giovedì 31 dicembre 2015

SAN FRANCESCO E IL VANGELO 1 Gennaio 2016

SAN FRANCESCO E IL VANGELO 1

Venerdì 1 Gennaio 2016
MARIA SS.MADRE DI DIO-solennità-proprio

Luca 2,16-21
I pastori trovarono Maria e Giuseppe e il bambino. Dopo otto giorni gli fu messo nome Gesù.

+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. 
Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.
Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.
Parola del Signore

Dalla Lettera del Ministro Generale e del Consiglio Generale a tutti i Fratelli e Sorelle Francescani del Terzo Ordine Regolare in occasione del Natale, 2011 

LA VERGINE MARIA NELLA VITA E NELLA DEVOZIONE DI SAN FRANCESCO

Sia Tommaso da Celano che san Bonaventura evidenziano il fatto che una delle ragioni per cui il Poverello venerava la vergine Maria era il fatto che aveva donato Gesù a noi come nostro fratello (cfr FF 786 e 1165). Nella nascita di Gesù, la partecipazione di Maria al progetto salvifico manifesta l’importanza dell’umanità nel mistero della nostra redenzione, sia quella di Gesù stesso sia quella della Vergine. Se poi realmente essa ci dona il salvatore come nostro fratello ciò significa che in qualche modo Maria è nostra madre come anche di tutti. Questo la rende perciò mediatrice tra Dio e l’umanità con e attraverso Cristo. Più di una volta Francesco nei suoi scritti invita Maria di intervenire presso Dio in nostro favore: • per intercedere le nostre preghiere: “Madre del santissimo Signore nostro Gesù Cristo, sposa dello Spirito Santo, prega per noi con san Michele arcangelo e con tutte le potenze angeliche dei cieli e con tutti i santi, presso il tuo santissimo diletto Figlio, Signore e maestro” (Ufficio della Passione: FF 281) • per intercedere il perdono: “E ora confesso al Signore Dio Padre e al Figlio e allo Spirito Santo, alla beata Maria sempre vergine e a tutti i santi in cielo e in terra, a frate H. [Elia], ministro della nostra Religione” (Lettera a tutto l’Ordine: FF 226) “E rimetti a noi i nostri debiti: per la tua ineffabile misericordia, per la portenza della passione del tuo Figlio diletto e per i meriti e l’intercessione della beatissima Vergine e di tutti i tuoi eletti” (Parafrasi del “Padre nostro”: FF 272) • per intercedere il ringraziamento: “E per il tuo amore supplichiamo umilmente la gloriosa e beatissima madre Maria sempre vergine, i beati […] affinché, come a te piace, per questi benefici rendano grazie a te, sommo vero Dio” (Regola non bollata: FF 67). Preghiera, perdono e ringraziamento: siano questi i tre preziosi doni che quest’anno vogliamo offrire al Signore nel celebrare la sua nascita. Conclusione Francesco era convinto che lui stesso e i suoi seguaci potessero vivere nella Chiesa come Maria, cioè totalmente disponibili alla potenza trasformante di Dio ed essere madri di Gesù, “quando lo portiamo nel nostro cuore e nel nostro corpo per mezzo del divino amore e della pura e sincera coscienza, e lo generiamo attraverso il santo operare, che deve risplendere in esempio per gli altri” (1 Lettera ai fedeli: FF 178/2). Per continuare la sua opera di salvezza, il Signore opera ancora oggi nel mondo attraverso la collaborazione di uomini e donne al suo progetto divino. Esempi di come ciò possa essere svolto, guardiamo la beata vergine Maria e san Francesco. E’ nostro BASILICA DEI SANTI COSMA E DAMIANO - VIA DEI FORI IMPERIALI, 1 – 00186 ROMA - ITALIA TEL. E FAX: 06 69 20 44 60 – E-mail: tor-sec.gen@tiscali.it 7 compito oggi fare ciò che essi hanno fatto: dire “sì” a Dio in modo radicale, per collaborare pienamente con la nostra vita al volere divino, ed essere madri di Gesù attraverso le nostre azioni e il nostro stile di vita.

MEDITAZIONE
Maria osserva tutto e tiene nel cuore. Anche lei impara e comprende dalla fede dei pastori; sa conservare nel cuore ciò che avviene, sa crescere nella fede dei più umili, sa tacere per ascoltare i semplici e perfino i peccatori. Maria è attenta ai messaggi e ai significati e li tiene in cuore meditandoli. Lo farà sempre, anche dopo lo smarrimento di Gesù. Il silenzio di Maria aveva colpito l'evangelista Luca che di lei intuisce la capacità di cogliere il senso profondo delle vicende, ma anche di contemplare in esse l'orma del Padre. Per questo la gioia di Maria è incontenibile e si manifesta come adorazione e ringraziamento. Questo è il "Magnificat"! Come Maria, anche noi dobbiamo meditare e conservare in cuore queste testimonianze grandiose sulla sua maternità che si estende a tutti perché è anche "Madre" di tutti i credenti. In lei, finalmente, si può trovare e avere pace, perché è svelato il volto paterno di Dio, l'Abbà da poter invocare sempre, anche nelle ore d'agonia, come Gesù nell'orto.

PREGHIERA
Padre buono,
che in Maria, vergine e madre,
benedetta fra tutte le donne,
hai stabilito la dimora
del tuo Verbo fatto uomo tra noi,
donaci il tuo Spirito,
perché tutta la nostra vita
nel segno della tua benedizione
si renda disponibile ad accogliere il tuo dono.
Per Gesù Cristo, nostro Signore.

“ACTIONES NOSTRAS”
(Indulgenza parziale se recitata ogni giorno)
“Ispira le nostre azioni o Signore e accompagnale con il tuo santo aiuto, perchè ogni nostra azione abbia da te il suo inizio ed in te il suo compimento” Amen



