Domenica 21 Giugno 2015
Marco 4, 35-41
In quel giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all’altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui.
Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?».
Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?».
E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?».
Leggenda Maggiore di San Bonaventura XV,3: FF1248
1248 3. Le sue membra, a chi le toccava, risultavano così molli e flessibili, come se avessero riacquistato la tenerezza dell'età infantile, adorne di chiari segni d'innocenza. In mezzo alla carne, candidissima, spiccava, dunque il nero dei chiodi; la piaga del costato rosseggiava come il fior della rosa: non è da stupire, perciò, se una così bella e miracolosa varietà suscitava negli osservatori gioia ed ammirazione. Piangevano i figli, che perdevano un padre così amabile; eppure si sentivano invadere da grande letizia, allorché baciavano in lui i segni del sommo Re. Quel miracolo così nuovo trasformava il pianto in giubilo e trascinava l'intelletto dall'indagine allo stupore. Per chi guardava, lo spettacolo così insolito e così insigne era consolidamento della fede, incitamento all'amore; per chi ne sentiva parlare, motivo d'ammirazione e stimolo al desiderio di vedere.
MEDITAZIONE
A volte ci sembra che Dio dorma e taccia proprio quando si scatenano le forze del male e della morte. Quando si leva la tempesta e il Signore dorme, gli apostoli conoscono la medesima angoscia. Ed ecco il Figlio dell’uomo che in piedi sulla barca—così come il giorno di Pasqua, dopo aver vinto la morte, si leverà sulla tomba—calma il mare e il vento, simbolo del male. Perchè avete paura, gente di poca fede? Dio dorme, ma è presente; tace, ma ha parlato. La Parola che è risorta, ormai vive per sempre, ma non ama le chiacchiere”. Egli è presente, si trova anche Lui nel cuore della tempesta. Non è sulla riva del lago a chiamare i suoi discepoli a un’oasi di sicurezza. E’ in mezzo alle forze scatenate, perché il Signore della pace e della vita è anche il Signore della morte. Egli possiede ogni potere, domina e regna. Non è un fantasma, è il Cristo. Ed è nel cuore della tempesta che lo incontriamo, là dove si incontrano tutte le forze di morte, con una violenza capace di distruggere ogni cosa: nel cuore stesso della morte, Egli è presente.
PREGHIERA
Ti rendiamo grazie, o Dio, Padre nostro: il Cristo, ridestato dal sonno della morte, riduce al silenzio la tempesta e fa tacere le onde, facendo passare all’altra riva coloro che raduna nella fede.
“ACTIONES NOSTRAS”
(Indulgenza parziale se recitata ogni giorno)
“Ispira le nostre azioni o Signore e accompagnale con il tuo santo aiuto, perchè ogni nostra azione abbia da te il suo inizio ed in te il suo compimento” Amen.
sabato 20 giugno 2015
venerdì 19 giugno 2015
SAN FRANCESCO E IL VANGELO 20 Giugno 2015
Sabato 20 Giugno 2014
Matteo 6, 24-34
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:
«Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza.
Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito?
Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita?
E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede?
Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”. Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno.
Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.
Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena».
Leggenda Maggiore di San Bonaventura XI,2 : FF 1247
1247 2. Si scorgevano, in quelle membra fortunate, i chiodi, che l'Onnipotente aveva meravigliosamente fabbricati con la sua carne: erano così connaturati con la carne stessa che, da qualunque parte si premessero, subito si sollevavano, come dei nervi tutti uniti e duri, dalla parte opposta. Si poté anche osservare in forma più palese la piaga del costato, non impressa nel suo corpo né provocata da mano d'uomo e simile alla ferita del costato del Salvatore: quella che nella persona stessa del Redentore rivelò il sacramento della redenzione e della rigenerazione. I chiodi apparivano neri, come di ferro, mentre la ferita del fianco era rossa e, ridotta quasi a forma di cerchietto per il contrarsi della carne, aveva l'aspetto di una rosa bellissima. Le altre parti della sua carne, che prima per le malattie e per natura tendevano al nero, splendevano bianchissime, anticipando la bellezza del corpo spiritualizzato.
MEDITAZIONE
Se riponiamo la nostra fiducia nelle realtà materiali di cui il denaro è il simbolo, esso diventerà il nostro dio e noi saremo suoi schiavi. Abbiamo un amore smisurato per una vita che non ci appartiene. Guardiamo al concreto, all’immediato, come se la nostra vita fosse ristretta al tempo che ci è dato di trascorrere su questa terra. E la preghiera è una preghiera sbagliata perché è tutta improntata a questo scopo. …ed è totalmente diversa da quella che ci ha insegnato Gesù. Se invece sapremo confidare nel Padre e adeguarci in tutto alla sua volontà, allora saremo veri figli di Dio e il necessario non ci mancherà mai. La fiducia concreta, immediata, nella provvidenza, ci dà il desiderio di ringraziare per ciò che abbiamo ricevuto, per corrispondere all’amore di Dio, per cooperare con le nostre azioni ai meriti di Gesù a favore delle anime, per il trionfo della sua gloria, anche in questo mondo che sembra asservito al volere di satana. Imitiamo san Francesco nella fede. Coraggio, abbiamo fiducia, l’ha detto Gesù: “Le porte dell’inferno non prevarranno”.
PREGHIERA
O Dio, creatore del mondo, Tu hai rivestito splendidamente i gigli del campo, e il tuo Figlio ce li ha indicati come un segno della tua sollecitudine per noi. Ravviva la nostra fede, nella tua bontà, e donaci, nonostante le preoccupazioni della vita, di cercare prima di tutto il Regno e la sua giustizia. Per Gesù Cristo nostro Signore
“ACTIONES NOSTRAS”
(Indulgenza parziale se recitata ogni giorno)
“Ispira le nostre azioni o Signore e accompagnale con il tuo santo aiuto, perchè ogni nostra azione abbia da te il suo inizio ed in te il suo compimento” Amen.
Matteo 6, 24-34
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:
«Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza.
Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito?
Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita?
E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede?
Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”. Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno.
Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.
Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena».
Leggenda Maggiore di San Bonaventura XI,2 : FF 1247
1247 2. Si scorgevano, in quelle membra fortunate, i chiodi, che l'Onnipotente aveva meravigliosamente fabbricati con la sua carne: erano così connaturati con la carne stessa che, da qualunque parte si premessero, subito si sollevavano, come dei nervi tutti uniti e duri, dalla parte opposta. Si poté anche osservare in forma più palese la piaga del costato, non impressa nel suo corpo né provocata da mano d'uomo e simile alla ferita del costato del Salvatore: quella che nella persona stessa del Redentore rivelò il sacramento della redenzione e della rigenerazione. I chiodi apparivano neri, come di ferro, mentre la ferita del fianco era rossa e, ridotta quasi a forma di cerchietto per il contrarsi della carne, aveva l'aspetto di una rosa bellissima. Le altre parti della sua carne, che prima per le malattie e per natura tendevano al nero, splendevano bianchissime, anticipando la bellezza del corpo spiritualizzato.
MEDITAZIONE
Se riponiamo la nostra fiducia nelle realtà materiali di cui il denaro è il simbolo, esso diventerà il nostro dio e noi saremo suoi schiavi. Abbiamo un amore smisurato per una vita che non ci appartiene. Guardiamo al concreto, all’immediato, come se la nostra vita fosse ristretta al tempo che ci è dato di trascorrere su questa terra. E la preghiera è una preghiera sbagliata perché è tutta improntata a questo scopo. …ed è totalmente diversa da quella che ci ha insegnato Gesù. Se invece sapremo confidare nel Padre e adeguarci in tutto alla sua volontà, allora saremo veri figli di Dio e il necessario non ci mancherà mai. La fiducia concreta, immediata, nella provvidenza, ci dà il desiderio di ringraziare per ciò che abbiamo ricevuto, per corrispondere all’amore di Dio, per cooperare con le nostre azioni ai meriti di Gesù a favore delle anime, per il trionfo della sua gloria, anche in questo mondo che sembra asservito al volere di satana. Imitiamo san Francesco nella fede. Coraggio, abbiamo fiducia, l’ha detto Gesù: “Le porte dell’inferno non prevarranno”.
PREGHIERA
O Dio, creatore del mondo, Tu hai rivestito splendidamente i gigli del campo, e il tuo Figlio ce li ha indicati come un segno della tua sollecitudine per noi. Ravviva la nostra fede, nella tua bontà, e donaci, nonostante le preoccupazioni della vita, di cercare prima di tutto il Regno e la sua giustizia. Per Gesù Cristo nostro Signore
“ACTIONES NOSTRAS”
(Indulgenza parziale se recitata ogni giorno)
“Ispira le nostre azioni o Signore e accompagnale con il tuo santo aiuto, perchè ogni nostra azione abbia da te il suo inizio ed in te il suo compimento” Amen.
SAN FRANCESCO E IL VANGELO 19 Giugno 2015
Venerdì 19 Giugno 2015
Matteo 6, 19-23
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non accumulate per voi tesori sulla terra, dove tarma e ruggine consumano e dove ladri scassìnano e rubano; accumulate invece per voi tesori in cielo, dove né tarma né ruggine consumano e dove ladri non scassìnano e non rubano. Perché, dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore.
La lampada del corpo è l’occhio; perciò, se il tuo occhio è semplice, tutto il tuo corpo sarà luminoso; ma se il tuo occhio è cattivo, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!».
Leggenda Maggiore di San Bonaventura XV,1 : FF 1246
1246 1. Francesco, servo e amico dell'Altissimo, fondatore e guida dell'Ordine dei frati minori, campione della povertà, forma della penitenza, araldo della verità, specchio di santità e modello di tutta la perfezione evangelica, prevenuto dalla grazia celeste, con ordinata progressione, partendo da umili inizi raggiunse le vette più sublimi. Dio che aveva reso mirabilmente risplendente, in vita, 4uest'uomo ammirabile, ricchissimo per la povertà, sublime per l'umiltà, vigoroso per la mortificazione, prudente per la semplicità e cospicuo per l'onestà d'ogni suo comportamento, lo rese incomparabilmente più risplendente dopo la morte. L'uomo beato era migrato dal mondo; ma quella sua anima santa, entrando nella casa dell'eternità e nella gloria del cielo, per bere in pienezza alla fonte della vita, aveva lasciato ben chiari nel corpo alcuni segni della gloria futura: quella carne santissima che, crocifissa insieme con i suoi vizi, già si era trasformata in nuova creatura, mostrava agli occhi di tutti, per un privilegio singolare, I'effige della Passione di Cristo e, mediante un miracolo mai visto, anticipava l'immagine della resurrezione.
