SAN FRANCESCO E IL VANGELO 101
MERCOLEDI' 11 APRILE 2018
S. STANISLAO-memoria-
S. STANISLAO-memoria-
GIOVANNI 3, 16-21
Dio ha mandato il Figlio nel mondo, perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.
Dio ha mandato il Figlio nel mondo, perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.
E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».
Parola del Signore
+Dalla LEGGENDA PERUGINA 1552
OTTIENE LA CHIESA DELLA PORZIUNCOLA
1552 8. Vedendo che Dio voleva moltiplicare il numero dei suoi discepoli, Francesco disse loro: « Carissimi fratelli e figli miei, vedo che il Signore vuole moltiplicarci. E perciò mi sembra cosa buona e conveniente a dei religiosi, ottenere dal vescovo o dai canonici di San Rufino o dall'abate del monastero di San Benedetto, una piccola chiesa poverella, dove possiamo recitare le Ore liturgiche e accanto a questa, avere una dimora, piccola anch'essa e povera, costruita con fango e vimini, dove riposare e attendere al necessario lavoro. Invero, il luogo dove sostiamo ora non è quello adatto, essendo l'abitazione troppo angusta per i fratelli che vi dimorano e che Dio si appresta a rendere numerosi; soprattutto, non abbiamo a disposizione una chiesa, dove recitare le Ore; di più, se alcuno venisse a morte, non sarebbe dignitoso seppellirlo qui o in una chiesa del clero secolare ».Tale proposta piacque agli altri frati. Allora Francesco si alzò e andò dal vescovo di Assisi, e ripeté davanti a lui Ie stesse parole esposte prima ai fratelli. Gli rispose il vescovo: «Fratello, non ho alcuna chiesa da potervi dare ». Il Santo andò dai canonici di San Rufino e ripropose la sua domanda; e quelli risposero come il vescovo. Si diresse perciò alla volta del monastero di San Benedetto del monte Subasio, e rivolse all'abate la richiesta espressa in antecedenza al vescovo e ai canonici, aggiungendo la risposta avuto dall'uno e dagli altri. Preso da compassione, I'abate tenne consiglio con i suoi confratelli sulI'argomento e, per volontà del Signore, concesse a Francesco e ai suoi frati la chiesa di Santa Maria della Porziuncola, la più poverella che avevano. Era anche la più misera che si potesse trovare nel territorio di Assisi, proprio come Francesco desiderava. E gli disse l'abate: « Fratello, abbiamo esaudito la tua domanda. Ma vogliamo che, se il Signore moltiplicherà la vostra congregazione, questo luogo sia il capo di tutti quelli che
fonderete ». La condizione piacque a Francesco e agli altri suoi fratelli. Fu molto felice il Santo che ai frati fosse donato quel luogo, soprattutto perché la chiesa portava il nome della Madre di Dio, perché era così povera e perché era denominata «della Porziuncola », quasi a presagio che sarebbe divenuta madre e capo dei poveri frati minori. Tale nome derivava dalla contrada in cui la chiesetta sorgeva, zona anticamente detta appunto Porziuncola.
Francesco era solito dire: « Per questo motivo il Signore ha stabilito che non fosse concessa ai frati altra chiesa, e che in quella circostanza i primi frati non ne costruissero una nuova, e non avessero che quella: perché essa fu come una profezia, compiutasi con la fondazione dei frati minori ».
E sebbene fosse tanto povera e quasi in rovina, per lungo tempo gli uomini della città di Assisi e di quella contrada sempre ebbero gran devozione (accresciutasi poi ai nostri giorni) verso quella chiesa. Non appena i frati vi si stabilirono, il Signore accresceva quasi ogni giorno il loro numero. La loro fama e rinomanza si sparse per tutta la valle di Spoleto. In antico, la chiesa era chiamata Santa Maria degli Angeli, ma il popolo la chiamava Santa Maria della Porziuncola. Però, dopo che i frati la restaurarono, uomini e donne della zona presero a dire:« Andiamo a Santa Maria degli Angeli! ». Sebbene l'abate e i monaci avessero concesso in dono a Francesco e ai suoi frati la chiesa senza volerne contraccambio o tributo annuo, tuttavia il Santo, da abile e provetto muratore che intese fondare la sua casa sulla salda roccia, e cioè fondare il suo Ordine sulla vera povertà, ogni anno mandava al monastero una corba piena di pesciolini chiamati lasche. E ciò in segno di sincera umiltà e povertà, affinché i frati non avessero in proprietà nessun luogo, e nemmeno vi abitassero, se non era sotto il dominio altrui, così che essi non avessero il potere di vendere o alienare in alcun modo. E ogni anno, quando i frati portavano i pesciolini ai monaci, questi, in grazia dell'umiltà, donavano a lui e ai suoi fratelli una giara piena di olio.
MEDITAZIONE
Gesù non è venuto per condannare ma per salvare. Gesù è venuto a rivelare l'amore di Dio per gli uomini. Di fronte a questa luce si impone una scelta decisiva: la fede conduce alla salvezza, mentre chi preferisce le tenebre si condanna con le proprie mani. “Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate”. Dio ha effettivamente amato il mondo, tutto il mondo, tutte le creature. L’amore di Dio si è rivolto verso tutti , anche verso coloro che resistono al bene e al suo amore. Dio non si limita quindi a rendere migliori coloro che sono già buoni: Egli si identifica anche con i cattivi che vuole salvare: per loro ha donato la sua vita. Riconoscente per l'amore infinito di Dio, Francesco, “ Al sentir nominare l'amore del Signore, subito si sentiva stimolato, colpito, infiammato: quel nome era per lui come un plettro, che gli faceva vibrare l'intimo del cuore. <Offrire, in compenso dell'elemosina, il prezioso patrimonio dell'amor di Dio - così egli affermava – è nobile prodigalità; e stoltissimi sono coloro che lo stimano meno del denaro, poiché soltanto il prezzo inapprezzabile dell'amor divino è capace di comprare il regno dei cieli. E molto si deve amare l'amore di Colui che molto ci ha amato”.
PREGHIERA
O Dio,
che al santo vescovo Stanislao
hai dato la grazia di concludere con il martirio
il suo servizio pastorale,
concedi anche a noi,
che lo veneriamo come intercessore,
di perseverare, forti nella fede,
per tutti i giorni della nostra vita.
Per il nostro Signore Gesù Cristo ...
O Dio,
che al santo vescovo Stanislao
hai dato la grazia di concludere con il martirio
il suo servizio pastorale,
concedi anche a noi,
che lo veneriamo come intercessore,
di perseverare, forti nella fede,
per tutti i giorni della nostra vita.
Per il nostro Signore Gesù Cristo ...
ACTIONES NOSTRAS”
(Indulgenza parziale se recitata ogni giorno)
(Indulgenza parziale se recitata ogni giorno)
“Ispira le nostre azioni o Signore e accompagnale con il tuo santo aiuto, perchè ogni nostra azione abbia da te il suo inizio ed in te il suo compimento” Amen

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