domenica 22 novembre 2015

SAN FRANCESCO E IL VANGELO 22 Novembre 2015

San Francesco e il Vangelo
SAN FRANCESCO E IL VANGELO 327
Domenica 22 Novembre 2015
Nostro Signore Gesù Cristo Re Dell’Universo
Giovanni 18, 33b-37
In quel tempo, Pilato disse a Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?».
Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù».
Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».
SAN FRANCESCO E I FIORETTI: FF 1840
CAPITOLO XII
Come santo Francesco puose frate Masseo allo ufficio della porta, della limosina e della cucina; poi a priego degli altri frati ne lo levò.
1840 Santo Francesco, volendo aumiliare frate Masseo, acciò che per molti doni e grazie che Iddio gli dava non si levasse in vanagloria, ma per virtù della umiltà crescesse con essi di virtù in virtù; una volta ch' egli dimorava in luogo solitario con que' primi suoi compagni veramente santi, de' quali era il detto frate Masseo, disse un dì a frate Masseo dinanzi a tutti i compagni: « O frate Masseo, tutti questi tuoi compagni hanno la grazia della contemplazione e della orazione; ma tu hai la grazia della predicazione della parola di Dio a soddisfare al popolo. E però io voglio, acciò che costoro possano intendere alla contemplazione, che tu faccia l' ufficio della porta e della limosina e della cucina; e quando gli altri frati mangeranno, e tu mangerai fuori della porta del luogo, sicchè a quelli che verranno al luogo, innanzi che picchino, tu soddisfaccia loro di qualche buone parole di Dio, sicchè non bisogni niuno andare fuori allora altri che tu. E questo fa per lo merito di santa obbidienza ». Allora frate Masseo si trasse il cappuccio e inchinò il capo, e umilemente ricevette e perseguitò questa obbedienza per più dì, facendo l' ufficio della porta, della limosina e della cucina.
Di che li compagni, come uomini alluminati da Dio, cominciarono a sentire ne' cuori loro grande rimordimento, considerando che frate Masseo era uomo di grande perfezione com' eglino o più, e a lui era posto tutto il peso del luogo e non a loro. Per la qual cosa eglino si mossono tutti di uno volere, e andorono a pregare il padre santo che gli piacesse distribuire fra loro quelli uffici, imperò che le loro coscienze per nessuno modo poteano sostenere che frate Masseo portasse tante fatiche. Udendo cotesto, santo Francesco sì credette a' loro consigli e acconsentì alle loro volontà. E chiamato frate Masseo, sì gli disse: « Frate Masseo, li tuoi compagni vogliono fare parte degli uffici ch' io t' ho dati; e però io voglio che li detti uffici si dovidano ». Dice frate Masseo con grande umiltà e pazienza: « Padre, ciò che m' imponi, o di tutto o di parte, io il reputo fatto da Dio tutto ». Allora santo Francesco, vedendo la carità di coloro e la umiltà di frate Masseo fece loro una predica maravigliosa e grande della santissima umiltà, ammaestrandoli che quanto maggiori doni e grazie ci dà Iddio, tanto noi dobbiamo esser più umili; imperò che sanza l' umiltà nessuna virtù è accettabile a Dio. E fatta la predica, distribuì gli uffici con grandissima carità.
A laude di Gesù Cristo e del poverello Francesco. Amen.
MEDITAZIONE
Gesù, nostro Signore e Salvatore, è il Re dell’Universo! Giovanni sceglie questo titolo come simbolo del potere di Cristo, su tutto e su tutti. Con la sua morte è giunta l’ora della verità, cioè che l’umanità può accedere alla comunione con Dio. La morte di Gesù non è una fine, al contrario, inaugura un Regno che non avrà mai fine. Siamo tutti in cammino verso un Regno che non è di questo mondo, vi andiamo con tanta fede e senza paura, perché il Regno di Dio è già in noi ! La carità e la santa umiltà ci permettono di vivere sempre in comunione con Dio. Nel brano dei “ Fioretti”(FF 1840) leggiamo che Francesco, “ vedendo la carità di coloro e la umiltà di frate Masseo fece loro una predica maravigliosa e grande della santissima umiltà, ammaestrandoli che quanto maggiori doni e grazie ci dà Iddio, tanto noi dobbiamo esser più umili; imperò che sanza l' umiltà nessuna virtù è accettabile a Dio”.
PREGHIERA
O Dio, fonte di ogni paternità,
che hai mandato il tuo Figlio
per farci partecipi del suo sacerdozio regale,
illumina il nostro spirito,
perché comprendiamo che servire è regnare,
e con la vita donata ai fratelli
confessiamo la nostra fedeltà al Cristo,
primogenito dei morti
e dominatore di tutti i potenti della terra. Per Gesù Cristo, nostro Signore.
“ACTIONES NOSTRAS”
(Indulgenza parziale se recitata ogni giorno)
“Ispira le nostre azioni o Signore e accompagnale con il tuo santo aiuto, perchè ogni nostra azione abbia da te il suo inizio ed in te il suo compimento” Amen

venerdì 20 novembre 2015

SAN FRANCESCO E IL VANGELO 21 Novembre 2015

SAN FRANCESCO E IL VANGELO 



                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                     Sabato 21 Novembre 2015
Presentazione Beata V.Maria
Luca 20, 27-40
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie».
Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».
Dissero allora alcuni scribi: «Maestro, hai parlato bene». E non osavano più rivolgergli alcuna domanda.
I FIORETTI DI SAN FRANCESCO: FF 1839
CAPITOLO XI
Come santo Francesco fece aggirare intorno intorno più volte frate Masseo, e poi n' andò a Siena.
1839 Andando un dì santo Francesco per cammino con frate Masseo, il detto frate Masseo andava un po' innanzi; e giungendo a un trivio di via, per lo quale si potea andare a Firenze, a Siena e Arezzo, disse frate Masseo: « Padre, per quale vìa dobbiamo noi andare? ». Risponde santo Francesco: « Per quella che Iddio votrà ». Disse frate Masseo: « E come potremo noi sapere la volontà di Dio? ». Risponde santo Francesco: « Al segnale ch'io ti mostrerò; onde io ti comando per lo merito della santa obbidienza, che in questo trivio, nello luogo ove tu tieni i piedi, t' aggiri intorno, intorno, come fanno i fanciulli, e non ristare di volgerti s' io non tel dico ». Allora frate Masseo incominciò a volgersi in giro; e tanto si volse, che per la vertigine del capo, la quale si suole generare per cotale girare, egli cadde più volte in terra; ma non dicendogli santo Francesco che ristesse, ed egli volendo fedelemente ubbidire, si rizzava. Alla fine, quando si volgeva forte, disse santo Francesco: « Sta' fermo e non ti muovere ». Ed egli stette; e santo Francesco il domanda: « Inverso che parte tieni la faccia? ». Risponde frate Masseo: « Inverso Siena ». Disse santo Francesco: « Quella è la via per la quale Iddio vuole che noi andiamo ».
Andando per quella via, frate Masseo fortemente si maravigliò di quello che santo Francesco gli avea fatto fare, come fanciulli, dinanzi a' secolari che passavano; nondimeno per riverenza non ardiva di dire niente al padre santo.
Appressandosi a Siena, il popolo della città udì dello avvenimento del santo, e fecionglisi incontro e per divozione il portarono lui e 'l compagno insino al vescovado, che non toccò niente terra co' piedi. In quell' ora alquanti uomini di Siena combatteano insieme, e già n' erano morti due di loro; giungendo ivi, santo Francesco predicò loro sl divotamente e sì santamente, che li ridusse tutti quanti a pace e grande umiltà e concordia insieme. Per la qual cosa, udendo il Vescovo di Siena quella santa operazione ch' avea fatta santo Francesco, lo 'nvitò a casa, e ricevettelo con grandissimo onore quel dì e anche la notte. E la mattina seguente santo Francesco, vero umile, il quale nelle sue operazioni non cercava se non la gloria di Dio, si levò per tempo col suo compagno, e partissi sanza saputa del Vescovo.
Di che il detto frate Masseo andava mormorando tra se medesimo, per la via, dicendo: « Che è quello ch' ha fatto questo buono uomo? Me fece aggirare come uno fanciullo, e al vescovo, che gli ha fatto tanto onore, non ha detto pure una buona parola, nè ringraziatolo ». E parea a frate Masseo che santo Francesco si fusse portato così indiscretamente Ma poi per divina ispirazione, ritornando in se medesimo e riprendendosi, disse fra suo cuore: « Frate Masseo, tu se' troppo superbo, il quale giudichi l' opere divine, e se' degno dello 'nferno per la tua indiscreta superbia: imperò che nel dì di ieri frate Francesco sì fece sì sante operazioni, che se le avesse fatte l' Agnolo di Dio, non sarebbono state più maravigliose. Onde se ti comandasse che gittassi le pietre, sì lo doveresti fare e ubbidirlo, che ciò ch'egli ha fatto in questa via è proceduto dall' operazione divina, siccome si dimostra nel buono fine ch'è seguito; pero che s' e' non avesse rappacificati coloro che combattevano insieme, non solamente molti corpi, come già aveano cominciato, sarebbero istati morti di coltello, ma eziandio molte anime il diavolo arebbe tratte allo 'nferno. E però tu se' stoltissimo e superbo, che mormori di quello che manifestamente procede dalla volontà di Dio ».
E tutte queste cose che dicea frate Masseo nel cuore suo, andando innanzi, furono da Dio rivelate a santo Francesco. Onde appressandosi santo Francesco a lui disse cosl: « A quelle cose che tu pensi ora t' attieni, però ch' elle sono buone e utili e da Dio spirate; ma la prima mormorazione che tu facevi era cieca e vana e superba e futti messa nell' animo dal demonio ». Allora frate Masseo chiaramente s' avvide che santo Francesco sapea li secreti del suo cuore, e certamente comprese che lo spirito della divina Sapienza dirizzava in tutti i suoi atti il padre santo.
A laude di Gesù Cristo e del poverello Francesco. Amen.
MEDITAZIONE
La fede nella risurrezione portava i giudei a pensare che i morti continuassero nella nuova vita le abitudini della vita terrena. Una tale fede viene colpita e giustamente ridicolizzata dai sadducei. Gesù non condivide il modo di pensare la risurrezione che avevano i giudei. Chi risorge dopo la morte non si sposa e non viene sposato. La vita dei risorti non è la continuazione delle forme delle vita terrena. I risorti non appartengono più a questo mondo terrestre, ma a quello futuro e nuovo. La risurrezione è la nostra nascita piena alla condizione di figli di Dio. Gesù infatti, figlio di Davide secondo la carne, è costituito Figlio di Dio con potenza secondo lo Spirito di santificazione, mediante la risurrezione dai morti (Rm 1,3-4). Egli è il primo fra molti fratelli, il primogenito di coloro che risuscitano dai morti (Rm 8,29; Col 1,18).
Dio è il Dio dei viventi, perché tutti vivono per lui. Dio, infatti, ha il potere di far partecipare i suoi amici a una vita nuova, la sua, liberandoli dalla morte per sempre. Francesco crede nella risurrezione e per lui il Cristo è sempre il Crocifisso vivente che gli parla, il Risorto, Colui nel quale il Padre esprime la salvezza compiuta…e che un giorno ritornerà….
PREGHIERA
Signore, Dio dei vivi, attraverso il Cristo che ha sconfitto la morte, Tu ci chiami a una vita senza fine. Fa di noi i tuoi figli, gli eredi della risurrezione, perché possiamo contemplare per sempre la gloria del tuo volto. Te lo chiediamo per Gesù Cristo, nostro Signore.
“ACTIONES NOSTRAS”
(Indulgenza parziale se recitata ogni giorno)
“Ispira le nostre azioni o Signore e accompagnale con il tuo santo aiuto, perchè ogni nostra azione abbia da te il suo inizio ed in te il suo compimento” Amen