MEDITAZIONE
La ricchezza che gli uomini apprezzano può essere loro tolta in qualsiasi momento. Il solo valore che rimane in eterno è quello di un cuore fedele alla luce interiore che gli permette di distinguere il bene dal male. E quando scegliamo il BENE, Dio ci riempie di felicità: una grande gioia spirituale, interiore, che viene da Lui, e da Lui solo. Anzi, Francesco era convinto che la gioia è Dio stesso: FF 709
709
125. Questo Santo assicurava che la letizia spirituale è il rimedio più sicuro contro le mille insidie e astuzie del nemico. Diceva infatti: "Il diavolo esulta soprattutto, quando può rapire al servo di Dio il gaudio dello spirito. Egli porta della polvere, che cerca di gettare negli spiragli, per . quanto piccoli della coscienza e così insudiciare il candore della mente e la mondezza della vita. Ma--continuava-- se la letizia di spirito riempie il cuore, inutilmente il serpente tenta di iniettare il suo veleno mortale. I demoni non possono recare danno al servo di Cristo, quando lo vedono santamente giocondo. Se invece l'animo è malinconico, desolato e piangente, con tutta facilità o viene sopraffatto dalla tristezza o è trasportato alle gioie frivole ".
Per questo il Santo cercava di rimanere sempre nel giubilo del cuore, di conservare l'unzione dello spirito e l'olio della letizia. Evitava con la massima cura la malinconia, il peggiore di tutti i mali, tanto che correva il più presto possibile all'orazione, appena ne sentiva qualche cenno nel cuore.
"Il servo di Dio--spiegava--quando è turbato, come capita, da qualcosa, deve alzarsi subito per pregare, e perseverare davanti al Padre Sommo sino a che gli restituisca la gioia della sua salvezza. Perché, se permane nella tristezza, crescerà quel male babilonese e, alla fine, genererà nel cuore una ruggine indelebile, se non verrà tolta con le lacrime.
PREGHIERA
Sono molti, Signore, i tesori a cui siamo attaccati sulla terra, e anche il più povero di noi si aggrappa gelosamente a quel poco che possiede. Rivolgi il nostro cuore a te, sorgente della carità, perché ci preoccupiamo di cercare gli unici tesori che rimangono, quelli dell’amore verso i fratelli e verso di te, che colmerai ogni nostra attesa, nei secoli dei secoli.
“ACTIONES NOSTRAS”
(Indulgenza parziale se recitata ogni giorno)
“Ispira le nostre azioni o Signore e accompagnale con il tuo santo aiuto, perchè ogni nostra azione abbia da te il suo inizio ed in te il suo compimento” Amen.
Matteo 6, 19-23
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non accumulate per voi tesori sulla terra, dove tarma e ruggine consumano e dove ladri scassìnano e rubano; accumulate invece per voi tesori in cielo, dove né tarma né ruggine consumano e dove ladri non scassìnano e non rubano. Perché, dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore.
La lampada del corpo è l’occhio; perciò, se il tuo occhio è semplice, tutto il tuo corpo sarà luminoso; ma se il tuo occhio è cattivo, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!».
Leggenda Maggiore di San Bonaventura XV,1 : FF 1246
1246 1. Francesco, servo e amico dell'Altissimo, fondatore e guida dell'Ordine dei frati minori, campione della povertà, forma della penitenza, araldo della verità, specchio di santità e modello di tutta la perfezione evangelica, prevenuto dalla grazia celeste, con ordinata progressione, partendo da umili inizi raggiunse le vette più sublimi. Dio che aveva reso mirabilmente risplendente, in vita, 4uest'uomo ammirabile, ricchissimo per la povertà, sublime per l'umiltà, vigoroso per la mortificazione, prudente per la semplicità e cospicuo per l'onestà d'ogni suo comportamento, lo rese incomparabilmente più risplendente dopo la morte. L'uomo beato era migrato dal mondo; ma quella sua anima santa, entrando nella casa dell'eternità e nella gloria del cielo, per bere in pienezza alla fonte della vita, aveva lasciato ben chiari nel corpo alcuni segni della gloria futura: quella carne santissima che, crocifissa insieme con i suoi vizi, già si era trasformata in nuova creatura, mostrava agli occhi di tutti, per un privilegio singolare, I'effige della Passione di Cristo e, mediante un miracolo mai visto, anticipava l'immagine della resurrezione.
MEDITAZIONE
La ricchezza che gli uomini apprezzano può essere loro tolta in qualsiasi momento. Il solo valore che rimane in eterno è quello di un cuore fedele alla luce interiore che gli permette di distinguere il bene dal male. E quando scegliamo il BENE, Dio ci riempie di felicità: una grande gioia spirituale, interiore, che viene da Lui, e da Lui solo. Anzi, Francesco era convinto che la gioia è Dio stesso: FF 709
709
125. Questo Santo assicurava che la letizia spirituale è il rimedio più sicuro contro le mille insidie e astuzie del nemico. Diceva infatti: "Il diavolo esulta soprattutto, quando può rapire al servo di Dio il gaudio dello spirito. Egli porta della polvere, che cerca di gettare negli spiragli, per . quanto piccoli della coscienza e così insudiciare il candore della mente e la mondezza della vita. Ma--continuava-- se la letizia di spirito riempie il cuore, inutilmente il serpente tenta di iniettare il suo veleno mortale. I demoni non possono recare danno al servo di Cristo, quando lo vedono santamente giocondo. Se invece l'animo è malinconico, desolato e piangente, con tutta facilità o viene sopraffatto dalla tristezza o è trasportato alle gioie frivole ".
Per questo il Santo cercava di rimanere sempre nel giubilo del cuore, di conservare l'unzione dello spirito e l'olio della letizia. Evitava con la massima cura la malinconia, il peggiore di tutti i mali, tanto che correva il più presto possibile all'orazione, appena ne sentiva qualche cenno nel cuore.
"Il servo di Dio--spiegava--quando è turbato, come capita, da qualcosa, deve alzarsi subito per pregare, e perseverare davanti al Padre Sommo sino a che gli restituisca la gioia della sua salvezza. Perché, se permane nella tristezza, crescerà quel male babilonese e, alla fine, genererà nel cuore una ruggine indelebile, se non verrà tolta con le lacrime.
PREGHIERA
Sono molti, Signore, i tesori a cui siamo attaccati sulla terra, e anche il più povero di noi si aggrappa gelosamente a quel poco che possiede. Rivolgi il nostro cuore a te, sorgente della carità, perché ci preoccupiamo di cercare gli unici tesori che rimangono, quelli dell’amore verso i fratelli e verso di te, che colmerai ogni nostra attesa, nei secoli dei secoli.
“ACTIONES NOSTRAS”
(Indulgenza parziale se recitata ogni giorno)
“Ispira le nostre azioni o Signore e accompagnale con il tuo santo aiuto, perchè ogni nostra azione abbia da te il suo inizio ed in te il suo compimento” Amen.
mercoledì 10 giugno 2015
SAN FRANCESCO E IL VANGELO 11 Giugno 2015
Giovedì 11 Giugno 2015
Matteo 10, 7-13
In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli:
«Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni.
Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Non procuratevi oro né argento né denaro nelle vostre cinture, né sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché chi lavora ha diritto al suo nutrimento.
In qualunque città o villaggio entriate, domandate chi là sia degno e rimanetevi finché non sarete partiti.
Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. Se quella casa ne è degna, la vostra pace scenda su di essa; ma se non ne è degna, la vostra pace ritorni a voi».
Leggenda Maggiore di San Bonaventura XIII, 10: FF 1236
1236 Ecco: attraverso le sei apparizioni della Croce, che in modo mirabile e secondo un ordine progressivo furono mostrate apertamente in te e intorno a te, ora tu sei giunto, come per sei gradi successivi, a questa settima, nella quale poserai definitivamente. La croce di Cristo, che ti fu proposta e che tu subito hai abbracciato agli inizi della tua conversione e che, da allora, durante la tua vita hai sempre portato in te stesso mediante una condotta degna d'ogni lode e hai sempre mostrato agli altri come esempio, sta a dimostrare con perfetta certezza che tu hai raggiunto definitivamente l'apice della perfezione evangelica. Perciò nessuno, che sia veramente devoto, può respingere questa dimostrazione della sapienza cristiana, seminata nella terra della tua carne; nessuno, che sia veramente umile, può tenerla in poca considerazione, poiché essa è veramente opera di Dio ed è degna di essere accettata da tutti.
MEDITAZIONE La vita del cristiano è, per sua natura, missionaria. Ciascuno di noi dovrebbe essere per gli altri una predica vivente, molto più efficace delle parole stesse. Il vero missionario, infatti, non è tanto colui che sa parlare ed evangelizzare i popoli lontani, quanto colui che ha capito una verità fondamentale: può dare solo chi comprende di aver ricevuto gratuitamente. Quando si restituisce agli altri l’amore e la fiducia che noi per primi abbiamo ricevuto, si sperimenta la gioia di testimoniare Gesù anche senza parlare.
PROLOGO FF 1020 “La grazia di Dio, nostro Salvatore, in questi ultimi tempi è apparsa nel suo servo Francesco, a tutti coloro che sono veramente umili e veramente amici della santa povertà”.
Francesco è l’Angelo del sesto sigillo, che sale dall’Oriente per segnare col segno del Tau, cioè della croce, gli eletti. Ecco il significato delle sei apparizioni della croce e della trasformazione di Francesco medesimo nel Crocifisso (settima immagine): esse confermano la prima visione, quella della sala piena d’armi col distintivo della croce, che la voce assegnava a Francesco come armi per il suo esercito.
PREGHIERA
Senza la tua grazia, Signore, non siamo capaci di riconciliarci col nostro fratello o col nostro avversario. Perdona il nostro egoismo e donaci il coraggio dell’amore, perché possiamo presentare con tutta sincerità la nostra offerta in questa liturgia, in attesa di cantare per sempre le tue gioie nella liturgia eterna. Te lo chiediamo per Cristo, tuo Figlio e nostro Signore.
“ACTIONES NOSTRAS”
(Indulgenza parziale se recitata ogni giorno)
“Ispira le nostre azioni o Signore e accompagnale con il tuo santo aiuto, perchè ogni nostra azione abbia da te il suo inizio ed in te il suo compimento” Amen.
Matteo 10, 7-13
In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli:
«Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni.
Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Non procuratevi oro né argento né denaro nelle vostre cinture, né sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché chi lavora ha diritto al suo nutrimento.
In qualunque città o villaggio entriate, domandate chi là sia degno e rimanetevi finché non sarete partiti.
Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. Se quella casa ne è degna, la vostra pace scenda su di essa; ma se non ne è degna, la vostra pace ritorni a voi».
Leggenda Maggiore di San Bonaventura XIII, 10: FF 1236
1236 Ecco: attraverso le sei apparizioni della Croce, che in modo mirabile e secondo un ordine progressivo furono mostrate apertamente in te e intorno a te, ora tu sei giunto, come per sei gradi successivi, a questa settima, nella quale poserai definitivamente. La croce di Cristo, che ti fu proposta e che tu subito hai abbracciato agli inizi della tua conversione e che, da allora, durante la tua vita hai sempre portato in te stesso mediante una condotta degna d'ogni lode e hai sempre mostrato agli altri come esempio, sta a dimostrare con perfetta certezza che tu hai raggiunto definitivamente l'apice della perfezione evangelica. Perciò nessuno, che sia veramente devoto, può respingere questa dimostrazione della sapienza cristiana, seminata nella terra della tua carne; nessuno, che sia veramente umile, può tenerla in poca considerazione, poiché essa è veramente opera di Dio ed è degna di essere accettata da tutti.
MEDITAZIONE La vita del cristiano è, per sua natura, missionaria. Ciascuno di noi dovrebbe essere per gli altri una predica vivente, molto più efficace delle parole stesse. Il vero missionario, infatti, non è tanto colui che sa parlare ed evangelizzare i popoli lontani, quanto colui che ha capito una verità fondamentale: può dare solo chi comprende di aver ricevuto gratuitamente. Quando si restituisce agli altri l’amore e la fiducia che noi per primi abbiamo ricevuto, si sperimenta la gioia di testimoniare Gesù anche senza parlare.
PROLOGO FF 1020 “La grazia di Dio, nostro Salvatore, in questi ultimi tempi è apparsa nel suo servo Francesco, a tutti coloro che sono veramente umili e veramente amici della santa povertà”.
Francesco è l’Angelo del sesto sigillo, che sale dall’Oriente per segnare col segno del Tau, cioè della croce, gli eletti. Ecco il significato delle sei apparizioni della croce e della trasformazione di Francesco medesimo nel Crocifisso (settima immagine): esse confermano la prima visione, quella della sala piena d’armi col distintivo della croce, che la voce assegnava a Francesco come armi per il suo esercito.
PREGHIERA
Senza la tua grazia, Signore, non siamo capaci di riconciliarci col nostro fratello o col nostro avversario. Perdona il nostro egoismo e donaci il coraggio dell’amore, perché possiamo presentare con tutta sincerità la nostra offerta in questa liturgia, in attesa di cantare per sempre le tue gioie nella liturgia eterna. Te lo chiediamo per Cristo, tuo Figlio e nostro Signore.
“ACTIONES NOSTRAS”
(Indulgenza parziale se recitata ogni giorno)
“Ispira le nostre azioni o Signore e accompagnale con il tuo santo aiuto, perchè ogni nostra azione abbia da te il suo inizio ed in te il suo compimento” Amen.
martedì 9 giugno 2015
SAN FRANCESCO E IL VANGELO 10 Giugno 2015
Mercoledì 10 Giugno 2015
Matteo 5, 17-19
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto.
Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli».
Leggenda Maggiore di San Bonaventura XIII, 10: FF 1235
1235 10. Ora si è compiuta veramente in te la prima visione che tu vedesti, secondo la quale tu, futuro capitano dell'esercito di Cristo, dovevi essere decorato con l'insegna delle armi celesti e con il segno della croce. Ora il fatto che tu, al principio della tua conversione, abbia avuto quella visione, in cui il tuo spirito fu trafitto dalla spada dolorosa della compassione e quell'altro, in cui hai udito quella voce scendere dalla croce, come trono sublime e segreto propiziatorio di Cristo, come tu stesso hai confermato con la tua sacra parola, risultano indubitabilmente veri. Ora resta confermato che furono vere rivelazioni celesti, e non frutto di fantasia, quelle che seguirono alla tua conversione: quella della croce, che frate Silvestro vide uscire in maniera mirabile dalla tua bocca, quella delle spade, che il santo frate Pacifico vide trapassare il tuo corpo in forma di croce; quella in cui l'angelico frate Monaldo con chiarezza ti vide librato nell'aria in forma di croce, mentre Antonio, il Santo, predicava sulla scritta posta in cima alla croce. Ora, finalmente, verso il termine della tua vita, ti viene mostrato il Cristo contemporaneamente sotto la figura eccelsa del Serafino e nell'umile effige del Crocifisso, che infiamma d'amore il tuo spirito e imprime nel tuo corpo i sigilli, per cui tu vieni trasformato nell' altro Angelo, che sale dall'oriente e porti in te il segno del Dio vivente. Tutto questo da una parte conferisce la garanzia della credibilità alle visioni precedenti, mentre dall'altra riceve da essa la prova della veridicità.
MEDITAZIONE
Essere fedeli a Dio non significa attenersi all’una o all’altra delle prescrizioni contenute nella legge di Mosè: significa essere docili allo Spirito di quel Dio che i profeti hanno fatto conoscere a poco a poco a Israele, e che Gesù rivela con pienezza. Il Cristo non contraddice Mosè, lo supera. Gesù va al di là della legge, non contro di essa. Ciò che Gesù è venuto a ricordare è che la legge mosaica dei comandamenti ha un significato se viene osservata nel suo spirito originario e non come puro fatto esteriore. Compendio sommo di tutta la legge è l’amore: non dimentichiamo mai che alla fine della vita saremo giudicati sull’amore, e tale giudizio sarà molto esigenze. Tutto l’amore che Dio ha riversato su di noi richiede una risposta seria, perché anche noi possiamo giungere alla pienezza di carità raggiunta da Francesco.
PREGHIERA
Signore Dio, insegnaci a non disprezzare nessuno dei tuoi comandamenti, neppure quelli che ci sembrano di poca importanza. Ma liberaci anche da qualsiasi forma di legalismo, perché non sull’osservanza della legge, ma sulla qualità del nostro amore saremo giudicati prima di entrare nel Regno dei Cieli per sempre.
“ACTIONES NOSTRAS”
(Indulgenza parziale se recitata ogni giorno)
“Ispira le nostre azioni o Signore e accompagnale con il tuo santo aiuto, perchè ogni nostra azione abbia da te il suo inizio ed in te il suo compimento” Amen.
Matteo 5, 17-19
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto.
Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli».
Leggenda Maggiore di San Bonaventura XIII, 10: FF 1235
1235 10. Ora si è compiuta veramente in te la prima visione che tu vedesti, secondo la quale tu, futuro capitano dell'esercito di Cristo, dovevi essere decorato con l'insegna delle armi celesti e con il segno della croce. Ora il fatto che tu, al principio della tua conversione, abbia avuto quella visione, in cui il tuo spirito fu trafitto dalla spada dolorosa della compassione e quell'altro, in cui hai udito quella voce scendere dalla croce, come trono sublime e segreto propiziatorio di Cristo, come tu stesso hai confermato con la tua sacra parola, risultano indubitabilmente veri. Ora resta confermato che furono vere rivelazioni celesti, e non frutto di fantasia, quelle che seguirono alla tua conversione: quella della croce, che frate Silvestro vide uscire in maniera mirabile dalla tua bocca, quella delle spade, che il santo frate Pacifico vide trapassare il tuo corpo in forma di croce; quella in cui l'angelico frate Monaldo con chiarezza ti vide librato nell'aria in forma di croce, mentre Antonio, il Santo, predicava sulla scritta posta in cima alla croce. Ora, finalmente, verso il termine della tua vita, ti viene mostrato il Cristo contemporaneamente sotto la figura eccelsa del Serafino e nell'umile effige del Crocifisso, che infiamma d'amore il tuo spirito e imprime nel tuo corpo i sigilli, per cui tu vieni trasformato nell' altro Angelo, che sale dall'oriente e porti in te il segno del Dio vivente. Tutto questo da una parte conferisce la garanzia della credibilità alle visioni precedenti, mentre dall'altra riceve da essa la prova della veridicità.
MEDITAZIONE
Essere fedeli a Dio non significa attenersi all’una o all’altra delle prescrizioni contenute nella legge di Mosè: significa essere docili allo Spirito di quel Dio che i profeti hanno fatto conoscere a poco a poco a Israele, e che Gesù rivela con pienezza. Il Cristo non contraddice Mosè, lo supera. Gesù va al di là della legge, non contro di essa. Ciò che Gesù è venuto a ricordare è che la legge mosaica dei comandamenti ha un significato se viene osservata nel suo spirito originario e non come puro fatto esteriore. Compendio sommo di tutta la legge è l’amore: non dimentichiamo mai che alla fine della vita saremo giudicati sull’amore, e tale giudizio sarà molto esigenze. Tutto l’amore che Dio ha riversato su di noi richiede una risposta seria, perché anche noi possiamo giungere alla pienezza di carità raggiunta da Francesco.
PREGHIERA
Signore Dio, insegnaci a non disprezzare nessuno dei tuoi comandamenti, neppure quelli che ci sembrano di poca importanza. Ma liberaci anche da qualsiasi forma di legalismo, perché non sull’osservanza della legge, ma sulla qualità del nostro amore saremo giudicati prima di entrare nel Regno dei Cieli per sempre.
“ACTIONES NOSTRAS”
(Indulgenza parziale se recitata ogni giorno)
“Ispira le nostre azioni o Signore e accompagnale con il tuo santo aiuto, perchè ogni nostra azione abbia da te il suo inizio ed in te il suo compimento” Amen.
lunedì 8 giugno 2015
SAN FRANCESCO E IL VANGELO 9 Giugno 2015
Martedì 9 Giugno 2015
Matteo 5, 13-16
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.
Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli».
