali, le quali mutavano li cuori, che 'n chi l' udiva facevano grande frutto all' anima. E nel viottolo della selva, nel quale stettono i benedetti piedi di Cristo, e per buono spazio d' intorno, sentia frate Giovanni quello odore e vedea quello isplendore sempre, quando v' andava ivi a grande tempo poi.
Ritornando in sè poi frate Giovanni dopo quel ratto e disparendo la presenza corporale di Cristo, egli rimase così illuminato nell' anima, nello abisso della sua divinità, che bene che non iosse uomo litterato per umano studio, nientedimeno egli maravigliosamente solvea e dichiarava le sottilissime quistioni ed alte della Trinità divina e li profondi misteri della santa Iscrittura. E molte volte poi, parlando dinanzi al Papa e i cardinali e re e baroni e a' maestri e dottori, tutti li mettea in grande stupore per le alte parole e profondissime sentenze che dicea .
A laude di Gesù Cristo e del poverello Francesco. Amen.
MEDITAZIONE
Gesù viene a salvare tutto l'uomo, corpo e anima; guarendo il corpo con i suoi miracoli, afferma di avere la volontà e il potere di guarire i cuori perdonando i peccati. Attraverso la guarigione del paralitico di Cafarnao, preceduta dal perdono dei peccati, Gesù afferma che il peccato è il più grande male degli uomini, la radice e l’origine di tutti i mali. Il peccato è il male radicale perché rappresenta la rivolta della creatura contro Dio, contro Colui a immagine e rassomiglianza del quale siamo stati creati e nel quale noi agiamo ed esistiamo. Col peccato, la caduta dell’uomo è così grande, che Dio solo, volgendosi con misericordia verso di noi e riconciliandoci con sé, può guarire il male radicale e i vecchi dolori. Perciò solo Dio, nella persona di Gesù, è Colui che può perdonare ed eliminare il male fin dalle sotterranee radici del peccato. Allora, fratelli, accettiamo con pazienza tutto quello che accade nella nostra vita, convinti che “Iddio ha singolare cura de' suoi figliuoli, dando loro, secondo i diversi tempi, ora consolazione, ora tribolazione, ora prosperità, ora avversità, siccome e' vede ch' abbisogna loro a mantenersi in umiltà, ovvero per accendere più il loro desiderio alle cose celestiali “, A laude di Gesù Cristo e del poverello Francesco. Amen.

PREGHIERA
Con le nostre sole forze,Signore, non siamo capaci di venire a Te. Donaci dei compagni colmi di fede, che ci permettano nonostante la nostra paralisi di camminare verso il perdono che Tu offri a tutti gli uomini. Tu che vivi con il Padre e con lo Spirito, nei secoli dei secoli.
“ACTIONES NOSTRAS”
(Indulgenza parziale se recitata ogni giorno)
“Ispira le nostre azioni o Signore e accompagnale con il tuo santo aiuto, perchè ogni nostra azione abbia da te il suo inizio ed in te il suo compimento” Amen