mercoledì 18 novembre 2015

SAN FRANCESCO E IL VANGELO 19 Novembre 2015

SAN FRANCESCO E IL VANGELO 


                                                                                                                                                                                                                        Giovedì 19 Novembre 2015

S.Agnese d’Assisi
Luca 19, 41-44
In quel tempo, Gesù, quando fu vicino a Gerusalemme, alla vista della città pianse su di essa dicendo: 
«Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta alla pace! Ma ora è stato nascosto ai tuoi occhi. 
Per te verranno giorni in cui i tuoi nemici ti circonderanno di trincee, ti assedieranno e ti stringeranno da ogni parte; distruggeranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata».

I FIORETTI DI SAN FRANCESCO FF: 1837
CAPITOLO IX
Come santo Francesco insegneva rispondere a frate Lione, e non potè mai dire se non contrario di quello Francesco volea.
1837 Essendo santo Francesco una volta nel principio dell' Ordine con fra Lione in un luogo dove non aveano libri da dire l'Ufficio divino, quando venne l' ora del mattutino sì disse santo Francesco a frate Lione: « Carissimo, rloi non abbiamo breviario, col quale noi possiamo dire il mattutino; ma acciò che noi ispendiamo il tempo a laudare Iddio, io dirò e tu mi risponderai com' io t' insegnerò; e guarda che tu non muti le parole altrimenti ch' io t' insegnerò. Io dirò cosl: O frate Francesco, tu facesti tanti mali e tanti peccati nel secolo, che tu se' degno dello 'nferno; e tu, frate Lione, risponderai: Vera cosa è che tu meriti lo 'nferno profondissimo ». E frate Lione con semplicità colombina rispuose: « Volentieri, padre; incomincia al nome di Dio ». Allora santo Francesco cominciò a dire: « O frate Francesco, tu facesti tanti mali e tanti peccati nel secolo, che tu se' degno dello 'nferno ». E frate Lione risponde: « Iddio farà per te tanti beni, che tu ne andrai in Paradiso ». Disse santo Francesco: « Non dire così, frate Lione, ma quando io dirò: Frate Francesco, tu che hai fatte tante cose inique contro Dio, che tu se' degno d' esser maladetto da Dio; e tu rispondi così: Veramente tu se' degno d' esser messo tra' maladetti ». E frate Lione risponde: « Volentieri, padre ». Allora santo Francesco, con molte lagrime e sospiri e picchiare di petto, dice ad alta voce: « O Signore mio del cielo e della terra, io ho commesso contro a te tante iniquità e tanti peccati, che al tutto son degno d' esser da te maladetto ». E frate Lione risponde: « O frate Francesco, Iddio ti farà tale, che tra li benedetti tu sarai singolarmente benedetto». E santo Francesco maravigliandosi che frate Lione rispondea per lo contrario di quello che 'mposto gli avea, sì lo riprese dicendo: « Perchè non rispondi come io t' insegno? Io ti comando per santa ubbidienza che tu rispondi come io t'insegnerò. Io dirò così: O frate Francesco cattivello pensi tu che Dio arà misericordia di te? con ciò sia cosa che tu abbi commessi tanti peccati contra 'l Padre della misericordia e Dio d' ogni consolazione, che tu non se' degno di trovare misericordia. E tu, frate Lione pecorella, risponderai: Per nessun modo se'degno di trovare misericordia ». Ma poi quando santo Francesco disse: « O frate Francesco cattivello » etc.; frate Lione sì rispuose: « Iddio Padre, la cui misericordia c infinita più che il peccato tuo, farà teco grande misericordia, e sopra essa t' aggiugnerà molte grazie ». A questa risposta santo Francesco, dolcemente adirato e pazientemente turbato, disse a frate Lione: « E perchè hai tu avuto presunzione di fare contr' all' ubbidienza, e già cotante volte hai risposto il contrario di quello ch' io t'ho imposto? ». Risponde frate Lione molto umilemente e riverentemente: « Iddio il sa, padre mio, ch' ogni volta io m' ho posto in cuore di rispondere come tu m' hai comandato, ma Iddio mi fa parlare secondo che gli piace e non secondo piace a me ». Di che santo Francesco si maravigliò, e disse a frate Lione: « Io ti priego carissimamente che tu mi risponda questa volta com' io t' ho detto ». Risponde frate Lione: « Di' al nome di Dio, che per certo io risponderò questa volta come tu vuogli ». E santo Francesco lagrimando disse: « O frate Francesco cattivello, pensi tu che Iddio abbia misericordia di te? ». Risponde frate Lione: « Anzi grazia grande riceverai da Dio, ed esalteratti e glorificheratti in eterno, imperò che chi sè umilia sarà esaltato. E io non posso altro dire, imperò che Iddio parla per la bocca mia». E così in questa umile contenzione, con molte lagrime e con molta consolazione ispirituale, si vegghiarono infino a dì.
A laude di Gesù Cristo e del poverello Francesco. Amen.
MEDITAZIONE
Dice il Signore:
“Io ho progetti di pace e non di sventura;
voi mi invocherete e io vi esaudirò, 
e vi farò tornare da tutti i luoghi dove vi ho dispersi”. (Ger 29,11.12.14) Gesù cerca con tutti i mezzi di strappare gli uomini all’indifferenza e alla durezza di cuore che li chiude al suo messaggio di salvezza. Predica, minaccia, e persino piange. Quale amore rivelano quelle lacrime! Le potenze del male sono tenute lontane dalla protezione di Dio. Il giorno in cui allontaniamo Dio dalla nostra vita, esse si comportano come le belve feroci. Quando rifiutiamo il regno di Dio, cadiamo immediatamente sotto il potere del demonio, che "è stato omicida fin da principio" (Gv 8,44). Chiediamo al Signore, con intensa preghiera, che cessino le guerre attualmente in corso in tante parti del mondo e che i capi delle nazioni siano uomini sinceri ed energici, che cerchino sempre le vie della pace guidati dallo Spirito di Dio. San Francesco intercedi per noi.