Leggenda Maggiore di San Bonaventura XIII, 9: FF 1234
1234 9. Orsù, dunque, o valorosissimo cavaliere di Cristo brandisci le armi del tuo stesso invittissimo Capitano: cosi splendidamente armato, sconfiggerai tutti gli avversari. Brandisci il vessillo del Re altissimo: alla sua vista, tutti i combattenti dell'esercito di Dio ritroveranno coraggio. Ma brandisci anche il sigillo di Cristo, il pontefice sommo: con questa garanzia le tue parole e le tue azioni saranno da tutti e a piena ragione ritenute irreprensibili e autentiche ! Ormai, nessuno ti deve recare molestia per le stimmate del Signore Gesù, che porti nel tuo corpo; anzi ogni servitore di Cristo è tenuto a venerarti con tutto l'affetto. Ormai, per questi segni certissimi, non solo confermati a sufficienza da due o tre testimoni, ma confermati in sovrabbondanza da prove innumerevoli, gli insegnamenti di Dio in te e per te si sono dimostrati veracissimi e tolgono agli increduli ogni velo di scusa, rinsaldano nella fede i credenti, li elevano con la fiducia della speranza, li infiammano col fuoco della carità.
MEDITAZIONE
Per essere discepoli del Cristo, non basta conoscerlo o ascoltarlo: bisogna anche essere missionari del Vangelo, e farlo conoscere attraverso una vita che riveli al mondo il sapore e la luce del Vangelo. Gesù ci ama e ci stima: Egli sa che abbiamo un grandissimo potenziale d’amore e di bene che possiamo diffondere in mezzo agli altri. Essere sale e luce vuol dire avere le loro stesse caratteristiche: sono cose semplici e quotidiane, ma guai se dovesse mancare la luce del sole, o il sale nelle pietanze…Dio ci ha chiamati ad essere suoi collaboratori, anzi, in qualche modo siamo come Lui, che è la luce del mondo….Possano dire a noi, come a Francesco: “….., gli insegnamenti di Dio in te e per te si sono dimostrati veracissimi e tolgono agli increduli ogni velo di scusa, rinsaldano nella fede i credenti, li elevano con la fiducia della speranza, li infiammano col fuoco della carità”.
PREGHIERA
Signore Gesù Cristo, sei Tu il sale della terra e la luce del mondo, ma nella tua bontà hai voluto che lo fossero anche i tuoi discepoli. Rendili trasparenti alla tua luce e al tuo amore, Tu che vivi con il Padre e con lo Spirito Santo , nei secoli dei secoli.
“ACTIONES NOSTRAS”
(Indulgenza parziale se recitata ogni giorno)
“Ispira le nostre azioni o Signore e accompagnale con il tuo santo aiuto, perchè ogni nostra azione abbia da te il suo inizio ed in te il suo compimento” Amen.
domenica 7 giugno 2015
SAN FRANCESCO E IL VANGELO 8 Giugno 2015
Lunedì 8 Giugno 2015
Matteo 5, 1-1
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».
Leggenda Maggiore di San Bonaventura XIII,8: FF 1233
1233 Ma la ferita del costato la nascondeva con tanta premura, che nessuno la poté osservare, mentre era in vita, se non furtivamente. Uno dei frati, che era solito servirlo con molto zelo, lo persuase una volta, con pia astuzia, a lasciarsi togliere la tonaca, per ripulirla. Così, guardando con attenzione, poté vedere la piaga: la toccò rapidamente con tre dita e poté misurare, a vista e al tatto, la grandezza della ferita. Con analoga astuzia riuscì a vederla anche il frate che era allora suo vicario. Un frate suo compagno, di ammirevole semplicità, mentre una volta gli frizionava le spalle malate, facendo passare la mano attraverso il cappuccio, la lasciò scivolare per caso sulla sacra ferita, procurandogli intenso dolore. Per questa ragione il Santo portava, da allora, mutande così fatte che arrivavano fino alle ascelle e proteggevano la ferita del costato. I frati che gli lavavano le mutande e gli ripulivano di quando in quando la tonaca, trovavano quegli indumenti arrossati di sangue e così, attraverso questa prova evidente, poterono conoscere, senza ombra di dubbio, I'esistenza della sacra ferita, che, poi, alla sua morte, insieme con molti altri, poterono venerare e contemplare a faccia svelata
MEDITAZIONE
Gesù porta agli uomini la felicità a cui Dio li chiama. Bisogna però che essi siano disponibili a riceverla. Fin dall’inizio del suo primo discorso, quindi, il Cristo proclama chi potrà godere del dono da Lui offerto a tutti gli uomini. Per amore di Gesù il cristiano deve soggiacere alle ingiustizie e chiudere gli occhi di fronte alla cattiveria? Gesù desidera che il cristiano assuma un modo di comportarsi completamente diverso: di fronte all’ingiustizia e al sopruso, deve saper brillare per sconfiggere la cattiveria con la forza inerme dell’amore. L’amore vince sempre, anche se passa attraverso strade differenti rispetto ad ogni logica umana: è quella la vera vittoria. Francesco aveva capito che non solo dobbiamo perdonare, ma addirittura siamo chiamati a dare. E che cosa? Il dono più bello e gratuito: la preghiera. Nelle Ammonizioni (FF 56) Francesco così ammonisce i suoi frati:
[56] O frati tutti, riflettiamo attentamente che il Signore dice: "Amate i vostri nemici e fate del bene a quelli che vi odiano", poiché il Signore nostro Gesù Cristo, di cui dobbiamo seguire le orme, chiamò amico il suo traditore e si offrì spontaneamente ai suoi crocifissori. Sono, dunque, nostri amici tutti coloro che ingiustamente ci infliggono tribolazioni e angustie, ignominie e ingiurie, dolori e sofferenze, martirio e morte, e li dobbiamo amare molto poiché, a motivo di ciò che essi ci infliggono, abbiamo la vita eterna. Con il suo stesso amore e la sua stessa generosità preghiamo sempre per chi ci ha causato sofferenza.
PREGHIERA
Signore, Dio nostro, il tuo Figlio è venuto ad annunciare l’avvento di un mondo nuovo in cui i poveri sono ricchi, quelli che piangono possiedono la gioia e quelli che hanno fame di giustizia sono saziati. Aprici veramente a questa nuova legge, così sconcertante per il nostro limitato modo di vedere, e donaci un cuore puro, perché possiamo contemplarti faccia a faccia. Per Gesù Cristo, nostro Signore.
“ACTIONES NOSTRAS”
(Indulgenza parziale se recitata ogni giorno)
“Ispira le nostre azioni o Signore e accompagnale con il tuo santo aiuto, perchè ogni nostra azione abbia da te il suo inizio ed in te il suo compimento” Amen.
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Matteo 5, 1-1
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».
Leggenda Maggiore di San Bonaventura XIII,8: FF 1233
1233 Ma la ferita del costato la nascondeva con tanta premura, che nessuno la poté osservare, mentre era in vita, se non furtivamente. Uno dei frati, che era solito servirlo con molto zelo, lo persuase una volta, con pia astuzia, a lasciarsi togliere la tonaca, per ripulirla. Così, guardando con attenzione, poté vedere la piaga: la toccò rapidamente con tre dita e poté misurare, a vista e al tatto, la grandezza della ferita. Con analoga astuzia riuscì a vederla anche il frate che era allora suo vicario. Un frate suo compagno, di ammirevole semplicità, mentre una volta gli frizionava le spalle malate, facendo passare la mano attraverso il cappuccio, la lasciò scivolare per caso sulla sacra ferita, procurandogli intenso dolore. Per questa ragione il Santo portava, da allora, mutande così fatte che arrivavano fino alle ascelle e proteggevano la ferita del costato. I frati che gli lavavano le mutande e gli ripulivano di quando in quando la tonaca, trovavano quegli indumenti arrossati di sangue e così, attraverso questa prova evidente, poterono conoscere, senza ombra di dubbio, I'esistenza della sacra ferita, che, poi, alla sua morte, insieme con molti altri, poterono venerare e contemplare a faccia svelata
MEDITAZIONE
Gesù porta agli uomini la felicità a cui Dio li chiama. Bisogna però che essi siano disponibili a riceverla. Fin dall’inizio del suo primo discorso, quindi, il Cristo proclama chi potrà godere del dono da Lui offerto a tutti gli uomini. Per amore di Gesù il cristiano deve soggiacere alle ingiustizie e chiudere gli occhi di fronte alla cattiveria? Gesù desidera che il cristiano assuma un modo di comportarsi completamente diverso: di fronte all’ingiustizia e al sopruso, deve saper brillare per sconfiggere la cattiveria con la forza inerme dell’amore. L’amore vince sempre, anche se passa attraverso strade differenti rispetto ad ogni logica umana: è quella la vera vittoria. Francesco aveva capito che non solo dobbiamo perdonare, ma addirittura siamo chiamati a dare. E che cosa? Il dono più bello e gratuito: la preghiera. Nelle Ammonizioni (FF 56) Francesco così ammonisce i suoi frati:
[56] O frati tutti, riflettiamo attentamente che il Signore dice: "Amate i vostri nemici e fate del bene a quelli che vi odiano", poiché il Signore nostro Gesù Cristo, di cui dobbiamo seguire le orme, chiamò amico il suo traditore e si offrì spontaneamente ai suoi crocifissori. Sono, dunque, nostri amici tutti coloro che ingiustamente ci infliggono tribolazioni e angustie, ignominie e ingiurie, dolori e sofferenze, martirio e morte, e li dobbiamo amare molto poiché, a motivo di ciò che essi ci infliggono, abbiamo la vita eterna. Con il suo stesso amore e la sua stessa generosità preghiamo sempre per chi ci ha causato sofferenza.
PREGHIERA
Signore, Dio nostro, il tuo Figlio è venuto ad annunciare l’avvento di un mondo nuovo in cui i poveri sono ricchi, quelli che piangono possiedono la gioia e quelli che hanno fame di giustizia sono saziati. Aprici veramente a questa nuova legge, così sconcertante per il nostro limitato modo di vedere, e donaci un cuore puro, perché possiamo contemplarti faccia a faccia. Per Gesù Cristo, nostro Signore.
“ACTIONES NOSTRAS”
(Indulgenza parziale se recitata ogni giorno)
“Ispira le nostre azioni o Signore e accompagnale con il tuo santo aiuto, perchè ogni nostra azione abbia da te il suo inizio ed in te il suo compimento” Amen.
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sabato 6 giugno 2015
SAN FRANCESCO E IL VANGELO 7 Giugno 2015
Domenica 7 Giugno 2015
Marco 14, 12-16, 22-26
Il primo giorno degli Àzzimi, quando si immolava la Pasqua, i discepoli dissero a Gesù: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?».
Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi».
I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.
Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio».
Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.
Il primo giorno degli Àzzimi, quando si immolava la Pasqua, i discepoli dissero a Gesù: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?».
Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi».
I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.
Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio».
Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.
Leggenda Maggiore di San Bonaventura XIII,8: FF 1232
1232 8. Grande era la cura che egli metteva nel nascondere il tesoro scoperto nel campo; ma non poté impedire che alcuni vedessero le stimmate delle mani e dei piedi, benché tenesse le mani quasi sempre coperte e, da allora, andasse con i piedi calzati. Videro, durante la sua vita, molti frati: uomini già per se stessi in tutto e per tutto degni di fede a causa della loro santità eccelsa, essi vollero tuttavia confermare con giuramento, fatto sopra i libri sacri, che così era e che così avevano visto. Videro anche, stante la loro familiarità con il Santo alcuni cardinali e resero testimonianza alla verità sia con la parola sia con gli scritti, intessendo veridicamente le lodi delle sacre stimmate in prose rimate, inni ed antifone, che pubblicarono in suo onore. Anche il sommo pontefice, papa Alessandro, predicando al popolo, in presenza di molti frati, fra cui c'ero anch'io affermò di aver potuto osservare quelle stimmate sacre con i propri occhi, mentre il Santo era in vita. Videro, alla sua morte, più di cinquanta frati, e Chiara la vergine a Dio devotissima, con le altre sue suore, nonché innumerevoli secolari. Molti di essi, come si dirà a suo luogo, mentre le baciavano per devozione, le toccarono anche ripetutamente, per averne una prova sicura
1232 8. Grande era la cura che egli metteva nel nascondere il tesoro scoperto nel campo; ma non poté impedire che alcuni vedessero le stimmate delle mani e dei piedi, benché tenesse le mani quasi sempre coperte e, da allora, andasse con i piedi calzati. Videro, durante la sua vita, molti frati: uomini già per se stessi in tutto e per tutto degni di fede a causa della loro santità eccelsa, essi vollero tuttavia confermare con giuramento, fatto sopra i libri sacri, che così era e che così avevano visto. Videro anche, stante la loro familiarità con il Santo alcuni cardinali e resero testimonianza alla verità sia con la parola sia con gli scritti, intessendo veridicamente le lodi delle sacre stimmate in prose rimate, inni ed antifone, che pubblicarono in suo onore. Anche il sommo pontefice, papa Alessandro, predicando al popolo, in presenza di molti frati, fra cui c'ero anch'io affermò di aver potuto osservare quelle stimmate sacre con i propri occhi, mentre il Santo era in vita. Videro, alla sua morte, più di cinquanta frati, e Chiara la vergine a Dio devotissima, con le altre sue suore, nonché innumerevoli secolari. Molti di essi, come si dirà a suo luogo, mentre le baciavano per devozione, le toccarono anche ripetutamente, per averne una prova sicura
MEDITAZIONE
L’Eucaristia ci ricorda la vita di Gesù offerta in sacrificio per tutti gli uomini. In Cristo si è compiuto un fatto irripetibile: nell’Eucaristia si identificano contemporaneamente il sacerdote e il sacrificio, offerto sull’altare della croce. Come giustamente dice sant’Agostino, quando ci nutriamo del Pane eucaristico, non siamo noi ad assimilarlo a noi come facciamo con ogni cibo, ma è l’Eucaristia che ci assimila a sé e ci rende “creatura nuova”. Chi si nutre del Pane eucaristico non può più vivere per sé stesso: come Gesù Cristo anche noi siamo invitati ad unirci a quel sacrificio per donare la nostra vita come ha fatto Lui. Nell’Eucaristia Gesù, per amore, dona tutto sé stesso: quando partecipiamo alla Messa, riflettiamo mai su questo dono infinito? Nelle Ammonizioni di San Francesco, troviamo scritto: (FF 142-143-144-145)
[142] 3 Perciò tutti coloro che videro il Signore Gesù secondo l'umanità, ma non videro né credettero, secondo lo spirito e la divinità, che egli è il vero Figlio di Dio, sono condannati. 9 E cosi ora tutti quelli che vedono il sacramento, che viene santificato per mezzo delle parole del Signore sopra l'altare nelle mani del sacerdote, sotto le specie del pane e del vino, e non vedono e non credono, secondo lo spirito e la divinità, che è veramente il santissimo corpo e il sangue del Signore nostro Gesù Cristo, sono condannati, 10 perché è l'Altissimo stesso che ne dà testimonianza, quando dice: "Questo è il mio corpo e il mio sangue della nuova alleanza [che sarà sparso per molti"] (Mc 14, 22.24), 11 e ancora: "Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, ha la vita eterna" (Cfr. Gv 6,55).
L’Eucaristia ci ricorda la vita di Gesù offerta in sacrificio per tutti gli uomini. In Cristo si è compiuto un fatto irripetibile: nell’Eucaristia si identificano contemporaneamente il sacerdote e il sacrificio, offerto sull’altare della croce. Come giustamente dice sant’Agostino, quando ci nutriamo del Pane eucaristico, non siamo noi ad assimilarlo a noi come facciamo con ogni cibo, ma è l’Eucaristia che ci assimila a sé e ci rende “creatura nuova”. Chi si nutre del Pane eucaristico non può più vivere per sé stesso: come Gesù Cristo anche noi siamo invitati ad unirci a quel sacrificio per donare la nostra vita come ha fatto Lui. Nell’Eucaristia Gesù, per amore, dona tutto sé stesso: quando partecipiamo alla Messa, riflettiamo mai su questo dono infinito? Nelle Ammonizioni di San Francesco, troviamo scritto: (FF 142-143-144-145)
[142] 3 Perciò tutti coloro che videro il Signore Gesù secondo l'umanità, ma non videro né credettero, secondo lo spirito e la divinità, che egli è il vero Figlio di Dio, sono condannati. 9 E cosi ora tutti quelli che vedono il sacramento, che viene santificato per mezzo delle parole del Signore sopra l'altare nelle mani del sacerdote, sotto le specie del pane e del vino, e non vedono e non credono, secondo lo spirito e la divinità, che è veramente il santissimo corpo e il sangue del Signore nostro Gesù Cristo, sono condannati, 10 perché è l'Altissimo stesso che ne dà testimonianza, quando dice: "Questo è il mio corpo e il mio sangue della nuova alleanza [che sarà sparso per molti"] (Mc 14, 22.24), 11 e ancora: "Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, ha la vita eterna" (Cfr. Gv 6,55).
[143] 12 Per cui lo Spirito del Signore, che abita nei suoi fedeli, è lui che riceve il santissimo corpo e il sangue del Signore. 13 Tutti gli altri, che non partecipano dello stesso Spirito e presumono ricevere il santissimo corpo e il sangue del Signore, mangiano e bevono la loro condanna (Cfr. 1Cor 11,29). 14 Perciò: Figli degli uomini, fino a quando sarete duri di cuore? (Sal 4,3) 15 Perché non conoscete la verità e non credete nel Figlio di Dio? (Cfr. Gv 9,35)
[144] 16 Ecco, ogni giorno egli si umilia (Cfr. Fil 2,8), come quando dalla sede regale (Cfr. Sap 18,15) discese nel grembo della Vergine; 17 ogni giorno egli stesso viene a noi in apparenza umile; 18 ogni giorno discende dal seno del Padre sulI'altare nelle mani del sacerdote. 19 E come ai santi apostoli si mostrò nella vera carne, così anche ora si mostra a noi nel pane consacrato. 20 E come essi con gli occhi del loro corpo vedevano soltanto la carne di lui, ma, contemplandolo con gli occhi dello spirito, credevano che egli era lo stesso Dio, 21 così anche noi, vedendo pane e vino con gli occhi del corpo, dobbiamo vedere e credere fermamente che questo è il suo santissimo corpo e sangue vivo e vero.
[145] 22 E in tale maniera il Signore è sempre presente con i suoi fedeli, come egli stesso dice: "Ecco, io sono con voi sino alla fine del mondo" (Mt 28,20).
L’amore di Gesù per noi, ha conquistato anche il nostro cuore?
L’amore di Gesù per noi, ha conquistato anche il nostro cuore?
PREGHIERA
Gesù, nell’Eucaristia, non solo mi dai il tuo Corpo, ma anche il tuo Cuore colmo di bontà e di misericordia. Nel cibarmi di Te, ti chiedo oggi di rendere il mio cuore simile al tuo, mentre propongo seriamente di sostare spesso davanti al Tabernacolo dove sei prigioniero d’amore: mio Signore, desidero adorarti in riparazione di tutte le offese e gli oltraggi che continuamente ricevi da noi. Amen.
Gesù, nell’Eucaristia, non solo mi dai il tuo Corpo, ma anche il tuo Cuore colmo di bontà e di misericordia. Nel cibarmi di Te, ti chiedo oggi di rendere il mio cuore simile al tuo, mentre propongo seriamente di sostare spesso davanti al Tabernacolo dove sei prigioniero d’amore: mio Signore, desidero adorarti in riparazione di tutte le offese e gli oltraggi che continuamente ricevi da noi. Amen.
“ACTIONES NOSTRAS”
(Indulgenza parziale se recitata ogni giorno)
“Ispira le nostre azioni o Signore e accompagnale con il tuo santo aiuto, perchè ogni nostra azione abbia da te il suo inizio ed in te il suo compimento” Amen.
(Indulgenza parziale se recitata ogni giorno)
“Ispira le nostre azioni o Signore e accompagnale con il tuo santo aiuto, perchè ogni nostra azione abbia da te il suo inizio ed in te il suo compimento” Amen.
SAN FRANCESCO E IL VANGELO 6 Giugno 2015
Sabato 6 Giugno 2015
Marco 12, 38-44
Parola del Signore.
Forma breve (Mc 12, 41-44):
Dal Vangelo secondo Marco
Leggenda Maggiore di San Bonaventura XIII, 7: FF 1231
MEDITAZIONE
PREGHIERA
“ACTIONES NOSTRAS”
(Indulgenza parziale se recitata ogni giorno)
“Ispira le nostre azioni o Signore e accompagnale con il tuo santo aiuto, perchè ogni nostra azione abbia da te il suo inizio ed in te il suo compimento” Amen.
Marco 12, 38-44
In quel tempo, Gesù [nel tempio] diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».
Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo.
Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».
Parola del Signore.
Forma breve (Mc 12, 41-44):
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù, seduto di fronte al tesoro [nel tempio], osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo.
Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».