PREGHIERA
Signore, Dio di misericordia, il tuo Figlio ha pianto su Gerusalemme che non aveva riconosciuto la via della pace. Quando anche noi rischiamo di fallire la nostra vita chiudendoci al tuo messaggio, abbi pietà di noi, rinnova il nostro cuore, aiutaci a prestare attenzione alla tua parola che dona la pace e insegnaci a riconoscere il tempo della tua visita. Te lo chiediamo per Gesù Cristo nostro Signore.

“ACTIONES NOSTRAS”
(Indulgenza parziale se recitata ogni giorno)
“Ispira le nostre azioni o Signore e accompagnale con il tuo santo aiuto, perchè ogni nostra azione abbia da te il suo inizio ed in te il suo compimento” Amen


Sant' Agnese di Assisi
16 novembre
Assisi 1197 - Assisi 1253

Tra le primissime discepole di santa Chiara, ad Assisi, ci fu la sorella minore Agnese. Aveva appena quindici anni quando nel 1212, a pochi giorni dall'apertura, bussò alla porta del conventino di San Damiano che Francesco aveva designato come casa del second'ordine. La leggenda narra dello scalpore suscitato ad Assisi dalla scelta delle due sorelle. La stessa famiglia inizialmente si oppose. Ma poi finì che anche una terza sorella, Beatrice, e la stessa madre, Ortolana, seguirono Chiara. Troppo forte era, dunque, il fascino del rinnovamento spirituale che da Assisi stava iniziando a diffondersi al mondo. E proprio Agnese fu scelta nel 1219 dalla sorella Chiara per andare a fondare il secondo monastero delle clarisse, quello di Monticelli a Firenze. Qui visse in estrema povertà fino al 1253 quando già ormai malata, per suo desiderio venne ricondotta a San Damiano, dove morì. Chiara si era spenta appena tre mesi prima. (Avvenire)
Etimologia: Agnese = pura, casta, dal greco
Martirologio Romano: Ad Assisi in Umbria nel convento di San Damiano, santa Agnese, vergine, che, seguendo nel fiore della giovinezza le orme di sua sorella santa Chiara, abbracciò con tutto il cuore la povertà sotto la guida di san Francesco. Nel coro del poverissimo conventino di San Damiano, presso Assisi, si possono ancora leggere i nomi delle prime compagne che seguirono Santa Chiara e l'esempio di San Francesco sulla via della totale rinunzia e dell'assoluta povertà.Sono nomi molto belli, di donne e fanciulle di Assisi, che si direbbero quasi simbolici di quelle " colombe deargentate " che a San Damiano ebbero il primo nido: Ortolana, Agnese, Beatrice, Pacifica, Benvenuta, Cristiana, Amata, Illuminata, Consolata...I primi tre nomi appartengono a tre donne della stessa famiglia di Santa Chiara: quello di Ortolana alla madre; quelli di Agnese e di Beatrice a due sorelle.Agnese era la sorella minore di Chiara, e giunse a San Damiano sedici giorni dopo che Francesco, nel 1212, aveva assegnato alla sorella maggiore l'umilissimo conventino come luogo di penitenza e primo nucleo dei Secondo Ordine francescano. Poco dopo vi giunse l'altra sorella, Beatrice, e poco dopo ancora la madre, Ortolana. Agnese di Assisi fu così la più fedele seguace della sorella Chiara, che fu a sua volta la seguace più fedele di San Francesco. Visse nell'ombra luminosa della sorella, assoggettandosi dolcemente al suo dolce coman-do, sempre obbediente e sempre affettuosa. Già il suo nome di Agnese, derivato da quello di agnus, agnello, e portato da migliaia di donne e da molte Sante, dopo l'antica Martire romana, ce la dipinge mite e mansueta, senza però farci dimenticare che anche a lei, come alla sorella maggiore, va attribuita una fermezza di carattere eccezionale e quasi virile, soprattutto nell'osservanza più rigorosa della Regola francescana nella sua più assoluta durezza. La leggenda ha insistito, con abbondanza di particolari, sui contrasti tra la decisione delle due fanciulle, Chiara e Agnese, e quella della famiglia, che non voleva permettere il loro abbandono del mondo e quale abbandono! Certo è che il fatto dovette suscitare un enorme scandalo nella buona società di Assisi, soprattutto perché le due sorelle non cedettero ad insistenze né a violenze, e restarono a San Damiano, seguite anzi dall'altra sorella e dalla Madre. Veramente, Agnese non vi restò a lungo. Per quanto straziata dal distacco (ci è restata, per quanto di dubbia autenticità, una sua commoventissima lettera di commiato), obbedì alla sorella come sempre le avrebbe obbedito, per recarsi a Firenze, nel 1219, a fondarvi il secondo convento delle Clarisse, quello di Monticelli. A Monticelli, Agnese fu superiora degna del proprio nome e della propria famiglia, affettuosa con le sue Clarisse e caritatevole verso il prossimo quanto era inflessibile verso se stessa, tenacemente attaccata ai voti francescani, soprattutto a quello dell'assoluta povertà. Visse - di pane e di acqua, con un rude cilicio intorno ai teneri fianchi - fino al 1253, quando morì a San Damiano, secondo il suo vivissimo desiderio, tre mesi dopo la sorella Chiara. Aveva cinquantasei anni, essendo appena quindicenne quando si era fatta tagliare i lunghi capelli di avvenente fanciulla assisiate.La data di culto per la Chiesa universale è il 16 novembre, mentre l'ordine francescano, le Clarisse e la città di Assisi la ricordano il 19 novembre.
Fonte: 
Archivio Parrocchia
foto di San Francesco e il Vangelo.