Leggenda Maggiore di San Bonaventura XIII, 7: FF 1231
1231 Una volta, d'inverno, il Santo stava compiendo un viaggio, cavalcando, per la debolezza fisica e l'asperità della strada, un asinello, di proprietà d'un poveruomo. Non poterono giungere all'ospizio prima del calar della notte e dovettero pernottare sotto la sporgenza d'una roccia, per evitare in qualche modo i danni della neve. Il Santo si accorse che il suo accompagnatore brontolava sottovoce, si lamentava, sospirava, si agitava da una parte e dall'altra, perché aveva un vestito troppo leggero e non riusciva a dormire a causa del freddo intenso. Infiammato dal fuoco dell'amor divino, egli stese allora la mano e lo toccò. Fatto davvero mirabile: al contatto di quella mano sacra, che portava in sé il carbone ardente del serafino, immediatamente quell'uomo si sentì invadere, dentro e fuori, da un fortissimo calore, quasi fosse investito dalla fiamma di una fornace. Confortato nello spirito e nel corpo subito s'addormentò, fra sassi e nevi, e dormì fino al mattino, più saporitamente di quanto avesse mai riposato nel proprio letto, come poi raccontò lui stesso. Tutti questi sono indizi sicuri, da cui risulta che quei sacri sigilli furono impressi dalla potenza di Colui che, mediante il ministero dei serafini, purifica, illumina ed infiamma. Difatti essi, all'esterno, purificavano dalla pestilenza ed erano efficacissimi nel donare ai corpi salute, serenità e calore . Ciò fu dimostrato da miracoli anche più probanti, che avvennero dopo la morte del Santo e che noi riporteremo più tardi, a suo luogo.
MEDITAZIONE
Ecco ciò che Gesù condanna e ciò che ammira: Marco ci propone due esempi, uno da fuggire, (quello dell’orgoglio che sotto una maschera di falsa pietà ricerca sé stesso in ogni cosa), e uno da imitare,( quello del povero che dimentica veramente sé stesso per donare tutto a Dio). A Dio non interessa quanto gli si dà, ma come glielo si dà. Tutti possono dare il superfluo, non c’è bisogno di particolare spirito di fede per questo tipo di gesti. Ma dare il necessario, cioè ciò che serve per vivere e dal quale si sa che dipende la sopravvivenza, questo è fidarsi davvero di Dio, questo è veramente eroico. Nel Vangelo, dunque, la vedova diventa il modello del vero discepolo di Gesù, perché insegna cosa significhi fidarsi veramente di Dio. Noi, come francescani, abbiamo come fulgido esempio san Francesco: egli, vivendo nell’imitazione di Cristo, proprio come Gesù ha donato tutto sé stesso e la sua vita, e come la vedova ora è per tutti un segno sincero dell’amore che si dona.
PREGHIERA
Signore, Tu hai saputo vedere, al di là dei due spiccioli, il valore reale dell’offerta della vedova. Insegnaci a
donare non soltanto ciò che abbiamo, ma anche ciò che siamo, pagando di persona in un impegno di servizio a te e ai fratelli. Tu che hai offerto la tua vita per condurre tutti all’eterna gioia della tua gloria, nei secoli dei secoli.
donare non soltanto ciò che abbiamo, ma anche ciò che siamo, pagando di persona in un impegno di servizio a te e ai fratelli. Tu che hai offerto la tua vita per condurre tutti all’eterna gioia della tua gloria, nei secoli dei secoli.
“ACTIONES NOSTRAS”
(Indulgenza parziale se recitata ogni giorno)
“Ispira le nostre azioni o Signore e accompagnale con il tuo santo aiuto, perchè ogni nostra azione abbia da te il suo inizio ed in te il suo compimento” Amen.
giovedì 4 giugno 2015
SAN FRANCESCO E IL VANGELO 5 Giugno 2015
Venerdì 5 Giugno 2015
Marco 12, 35-37
Siedi alla mia destra,
finché io ponga i tuoi nemici
sotto i tuoi piedi”.
Davide stesso lo chiama Signore: da dove risulta che è suo figlio?».
E la folla numerosa lo ascoltava volentieri.
Leggenda Maggiore di San Bonaventura XIII, 7: FF 1230
MEDITAZIONE
PREGHIERA
“ACTIONES NOSTRAS”
(Indulgenza parziale se recitata ogni giorno)
“Ispira le nostre azioni o Signore e accompagnale con il tuo santo aiuto, perchè ogni nostra azione abbia da te il suo inizio ed in te il suo compimento” Amen.
Marco 12, 35-37
In quel tempo, insegnando nel tempio, Gesù diceva: «Come mai gli scribi dicono che il Cristo è figlio di Davide? Disse infatti Davide stesso, mosso dallo Spirito Santo:
“Disse il Signore al mio Signore:Siedi alla mia destra,
finché io ponga i tuoi nemici
sotto i tuoi piedi”.
Davide stesso lo chiama Signore: da dove risulta che è suo figlio?».
E la folla numerosa lo ascoltava volentieri.
Leggenda Maggiore di San Bonaventura XIII, 7: FF 1230
1230 7. Nel territorio attorno alla Verna, prima che il Santo vi soggiornasse, i raccolti venivano ogni anno distrutti da una violenta grandinata, provocata da una nube che si alzava dalla montagna. Ma, dopo quella fausta apparizione, con meraviglia degli abitanti, la grandine non venne più: evidentemente l'aspetto stesso del cielo, divenuto sereno in maniera inusitata, dichiarava, così, la grandezza di quella visione e la virtù taumaturgica delle stimmate, che proprio là erano state impresse.
MEDITAZIONE
Dio aveva promesso che un discendente di Davide sarebbe stato il Messia. Ma l’inviato di Dio è più che un uomo, in quanto è destinato a condividere la gloria di Colui che l’ha mandato e a portare il suo nome di Signore. Gesù non rifiuta l’ascendenza davidica del Messia, ma invita ad andare “oltre”. Gesù, era il Messia, ovvero il Cristo. Messia e Cristo sono due parole che hanno lo stesso significato, ovvero “unto”. Il Messia era effettivamente un discendente di Davide dal punto di vista umano, però il fatto che Davide, ispirato dallo Spirito Santo, potesse chiamare un suo discendente “mio Signore” era piuttosto curioso. Come poteva Davide chiamare suo signore un discendente che non era neanche nato? Il Messia poteva essere signore di Davide solo se fosse stato più che umano, solo attraverso l’incarnazione. Non avrebbe senso chiamare proprio signore un discendente che nascesse diverse centinaia di anni dopo di noi, a meno che quel discendente fosse già esistente in vita al momento della nostra affermazione e fosse un nostro superiore. Naturalmente Davide non si rendeva conto della portata delle sue parole ma Gesù precisa che tali parole sono state ispirate dallo Spirito Santo. Nel corso della storia alcuni hanno esaltato solo la natura umana di Gesù, altri solo quella divina. Ma Dio ha scelto di salvare l’uomo attraverso il mistero dell’incarnazione. Gesù è contemporaneamente figlio e signore di Davide, figlio di Davide e figlio di Dio, umano e divino allo stesso tempo. La Parola di Dio è chiara in proposito. Ma per chi non crede la Parola non ha significato. Solo il Signore può farci comprendere i misteri che essa contiene. Francesco non solo pregava, ma leggeva sempre il Vangelo e lo meditava. Noi abbiamo riflettuto davvero sulla portata delle parole di Gesù? Abbiamo davvero compreso la grandezza di Gesù il Messia?
PREGHIERA
Signore Gesù, Figlio di Davide e figlio di Dio, Tu sei per tutta l’umanità un mistero e un richiamo. Fà che la tua persona non cessi mai di interpellarci, in modo che attraverso di te e in te noi continuiamo a cercare il Padre
presso il quale Tu vivi nei secoli dei secoli presso il quale Tu vivi nei secoli dei secoli.
“ACTIONES NOSTRAS”
(Indulgenza parziale se recitata ogni giorno)
“Ispira le nostre azioni o Signore e accompagnale con il tuo santo aiuto, perchè ogni nostra azione abbia da te il suo inizio ed in te il suo compimento” Amen.
mercoledì 3 giugno 2015
SAN FRANCESCO E IL VANGELO 4 Giugno 2015
Giovedì 4 Giugno 2015
Marco 12, 28b-34
Leggenda Maggiore di San Bonaventura XIII, 6: FF 1229
MEDITAZIONE
PREGHIERA
“ACTIONES NOSTRAS”
(Indulgenza parziale se recitata ogni giorno)
“Ispira le nostre azioni o Signore e accompagnale con il tuo santo aiuto, perchè ogni nostra azione abbia da te il suo inizio ed in te il suo compimento” Amen.
Marco 12, 28b-34
In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?».
Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi».
Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocàusti e i sacrifici».
Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.
Leggenda Maggiore di San Bonaventura XIII, 6: FF 1229
1229 6. Nella provincia di Rieti, infieriva un'epidemia gravissima e violentissima, che sterminava buoi e pecore, senza possibilità di rimedio. Ma un uomo timorato di Dio una notte ebbe una visione, in cui lo si esortava a recarsi in fretta al romitorio dei frati, dove allora dimorava il servo di Dio, a prendere l'acqua con cui Francesco si era lavato, per aspergerne tutti gli animali. Al mattino, quello andò al luogo e, ottenuta di nascosto quella sciacquatura dai compagni del Santo, andò ad aspergere con essa le pecore e i buoi ammalati. Meraviglia!: appena toccati da quell'acqua, fosse pure una goccia sola, gli animali colpiti ricuperavano le forze, si alzavano Immediatamente e correvano al pascolo, come se non avessero mai avuto malattie. Così, per l'ammirabile efficacia di quell'acqua, che era stata a contatto con le sacre piaghe, ogni piaga scompariva e la pestilenza fu cacciata dal bestiame.
MEDITAZIONE
Amare come vuole l’unico Dio, Signore di tutti gli uomini, è donarsi totalmente a Lui e trattare gli altri come vorremmo essere trattati noi stessi. Questo amore è l’anima del vero culto. Amare come vuole l’unico Dio, vuol dire essere alla continua ricerca del proprio cuore e del proprio essere più profondo. Là Dio ci viene incontro e, soltanto a partire di là, potremo a nostra volta andare incontro agli uomini. Gesù ha affermato con forza il primato dell’amore, un amore vissuto “con tutto il cuore” (intensità di affetti), “con tutta l’anima” (intensità di ascolto), “con tutta la mente” (intensità di riflessione e di meditazione). Se riusciremo a vivere questo genere di amore, come Francesco l’ha vissuto, anche noi capiremo l’amore di Dio per noi, e sapremo amare come siamo amati.
PREGHIERA
Signore, Dio nostro, Tu non hai voluto essere il solo a ricevere l’amore delle tue creature, ma hai chiesto oro di vivere nell’amore reciproco. Aiutaci a mettere tutto il nostro cuore, tutta la nostra mente e tutta la nostra forza nell’unire in una perfetta armonia il dono di noi stessi ai fratelli e a te, che ci ami da sempre e regni nei secoli dei secoli.
“ACTIONES NOSTRAS”
(Indulgenza parziale se recitata ogni giorno)
“Ispira le nostre azioni o Signore e accompagnale con il tuo santo aiuto, perchè ogni nostra azione abbia da te il suo inizio ed in te il suo compimento” Amen.
lunedì 1 giugno 2015
SAN FRANCESCO E IL VANGELO 3 Giugno 2015
Mercoledì 3 Giugno 2015
Marco 12, 18-27
In quel tempo, vennero da Gesù alcuni sadducei – i quali dicono che non c’è risurrezione – e lo interrogavano dicendo: «Maestro, Mosè ci ha lasciato scritto che, se muore il fratello di qualcuno e lascia la moglie senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello. C’erano sette fratelli: il primo prese moglie, morì e non lasciò discendenza. Allora la prese il secondo e morì senza lasciare discendenza; e il terzo egualmente, e nessuno dei sette lasciò discendenza. Alla fine, dopo tutti, morì anche la donna. Alla risurrezione, quando risorgeranno, di quale di loro sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie».
Rispose loro Gesù: «Non è forse per questo che siete in errore, perché non conoscete le Scritture né la potenza di Dio? Quando risorgeranno dai morti, infatti, non prenderanno né moglie né marito, ma saranno come angeli nei cieli. Riguardo al fatto che i morti risorgono, non avete letto nel libro di Mosè, nel racconto del roveto, come Dio gli parlò dicendo: “Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe”? Non è Dio dei morti, ma dei viventi! Voi siete in grave errore».
Leggenda Maggiore di San Bonaventura XIII, 5: FF 1228
1228 5. Così il verace amore di Cristo aveva trasformato I'amante nella immagine stessa dell'amato. Si compì, intanto, il numero dei quaranta giorni che egli aveva stabilito di trascorrere nella solitudine e sopravvenne anche la solennità dell'arcangelo Michele. Perciò l'uomo angelico Francesco discese dal monte: e portava in sé l'effigie del Crocifisso, raffigurata non su tavole di pietra o di legno dalla mano di un artefice, ma disegnata nella sua carne dal dito del Dio vivente. E, poiché è cosa buona nascondere il segreto del re, egli, consapevole del regalo segreto, nascondeva il più possibile quei segni sacri. Ma a Dio appartiene rivelare a propria gloria i prodigi che egli compie e, perciò, Dio stesso, che aveva impresso quei segni nel segreto, li fece conoscere apertamente per mezzo dei miracoli, affinché la forza nascosta e meravigliosa di quelle stimmate si rivelasse con evidenza nella chiarezza dei segni.
MEDITAZIONE
L’uomo è fatto per la morte? Sì, dicono i sadducei, perché la sopravvivenza avrebbe conseguenze assurde. Per loro tutto finisce con la morte, non credono all’aldilà: non capiscono che la morte scioglie i vincoli terreni, ma non distrugge l’amicizia spirituale che unisce l’una all’altra due anime immortali. Per questo Gesù risponde “No”: il Dio vivente vuole dare all’uomo la vita che scaturisce dalla risurrezione. Non si tratta di un prolungamento della vita terrena, ma dell’inizio di una vita nuova, la vita eterna del cielo. In questo mondo le cose umane hanno importanza, perché Dio è invisibile. Nell’aldilà solo Dio ha significato: tutto il resto non ha più importanza. E’ sempre molto difficile, per l’uomo, capire quale sia la natura della vita eterna; non riusciamo neppure a capire che Dio ci ama, e come ci ama. Beato l’uomo che vive in intimità con Dio, perché Dio stesso gli svela i misteri del Regno e già sulla terra ne gode le dolcezze, come Francesco.
PREGHIERA
Signore, Dio nostro, spontaneamente noi tendiamo ad immaginare la vita futura sul modello della vita presente. Apri il nostro spirito, donaci di comprendere le Scritture, in modo che non pensiamo tanto alla nostra sopravvivenza quanto alla comunione con te, il Dio dei viventi, per i secoli dei secoli.
“ACTIONES NOSTRAS”
(Indulgenza parziale se recitata ogni giorno)
“Ispira le nostre azioni o Signore e accompagnale con il tuo santo aiuto, perchè ogni nostra azione abbia da te il suo inizio ed in te il suo compimento” Amen.
Marco 12, 18-27
In quel tempo, vennero da Gesù alcuni sadducei – i quali dicono che non c’è risurrezione – e lo interrogavano dicendo: «Maestro, Mosè ci ha lasciato scritto che, se muore il fratello di qualcuno e lascia la moglie senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello. C’erano sette fratelli: il primo prese moglie, morì e non lasciò discendenza. Allora la prese il secondo e morì senza lasciare discendenza; e il terzo egualmente, e nessuno dei sette lasciò discendenza. Alla fine, dopo tutti, morì anche la donna. Alla risurrezione, quando risorgeranno, di quale di loro sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie».
Rispose loro Gesù: «Non è forse per questo che siete in errore, perché non conoscete le Scritture né la potenza di Dio? Quando risorgeranno dai morti, infatti, non prenderanno né moglie né marito, ma saranno come angeli nei cieli. Riguardo al fatto che i morti risorgono, non avete letto nel libro di Mosè, nel racconto del roveto, come Dio gli parlò dicendo: “Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe”? Non è Dio dei morti, ma dei viventi! Voi siete in grave errore».
Leggenda Maggiore di San Bonaventura XIII, 5: FF 1228
1228 5. Così il verace amore di Cristo aveva trasformato I'amante nella immagine stessa dell'amato. Si compì, intanto, il numero dei quaranta giorni che egli aveva stabilito di trascorrere nella solitudine e sopravvenne anche la solennità dell'arcangelo Michele. Perciò l'uomo angelico Francesco discese dal monte: e portava in sé l'effigie del Crocifisso, raffigurata non su tavole di pietra o di legno dalla mano di un artefice, ma disegnata nella sua carne dal dito del Dio vivente. E, poiché è cosa buona nascondere il segreto del re, egli, consapevole del regalo segreto, nascondeva il più possibile quei segni sacri. Ma a Dio appartiene rivelare a propria gloria i prodigi che egli compie e, perciò, Dio stesso, che aveva impresso quei segni nel segreto, li fece conoscere apertamente per mezzo dei miracoli, affinché la forza nascosta e meravigliosa di quelle stimmate si rivelasse con evidenza nella chiarezza dei segni.
MEDITAZIONE
L’uomo è fatto per la morte? Sì, dicono i sadducei, perché la sopravvivenza avrebbe conseguenze assurde. Per loro tutto finisce con la morte, non credono all’aldilà: non capiscono che la morte scioglie i vincoli terreni, ma non distrugge l’amicizia spirituale che unisce l’una all’altra due anime immortali. Per questo Gesù risponde “No”: il Dio vivente vuole dare all’uomo la vita che scaturisce dalla risurrezione. Non si tratta di un prolungamento della vita terrena, ma dell’inizio di una vita nuova, la vita eterna del cielo. In questo mondo le cose umane hanno importanza, perché Dio è invisibile. Nell’aldilà solo Dio ha significato: tutto il resto non ha più importanza. E’ sempre molto difficile, per l’uomo, capire quale sia la natura della vita eterna; non riusciamo neppure a capire che Dio ci ama, e come ci ama. Beato l’uomo che vive in intimità con Dio, perché Dio stesso gli svela i misteri del Regno e già sulla terra ne gode le dolcezze, come Francesco.
PREGHIERA
Signore, Dio nostro, spontaneamente noi tendiamo ad immaginare la vita futura sul modello della vita presente. Apri il nostro spirito, donaci di comprendere le Scritture, in modo che non pensiamo tanto alla nostra sopravvivenza quanto alla comunione con te, il Dio dei viventi, per i secoli dei secoli.
“ACTIONES NOSTRAS”
(Indulgenza parziale se recitata ogni giorno)
“Ispira le nostre azioni o Signore e accompagnale con il tuo santo aiuto, perchè ogni nostra azione abbia da te il suo inizio ed in te il suo compimento” Amen.
SAN FRANCESCO E IL VANGELO 2 Giugno 2015
Martedì 2 Giugno 2015
Marco 12, 13-17
In quel tempo, mandarono da Gesù alcuni farisei ed erodiani, per coglierlo in fallo nel discorso.
Vennero e gli dissero: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno, ma insegni la via di Dio secondo verità. È lecito o no pagare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare, o no?».
Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse loro: «Perché volete mettermi alla prova? Portatemi un denaro: voglio vederlo». Ed essi glielo portarono.
Allora disse loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Gesù disse loro: «Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio».
E rimasero ammirati di lui.
Leggenda Maggiore di San Bonaventura XIII, 4: FF 1227
Vedeva, il servo di Cristo, che le stimmate impresse in forma così palese non potevano restare nascoste ai compagni più intimi; temeva, nondimeno, di mettere in pubblico il segreto del Signore ed era combattuto da un grande dubbio: dire quanto aveva visto o tacere? Chiamò, pertanto, alcuni dei frati e, parlando in termini generali, espose loro il dubbio e chiese consiglio. Uno dei frati, Illuminato, di nome e di grazia, intuì che il Santo aveva avuto una visione straordinaria, per il fatto che sembrava tanto stupefatto, e gli disse: “ Fratello, sappi che qualche volta i segreti divini ti vengono rivelati non solo per te, ma anche per gli altri. Ci sono, dunque, buone ragioni per temere che, se tieni celato quanto hai ricevuto a giovamento di tutti, venga giudicato colpevole di aver nascosto il talento ". Il Santo fu colpito da queste parole e, benché altre volte fosse solito dire: “ Il mio segreto è per me ”, pure in quella circostanze, con molto timore, riferì come era avvenuta la visione e aggiunse che, durante l'apparizione il serafino gli aveva detto alcune cose, che in vita sua non avrebbe mai confidato a nessuno. Evidentemente i discorsi di quel sacro serafino, mirabilmente apparso in croce, erano stati così sublimi che non era concesso agli uomini di proferirli.