lunedì 16 novembre 2015

SAN FRANCESCO E IL VANGELO 17 Novembre 2015


SAN FRANCESCO E IL VANGELO 
Liturgia di Santa Elisabetta d'Ungheria
17 NOVEMBRE
SANTA ELISABETTA D'UNGHERIA
Patrona del Terz'Ordine Francescano
(1207 -1231)
Festa per i francescani
MISSALE ROMANUM VETUS ORDO
MESSALE
SECONDO IL RITO ROMANO
E IL CALENDARIO SERAFICO
LETTURE: Sir 26,1-4. 13-21; Sal 33; Lc 6,27-38
Figlia del re Andrea II d’Ungheria, fu data sposa assai giovane al duca Ludovico IV di Turingia. Vivacissima di carattere, molto dedita alla preghiera, era piena di carità attiva verso i poveri, i malati, gli appestati, operando contro ogni ingiustizia fatta al popolo, assecondata in ciò dal marito. Morto lui in una crociata, dovette coi suoi tre bambini, ventenne, lasciare la corte. Allora abbandonò ogni cosa per darsi tutta al Cristo «vivo», i poveri.
Iscrittasi al terz’ordine di san Francesco (morto un anno prima), si dedicò con umiltà e amore alle cure dei malati nell’ospedale che aveva eretto in suo onore a Marburgo. Visse come una «religiosa» fino alla morte, avvenuta il 17 novembre 1231. Fu canonizzata nel 1235. La «pista» evangelica da lei tracciata alle spose dei crociati fu percorsa come più luminosa che non quella di una conquista terrena.
Elisabetta conobbe ed amò Cristo nei poveri
Dalla «Lettera» scritta da Corrado di Marburgo, direttore spirituale di santa Elisabetta (Al pontefice, anno 1232; A. Wyss, Hessisches Urkundenbuch I, Lipsia 1879, 31-35)
Elisabetta incominciò presto a distinguersi in virtù e santità di vita. Ella aveva sempre consolato i poveri, ma da quando fece costruire un ospedale presso un suo castello, e vi raccolse malati di ogni genere, da allora si dedicò interamente alla cura dei bisognosi.
Distribuiva con larghezza i doni della sua beneficenza non solo a coloro che ne facevano domanda presso il suo ospedale, ma in tutti i territori dipendenti da suo marito. Arrivò al punto da erogare in beneficenza i proventi dei quattro principati di suo marito e da vendere oggetti di valore e vesti preziose per distribuirne il prezzo ai poveri.
Aveva preso l'abitudine di visitare tutti i suoi malati personalmente, due volte al giorno, al mattino e alla sera. Si prese cura diretta dei più ripugnanti. Nutrì alcuni, ad altri procurò un letto, altri portò sulle proprie spalle, prodigandosi sempre in ogni attività di bene, senza mettersi tuttavia per questo in contrasto con suo marito.
Dopo la morte di lui, tendendo alla più alta perfezione, mi domandò con molte lacrime che le permettessi di chiedere l'elemosina di porta in porta. Un Venerdì santo, quando gli altari sono spogli, poste la mani sull'altare in una cappella del suo castello, dove aveva accolto i Frati Minori, alla presenza di alcuni intimi, rinunziò alla propria volontà, a tutte le vanità del mondo e a tutto quello che nel vangelo il Salvatore ha consigliato di lasciare. Fatto questo, temendo di poter essere riassorbita dal rumore del mondo e dalla gloria umana, se rimaneva nei luoghi in cui era vissuta insieme al marito e in cui era tanto ben voluta e stimata, volle seguirmi a Marburgo, sebbene io non volessi. Quivi costruì un ospedale ove raccolse i malati e gli invalidi e servì alla propria mensa i più miserabili ed i più derelitti.
Affermo davanti a Dio che raramente ho visto una donna così contemplativa come Elisabetta, che pure era dedita a molte attività. Alcuni religiosi e religiose constatarono assai spesso che, quando ella usciva dalla sua preghiera privata, emanava dal volto un mirabile splendore e che dai suoi occhi uscivano come dei raggi di sole.
Prima della morte ne ascoltai la confessione e le domandai cosa di dovesse fare dei suoi averi e delle suppellettili. Mi rispose che quanto sembrava sua proprietà era tutto dei poveri e mi pregò di distribuire loro ogni cosa, eccetto una tunica di nessun valore di cui era rivestita, e nella quale volle esser seppellita. Fatto questo, ricevette il Corpo del Signore. Poi, fino a sera, spesso ritornava su tutte le cose belle che aveva sentito nella predicazione. Infine raccomandò a Dio, con grandissima devozione, tutti coloro che le stavano dintorno, e spirò come addormentandosi dolcemente.
MESSALE
Antifona d'Ingresso
Rallegriamoci tutti nel Signore nel ricordo di santa Elisabetta:
con noi gioiscono gli Angeli e lodano in coro il Figlio di Dio.
Mt 25,34 Mt 36 Mt 40 Veníte, benedícti Patris mei, dicit Dóminus: infírmus eram, et visitástis me. Amen dico vobis, quámdiu fecístis uni ex his frátribus meis mínimis, mihi fecístis.
Colletta
O Dio, che a sant'Elisabetta,
hai dato la grazia di riconoscere e onorare Cristo nei poveri,
concedi anche noi, per sua intercessione,
di servire con instancabile carità
coloro che si trovano nella sofferenza e nel bisogno.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.
Deus, qui beátæ Elísabeth tribuísti in paupéribus Christum cognóscere ac venerári, da nobis, eius intercessióne, egénis et tribulátis iugi caritáte servíre. Per Dóminum.
LITURGIA DELLA PAROLA
Prima Lettura Sir 26,1-4. 13-21
Grazia su grazia è una donna santa e di cuore puro.
Dal libro del Siracide
Beato il marito di una donna virtuosa;
il numero dei suoi giorni sarà doppio.
Una brava moglie è la gioia del marito,
questi trascorrerà gli anni in pace.
Una donna virtuosa è una buona sorte,
viene assegnata a chi teme il Signore.
Ricco o povero il cuore di lui ne gioisce,
in ogni tempo il suo volto appare sereno.
La grazia di una donna allieta il marito,
la sua scienza gli rinvigorisce le ossa.
E' un dono del Signore una donna silenziosa,
non c'è compenso per una donna educata.
Grazia su grazia è una donna pudica,
non si può valutare il peso di un'anima modesta.
Il sole risplende sulle montagne del Signore,
la bellezza di una donna virtuosa adorna la sua casa.
Salmo Responsoriale Dal Salmo 30
Tu sei, o Dio, la mia roccia, e il mio baluardo.
In te, o Signore, mi sono rifugiato,
non sarò mai deluso.
Scioglimi dal laccio che mi hanno teso,
perché sei tu la mia difesa.
Esulterò di gioia per la tua grazia,
perché hai guardato alla mia miseria,
hai conosciuto le mie angosce;
hai guidato al largo i miei passi.
Quanto è grande la tua bontà, Signore!
La riservi per coloro che ti temono,
ne ricolmi chi in te si rifugia
davanti agli occhi di tutti.
Amate il Signore, voi tutti suoi santi;
il Signore protegge i suoi fedeli.
Siate forti, riprendete coraggio,
o voi tutti che sperate nel Signore.
Seconda Lettura 1 Tm 5,3-10
Onora le vedove, quelle che sono veramente vedove.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo a Timòteo
Carissimo, onora le vedove, quelle che sono veramente vedove; ma se una vedova ha figli o nipoti, questi imparino prima a praticare la pietà verso quelli della propria famiglia e a rendere il contraccambio ai loro genitori, poiché è gradito a Dio.
La donna veramente vedova e che sia rimasta sola, ha riposto la speranza in Dio e si consacra all'orazione e alla preghiera giorno e notte; al contrario quella che si dà ai piaceri, anche se vive, è gia morta. Proprio questo raccomanda, perché siano irreprensibili. Se poi qualcuno non si prende cura dei suoi cari, soprattutto di quelli della sua famiglia, costui ha rinnegato la fede ed è peggiore di un infedele.
Una vedova sia iscritta nel catalogo delle vedove quando abbia non meno di sessant'anni, sia andata sposa una sola volta, abbia la testimonianza di opere buone: abbia cioè allevato figli, praticato l'ospitalità, lavato i piedi ai santi, sia venuta in soccorso agli afflitti, abbia esercitato ogni opera di bene.
Canto al Vangelo Sir 26,21-22
Alleluia, alleluia.
Come il sole che brilla nel più alto dei cieli,
così è la bellezza di una donna buona nell'ordine della sua casa:
una lampada splendente su un candelabro sacro.
Alleluia.
Vangelo Mt 25,31-40
Ogni volta che avete fatto del bene a un solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me.
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse:
«Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra.
Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra:
Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi.
Allora i giusti gli risponderanno:
Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti?
Rispondendo, il re dirà loro:
In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me».
Sulle Offerte
Accetta, o Signore, l'offerta del nostro servizio sacerdotale nel ricordo di Santa Elisabetta, e concedi che, liberi dagli affanni e dagli egoismi del mondo, diventiamo ricchi di te, unico bene. Per Cristo nostro Signore.
Súscipe, Dómine, múnera pópuli tui, et præsta, ut, qui Fílii tui imménsæ caritátis opus recólimus, in tui et próximi dilectióne, beátæ Elísabeth exémplo, confirmémur. Per Christum.
Antifona alla Comunione Gv 13,35
«Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli,
se vi amerete gli uni gli altri»,
dice il Signore.
In hoc cognóscent omnes quia discípuli mei estis: si dilectiónem habuéritis ad ínvicem, dicit Dóminus.
Dopo la Comunione
O Padre, che ci hai fatti tuoi commensali, donaci di imitare l'esempio di santa Elisabetta che si consacrò a te con tutto il cuore, e si prodigò instancabilmente per il bene del tuo popolo.
Per Cristo nostro Signore.
Sacris mystériis reféctos, da nos, quæsumus, Dómine, beátæ Elísabeth exémpla sectári, qui te indeféssa pietáte cóluit, et pópulo tuo imménsa prófuit caritáte. Per Christum.
++++++++++++++++++++++++++++++++++++++
Oggi nel mondo francescano si festeggia una grande figura di santità...laica, attualissima: Santa Elisabetta d'Ungheria. Davvero un grande esempio di amore verso Dio e l'uomo.

domenica 8 novembre 2015

SAN FRANCESCO E IL VANGELO 9 Novembre 2015

SAN FRANCESCO E IL VANGELO 

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                     Lunedì 9 Novembre 2015
Dedicazione Basilica Lateranense-festa-proprio.
Giovanni 2, 13-22
Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme.
Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete.
Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!».
I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà».
Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo.
Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.
I FIORETTI DI SAN FRANCESCO: FF 1827
CAPITOLO II
Di frate Bernardo da Quintavalle primo compagno di santo Francesco.
1827 Il primo compagno di santo Francesco si fu frate Bernardo d'Ascesi, il quale si convertì a questo modo: che essendo Francesco ancora in abito secolare, benchè già esso avesse disprezzato il mondo, e andando tutto dispetto e mortificato per la penitenza, intanto che da molti era reputato stolto, e come pazzo era schernito e scacciato con pietre e con fastidio fangoso dalli parenti e dalli strani, ed egli in ogni ingiuria e ischerno passandosi paziente come sordo e muto; messere Bernardo d'Ascesi, il quale era de' più nobili e de' più ricchi e de' più savi della città, cominciò a considerare saviamente in santo Francesco il così eccessivo dispregio del mondo, la grande pazienza nelle ingiurie, che già per due anni cosl abbominato e disprezzato da ogni persona sempre parea più costante e paziente, cominciò a pensare e a dire fra sè medesimo: Per nessuno modo puote che questo Francesco non abbia grande grazia da Dio. E sì lo invitò la sera a cena e albergo; e santo Francesco accettò e cenò la sera con lui e albergò.
E allora, cioè messere Bernardo, si puose in cuore di contemplare la sua santità; ond' egli gli fece apparecchiare un letto nella sua camera propria, nella quale di notte sempre ardea una lampana. E santo Francesco, per celare la santità sua, immantanente come fu entrato in camera si gittò in sul letto e fece vista di dormire; e messere Bernardo similmente, dopo alcuno spazio, si puose a giaciere, e incominciò a russare forte a modo come se dormisse molto profondamente. Di che santo Francesco, credendo veramente che messere Bernardo dormisse, in sul primo sonno si levò del letto e puosesi in orazione, levando gli occhi e le mani al cielo, e con grandissima divozione e fervore diceva: << Iddio mio, Iddio mio »; e cosi dicendo e forte lagrimando istette infino al mattutino, sempre ripetendo: « Iddio mio, Iddio mio », e non altro. E questo dicea santo Francesco contemplando e ammirando la eccellen~a della divina Maestà, la quale degnava di condescendere al mondo che periva, e per lo suo Francesco poverello disponea di porre rimedio di salute dell'anima sua e degli altri; e però alluminato di Spirito Santo, ovvero di spirito profetico, prevedendo le grandi cose che Iddio doveva fare mediante lui e l'Ordine suo, e considerando la sua insufficienza e poca virtù, chiamava e pregava Iddio, che colla sua pietà e onnipotenza, sanza la quale niente può l'umana fragilità, supplesse, aiutasse e compiesse quello per sè non potea. Veggendo messere Bernardo per lo lume della lampana gli atti divotissimi di santo Francesco, e considerando divotamente le parole che dicea, fu toccato e ispirato dallo Spirito Santo a mutare la vita sua.
Di che, fatta la mattina, chiamò santo Francesco e disse così: « Frate Francesco, io ho al tutto disposto nel cuore mio d' abbandonare il mondo e seguitare te in ciò che tu mi comanderai ». Udendo questo, santo Francesco si rallegrò in ispirito e disse così: « Messere Bernardo, questo che voi dite è opera sì grande e malagevole, che di ciò si vuole richiedere consiglio al nostro Signore Gesù Cristo e pregarlo che gli piaccia di mostrarci sopra a ciò la sua volontà ed insegnarci come questo noi possiamo mettere in esecuzione. E però andiamo insieme al vescovado dov' è un buono prete, e faremo dire la messa e poi staremo in orazione infino a terza, pregando Iddio che infino alle tre apriture del messale ci dimostri la via ch' a lui piace che noi eleggiamo». Rispuose messere Bernardo che questo molto gli piacea; di che allora si mossono e andarono al vescovado. E poi ch' ebbono udita la messa e istati in orazione insino a terza, il prete a' preghi di santo Francesco preso il messale e fatto il segno della santissima croce, si lo aperse nel nome del nostro Signore Gesù Cristo tre volte: e nella prima apritura occorse quella parola che disse Cristo nel Vangelo al giovane che domandò della via della perfezione: Se tu vuogli essere perfetto, va' e vendi ciò che tu hai, e da' a' poveri, e seguita me. Nella seconda apritura occorse quella parola che disse Cristo agli Apostoli, quando li mandò a predicare: Non portate nessuna cosa per via, nè bastone, nè tasca, nè calzamenti, nè danari; volendo per questo ammaestrarli che tutta la loro isperanza del vivere dovessono portare in Dio, ed avere tutta la loro intenzione a predicare il santo Vangelo. Nella terza apritura del mmano essale occorse quella parola che Cristo disseole : Chi vuole venire dopo me, abbandoni se medesimo, e tolga la croce sua e séguiti me. Allora disse santo Francesco a messere Bernardo: « Ecco il consiglio che Cristo ci dà; va' adunque e fa' compiutamente quello che tu hai udito; e sia benedetto il nostro Signore Gesù Cristo, il quale ha degnato di mostrarci la sua vita evangelica ». Udito questo, si partì messere Bernardo, e vendè ciò ch'egli avea (ed era molto ricco), e con grande allegrezza distribuì ogni cosa a' poveri, a vedove, a orfani, a prigioni, a monisterii e a spedali; e in ogni cosa santo Francesco fedelmente e providamente l'aiutava.
MEDITAZIONE
Gesù compie un gesto che avrà un peso determinante tra i capi d’accusa che gli verranno imputati durante il processo. Per il Cristo, i templi costruiti dalla mano dell’uomo, a Gerusalemme o altrove, possono anche venire distrutti: il corpo del Signore risorto, invece, rimane per l’eternità. Gesù dà ragione in maniera definitiva alle intuizioni dei profeti. Il nostro cuore aveva preparato per Lui un santuario, prima ancora che le nostre mani lo costruissero per la gloria del suo Nome. Che il tempio interiore sia bello come il tempio di pietra! Lui accetta di abitare in ognuno di noi….e i nostri cuori sono segnati dal suo nome. Egli abita in noi e in mezzo a noi con grande tenerezza, e ci attira a sé con legami d’amore. Rimane fra noi e ci chiama, perché prendiamo la strada del cielo per abitare con Lui, perché tutti gli uomini possano incontrare Dio. Benedetta la sua bontà che ci ha tanto amati! Anche a noi Gesù dice: “…..Chi vuole venire dopo me, abbandoni se medesimo, e tolga la croce sua e séguiti me”…..
PREGHIERA
O Padre, che prepari il tempio della tua gloria,
con pietre vive e scelte,
effondi sulla Chiesa il tuo Santo Spirito,
perché edifichi il popolo dei credenti
che formerà la Gerusalemme del cielo. Te lo chiediamo per Gesù Cristo nostro Signore.
“ACTIONES NOSTRAS”
(Indulgenza parziale se recitata ogni giorno)
“Ispira le nostre azioni o Signore e accompagnale con il tuo santo aiuto, perchè ogni nostra azione abbia da te il suo inizio ed in te il suo compimento” Amen