MEDITAZIONE
Alle opposte ideologie fra cui i suoi nemici vogliono obbligarlo a scegliere, Gesù oppone una verità che tutti devono accettare: l’uomo in primo luogo è debitore di sé stesso a Dio, il quale lo ha creato a sua immagine. Per quanto riguarda la situazione concreta, se i giudei hanno accettato la moneta di Cesare, paghino anche il tributo che questo fatto comporta: “Rendete a Cesare ciò che è di Cesare, e a Dio ciò che è di Dio”. L’insegnamento è duplice: l’autorità civile ha diritto all’obbedienza, soprattutto di coloro che approfittano dei vantaggi che essa reca; ma questa obbedienza non può ostacolare un’obbedienza superiore: quella che si deve a Dio. Gesù ha impresso nei nostri cuori il sigillo della sua creativa presenza, ci ha resi uomini e donne abbandonati alla divina volontà e docili ai suoi progetti. Francesco era totalmente abbandonato alla volontà di Dio, la sua preghiera era intrisa di speranza e di attesa per la realizzazione dei disegni di Dio e annunciava il Vangelo ogni giorno, con la sua vita, con la certezza che ciò accelera l’avanzare del Regno di Dio nel mondo. Anche da noi Dio si aspetta che gli diamo ciò che gli appartiene: il primo posto nella nostra vita. Gli spetta di diritto, in quanto è Lui il nostro Creatore. Forza, dunque, togliamo le bende dell’egoismo dai nostri occhi : esse annebbiano la nostra vista e ci impediscono di vedere e comprendere le meraviglie che Dio opera in noi e attorno a noi.
PREGHIERA
Signore Gesù, rendici capaci di compiere con coscienza il nostro dovere politico e civile, e in ogni situazione fa che sappiamo rendere a Dio quello che è di Dio, il Re dell’universo che regna per i secoli dei secoli.
“ACTIONES NOSTRAS”
(Indulgenza parziale se recitata ogni giorno)
“Ispira le nostre azioni o Signore e accompagnale con il tuo santo aiuto, perchè ogni nostra azione abbia da te il suo inizio ed in te il suo compimento” Amen.
Marco 12, 13-17
In quel tempo, mandarono da Gesù alcuni farisei ed erodiani, per coglierlo in fallo nel discorso.
Vennero e gli dissero: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno, ma insegni la via di Dio secondo verità. È lecito o no pagare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare, o no?».
Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse loro: «Perché volete mettermi alla prova? Portatemi un denaro: voglio vederlo». Ed essi glielo portarono.
Allora disse loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Gesù disse loro: «Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio».
E rimasero ammirati di lui.
Leggenda Maggiore di San Bonaventura XIII, 4: FF 1227
Vedeva, il servo di Cristo, che le stimmate impresse in forma così palese non potevano restare nascoste ai compagni più intimi; temeva, nondimeno, di mettere in pubblico il segreto del Signore ed era combattuto da un grande dubbio: dire quanto aveva visto o tacere? Chiamò, pertanto, alcuni dei frati e, parlando in termini generali, espose loro il dubbio e chiese consiglio. Uno dei frati, Illuminato, di nome e di grazia, intuì che il Santo aveva avuto una visione straordinaria, per il fatto che sembrava tanto stupefatto, e gli disse: “ Fratello, sappi che qualche volta i segreti divini ti vengono rivelati non solo per te, ma anche per gli altri. Ci sono, dunque, buone ragioni per temere che, se tieni celato quanto hai ricevuto a giovamento di tutti, venga giudicato colpevole di aver nascosto il talento ". Il Santo fu colpito da queste parole e, benché altre volte fosse solito dire: “ Il mio segreto è per me ”, pure in quella circostanze, con molto timore, riferì come era avvenuta la visione e aggiunse che, durante l'apparizione il serafino gli aveva detto alcune cose, che in vita sua non avrebbe mai confidato a nessuno. Evidentemente i discorsi di quel sacro serafino, mirabilmente apparso in croce, erano stati così sublimi che non era concesso agli uomini di proferirli.
MEDITAZIONE
Alle opposte ideologie fra cui i suoi nemici vogliono obbligarlo a scegliere, Gesù oppone una verità che tutti devono accettare: l’uomo in primo luogo è debitore di sé stesso a Dio, il quale lo ha creato a sua immagine. Per quanto riguarda la situazione concreta, se i giudei hanno accettato la moneta di Cesare, paghino anche il tributo che questo fatto comporta: “Rendete a Cesare ciò che è di Cesare, e a Dio ciò che è di Dio”. L’insegnamento è duplice: l’autorità civile ha diritto all’obbedienza, soprattutto di coloro che approfittano dei vantaggi che essa reca; ma questa obbedienza non può ostacolare un’obbedienza superiore: quella che si deve a Dio. Gesù ha impresso nei nostri cuori il sigillo della sua creativa presenza, ci ha resi uomini e donne abbandonati alla divina volontà e docili ai suoi progetti. Francesco era totalmente abbandonato alla volontà di Dio, la sua preghiera era intrisa di speranza e di attesa per la realizzazione dei disegni di Dio e annunciava il Vangelo ogni giorno, con la sua vita, con la certezza che ciò accelera l’avanzare del Regno di Dio nel mondo. Anche da noi Dio si aspetta che gli diamo ciò che gli appartiene: il primo posto nella nostra vita. Gli spetta di diritto, in quanto è Lui il nostro Creatore. Forza, dunque, togliamo le bende dell’egoismo dai nostri occhi : esse annebbiano la nostra vista e ci impediscono di vedere e comprendere le meraviglie che Dio opera in noi e attorno a noi.
PREGHIERA
Signore Gesù, rendici capaci di compiere con coscienza il nostro dovere politico e civile, e in ogni situazione fa che sappiamo rendere a Dio quello che è di Dio, il Re dell’universo che regna per i secoli dei secoli.
“ACTIONES NOSTRAS”
(Indulgenza parziale se recitata ogni giorno)
“Ispira le nostre azioni o Signore e accompagnale con il tuo santo aiuto, perchè ogni nostra azione abbia da te il suo inizio ed in te il suo compimento” Amen.
SAN FRANCESCO E IL VANGELO 1 GIUGNO 2015
Lunedì 1 Giugno 2015
Marco 12, 1-12
Leggenda Maggiore di San Bonaventura XIII,3 : FF 1226
MEDITAZIONE
ACTIONES NOSTRAS”
(Indulgenza parziale se recitata ogni giorno)
“Ispira le nostre azioni o Signore e accompagnale con il tuo santo aiuto, perchè ogni nostra azione abbia da te il suo inizio ed in te il suo compimento” Amen
Marco 12, 1-12
In quel tempo, Gesù si mise a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti, agli scribi e agli anziani]:
«Un uomo piantò una vigna, la circondò con una siepe, scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano.
Al momento opportuno mandò un servo dai contadini a ritirare da loro la sua parte del raccolto della vigna. Ma essi lo presero, lo bastonarono e lo mandarono via a mani vuote. Mandò loro di nuovo un altro servo: anche quello lo picchiarono sulla testa e lo insultarono. Ne mandò un altro, e questo lo uccisero; poi molti altri: alcuni li bastonarono, altri li uccisero.
Ne aveva ancora uno, un figlio amato; lo inviò loro per ultimo, dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma quei contadini dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e l’eredità sarà nostra”. Lo presero, lo uccisero e lo gettarono fuori della vigna.
Che cosa farà dunque il padrone della vigna? Verrà e farà morire i contadini e darà la vigna ad altri. Non avete letto questa Scrittura: “La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo; questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi”?».
E cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della folla; avevano capito infatti che aveva detto quella parabola contro di loro. Lo lasciarono e se ne andarono.
Leggenda Maggiore di San Bonaventura XIII,3 : FF 1226
1226 Scomparendo, la visione gli lasciò nel cuore un ardore mirabile e segni altrettanto meravigliosi lasciò impressi nella sua carne. Subito, infatti, nelle sue mani e nei suoi piedi, incominciarono ad apparire segni di chiodi, come quelli che poco prima aveva osservato nell'immagine dell'uomo crocifisso. Le mani e i piedi, proprio al centro, si vedevano confitte ai chiodi; le capocchie dei chiodi sporgevano nella parte interna delle mani e nella parte superiore dei piedi, mentre le punte sporgevano dalla parte opposta. Le capocchie nelle mani e nei piedi erano rotonde e nere; le punte, invece, erano allungate, piegate all'indietro e come ribattute, ed uscivano dalla carne stessa, sporgendo sul resto della carne. Il fianco destro era come trapassato da una lancia e coperto da una cicatrice rossa, che spesso emanava sacro sangue, imbevendo la tonaca e le mutande.
MEDITAZIONE
La parabola di oggi ci offre un compendio della storia della salvezza in cui sono concentrati gli avvenimenti più importanti dell’Antico Testamento: la sorte dei profeti e la morte di Gesù fuori delle mura di Gerusalemme. Gesù rivela per la prima volta il mistero della propria persona: Egli è il “Figlio prediletto” annunciato dai profeti e rifiutato, come loro, dai capi del popolo. Passando attraverso la morte, Egli compirà l’opera meravigliosa dell’umanità, che grazie a Lui diventa la vigna feconda del Padre. IL cristiano deve vivere con fede nella pazienza, nella pietà, nella carità, nella docilità alla Luce; deve vivere tutto raccolto per ricondurre la propria anima a Dio e lavorare e vivere davanti a Lui. E’ fondamentale comprendere che il Regno di Cristo e del Padre è fondato sull’amore, si regge con l’amore, unisce i sudditi nell’amore. Ma l’amore vero, quello essenzialmente altruista, si dimostra attraverso il servizio prestato ai fratelli: perciò, vivere cristianamente vuol dire servire il prossimo come ha fatto Gesù. Il più elevato dei servizi per Francesco è donare agli uomini l’amore di Dio e, per farlo bene, faceva il possibile per imitare Gesù e vivere come Lui. Il ricordo del Cristo crocifisso dominava continuamente i suoi pensieri e il suo spirito, e desiderava così tanto di essere trasformato in Colui che amava, che Dio volle premiare il suo servo col sigillo del suo Unigenito Figlio.
PREGHIERA
O Dio infinitamente buono, nel tuo amore per gli uomini hai inviato loro molti messaggeri, e infine hai mandato il
tuo Figlio prediletto. Noi non siamo migliori dei nostri padri, ma chiediamo alla tua grazia di renderci capaci di accogliere il tuo amore e di offrire al tuo Figlio non una croce, ma un cuore in cui possa porre la sua dimora, nei secoli dei secoli.ACTIONES NOSTRAS”
(Indulgenza parziale se recitata ogni giorno)
“Ispira le nostre azioni o Signore e accompagnale con il tuo santo aiuto, perchè ogni nostra azione abbia da te il suo inizio ed in te il suo compimento” Amen
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