venerdì 6 novembre 2015

SAN FRANCESCO E IL VANGELO 7 Novembre 2015

SAN FRANCESCO E IL VANGELO
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                            Sabato 7 Novembre 2015
Luca 16, 9-15
In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.
Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?
Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».
I farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si facevano beffe di lui. Egli disse loro: «Voi siete quelli che si ritengono giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che fra gli uomini viene esaltato, davanti a Dio è cosa abominevole».
Leggenda Minore di San Bonaventura: FF 1393
1393 Concludiamo il discorso con una specie di ricapitolazione sommaria .
Chiunque ha letto fino in fondo le pagine precedenti, rifletta su questa considerazione conclusiva: la
conversione avvenuta in modo ammirabile, I'efficacia nel proclamare la Parola di Dio, il privilegio delle virtù
sublimi, lo spirito di profezia unito alla penetrazione delle Scritture, I'obbedienza da parte delle creatureprive
di ragione, I'impressione delle sacre stimmate e il celebre transito da questo mondo al cielo, sono, in
Francesco, sette luminose testimonianze che dimostrano e garantiscono a tutto il mondo che egli, preclaro
araldo di Cristo, porta in se stesso il sigillo del Dio vivente e, perciò, è degno di venerazione per la missione
ricevuta, ci propone una dottrina autentica, è ammirevole nella santità.
Con sicurezza, dunque, seguano Lui coloro che escono dall'Egitto: le acque del mare verranno divise dal
bastone della croce di Cristo; essi passeranno il deserto e, attraversato il Giordano della vita mortale, per la
meravigliosa potenza della Croce stessa, entreranno nella terra promessa dei viventi .
Là, per i buoni uffici del beato padre, ci introduca Gesù, inclito salvatore e nostra guida.
A Lui, in Trinità perfetta con il Padre e con lo Spirito Santo, ogni lode, onore e gloria nei secoli dei secoli.
Amen.
Fine della Vita breve
del beato Francesco
MEDITAZIONE
Il denaro può acquistare molti beni, ma non il Bene Supremo, l’unico vero bene. Il massimo dell’ingiustizia consiste nel preferire il denaro a Dio, Bene Supremo, e l’attaccamento al denaro conduce a questo. L’amore di Dio, invece, porta a fare buon uso della ricchezza, attuando una condivisione che esprime l’amore per i fratelli e che fa crescere la gioia e la reciproca comunione. Il mondo dalla chiesa si aspetta il segno della povertà, perché Gesù era povero. Come possiamo affermare di attendere un’altra vita, di attendere Dio, se, con grande avidità, riempiamo la nostra vita delle cose del mondo senza lasciare spazio alle cose spirituali? Dobbiamo essere fedeli anche attraverso l’amministrazione dei beni terreni! Chi ama è sempre fedele! Se potessimo mostrare, nella conquista dei beni spirituali, la stessa avidità che abbiamo per accumulare ricchezze!
Nelle “Preghiere ed Esortazioni “ ( FF 59) Francesco diceva così: “…E perciò noi frati, così come dice il Signore, "lasciamo che i morti seppelliscano i loro morti".
E guardiamoci bene dalla malizia e dall'astuzia di Satana, il quale vuole che l'uomo non abbia la sua mente e il cuore
rivolti a Dio; e, circuendo il cuore dell'uomo con il pretesto di una ricompensa o di un aiuto, mira a togliere e a soffocare
la parola e i precetti del Signore dalla memoria, e vuole accecare il cuore dell'uomo, attraverso gli affari e le
preoccupazioni di questo mondo, e abitarvi,….”.
I farisei –erano attaccati al denaro-. Chiediamoci: “ Che posto ha il denaro nella nostra vita?" .
PREGHIERA
Signore Dio, Tu sei il nostro Maestro e la nostra unica vera ricchezza. Rendici liberi nei confronti del denaro, attivi al tuo servizio e generosi con i poveri, i tuoi amici che ci accompagneranno un giorno nelle dimore eterne. Te lo chiediamo per Gesù Cristo, nostro Signore.
“ACTIONES NOSTRAS”
(Indulgenza parziale se recitata ogni giorno)
“Ispira le nostre azioni o Signore e accompagnale con il tuo santo aiuto, perchè ogni nostra azione abbia da te il suo inizio ed in te il suo compimento” Amen


domenica 1 novembre 2015

SAN FRANCESCO E IL VANGELO 1 Novembre 2015

SAN FRANCESCO E IL VANGELO 



Domenica 1 Novembre 2015
TUTTI I SANTI—solennità—proprio
Matteo 5, 1-12°
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».
Leggenda Minore di San Bonaventura: FF 1386
1386 Egli, del resto, aveva conosciuto molto tempo prima il momento del suo transito. Quando il giorno
della morte fu imminente, disse ai frati che presto doveva deporre il tabernacolo del proprio corpo, come gli era stato mostrato da Cristo .
Erano passati due anni dall'impressione delle stimmate e vent'anni dalla sua conversione. Egli chiese che lo portassero a Santa Maria della Porziuncola: voleva pagare il suo debito alla morte e avviarsi al premio della ricompensa eterna, proprio là dove, ad opera della Vergine Madre di Dio, aveva concepito lo spirito di perfezione e di grazia. Condotto al luogo predetto, per mostrare con l'autenticità dell'esempio che nulla egli aveva in comune col mondo, durante quella malattia che mise fine a ogni infermità, si pose tutto nudo sulla terra: voleva, in quell'ora estrema, lottare nudo con il nemico nudo.
Giacendo, così denudato, nella polvere della terra, I'atleta di Cristo con la mano sinistra ricoprì la
ferita del fianco destro, che non si vedesse, e, levata al cielo, secondo il suo solito, la serena faccia, tutto
teso a quella gloria, incominciò a magnificare l'Altissimo, perché--sciolto da tutto--liberamente ormai stava per passare a Lui.
MEDITAZIONE Se vogliamo che la festa di tutti i Santi non rimanga solo un sogno irrealizzabile, pensiamo che questa festa è la celebrazione di ciò verso cui noi stessi ci stiamo incamminando: è la festa del santo in potenza che ciascuno di noi porta dentro di sé ! I Santi non sono dei “superuomini” che si elevano al di sopra dei comuni mortali con un’eccezionale forza d’animo: anch’essi sono soggetti alle passioni umane, ma le mettono al servizio della santità e hanno vissuto nella loro vita le Beatitudini. I Santi sono i fratelli maggiori che la Chiesa ci propone come modelli perché, pur peccatori come ognuno di noi, tutti hanno accettato di lasciarsi incontrare da Gesù, attraverso i loro desideri, le loro debolezze, le loro sofferenze, e anche le loro tristezze. Nonostante le notti, attraverso le purificazioni costanti che l’amore esige per essere vero amore, e a volte al di là di ogni speranza umana, tutti hanno voluto lasciarsi bruciare dall’amore e scomparire affinché Gesù fosse progressivamente tutto in loro. Che magnifico messaggio ci ha dato Gesù! Lasciamo che Dio operi in noi le sue meraviglie! Perseveriamo nel cammino della perfezione evangelica come Francesco, cercando di renderci sempre più "simili" a Dio seguendo fedelmente Gesù nella sua vita e nell'ideale altissimo che ci propone. Dio ci ama nonostante i nostri limiti, la nostra povertà e la nostra miseria! Dio ci ama!
PREGHIERA
O Dio, che hai promesso ai poveri e agli umili
la gioia del tuo regno, fa’ che la Chiesa
non si lasci sedurre dalle potenze del mondo,
ma a somiglianza dei piccoli del Vangelo,
segua con fiducia il suo sposo e Signore,
per sperimentare la forza del tuo Spirito.
Te lo chiediamo per Gesù Cristo nostro Signore
“ACTIONES NOSTRAS”
(Indulgenza parziale se recitata ogni giorno)
“Ispira le nostre azioni o Signore e accompagnale con il tuo santo aiuto, perchè ogni nostra azione abbia da te il suo inizio ed in te il suo compimento” Amen

giovedì 29 ottobre 2015

SAN FRANCESCO E IL VANGELO 29 Ottobre 2015

SAN FRANCESCO E IL VANGELO 
Giovedì 29 Ottobre 2015
Luca 13, 31-35
In quel momento si avvicinarono a Gesù alcuni farisei a dirgli: «Parti e vattene via di qui, perché Erode ti vuole uccidere». 
Egli rispose loro: «Andate a dire a quella volpe: “Ecco, io scaccio demòni e compio guarigioni oggi e domani; e il terzo giorno la mia opera è compiuta. Però è necessario che oggi, domani e il giorno seguente io prosegua nel cammino, perché non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme”.
Gerusalemme, Gerusalemme, tu che uccidi i profeti e lapidi quelli che sono stati mandati a te: quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una chioccia i suoi pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto! Ecco, la vostra casa è abbandonata a voi! Vi dico infatti che non mi vedrete, finché verrà il tempo in cui direte: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore!”».

Leggenda Minore di San Bonaventura: FF 1383
1383 Davvero era giusto che quest'uomo beato apparisse insignito di questo privilegio singolare, giacché
tutta la sua opera, pubblica e privata, aveva di mira la croce del Signore.
Anche quella meravigliosa dolcezza, mansuetudine ed austerità di vita; quell'umiltà profonda,
quell'obbedienza pronta, quella povertà esimia, quella castità illibata, quella amara contrizione di cuore, quel
profluvio di lacrime, quella pietà appassionata, quello zelo ardente, quel desiderio di martirio, quell'eccesso
di carità; insomma, quel patrimonio così vario di virtù cristiformi, che altro mostra in lui, se non un
progressivo assimilarsi a Cristo e, per così dire, un predisporsi alle sue sacre stimmate?
Per questa ragione, come tutta la sua vita, dalla conversione in poi, era stata abbellita dai misteri
luminosi della Croce, cosi, alla fine, alla vista del Serafino sublime e delI'umile Crocifisso, egli fu tutto
trasformato nell'immagine di colui che gli era apparso, mediante la forza di un fuoco deiformante.
Così hanno testimoniato coloro che hanno veduto e hanno toccato con mano e hanno baciato: essi,
giurando sul Vangelo, che così era stato e così avevano visto, ci hanno confermato in una più ricca certezza.
MEDITAZIONE
Nulla può ritardare o affrettare l’ora in cui Gesù compirà la propria missione di salvezza a Gerusalemme.


 
Per trionfare della resistenza opposta a Dio dal suo popolo, “è necessario” che Gesù muoia nella città di Dio. E’ necessario, perché è il mezzo scelto dal Padre, e accettato da Gesù, per rivelare l’amore divino agli uomini. Quando non si permette a Dio di entrare nella nostra vita la confusione, l’inquietudine e la solitudine invadono la nostra esistenza lasciandoci soli e tristi. Ma il Signore, proprio come alla città santa, continua a mandarci inviti amorevoli al cambiamento di vita e alla conversione. Sta a noi fare tesoro di tali inviti e impegnarci in un serio cammino di ascolto della parola di Dio, “ per un progressivo assimilarsi a Cristo” come Francesco, che con l’umiltà dello spirito, la contrizione del cuore e la preghiera ha accolto davvero la presenza del Signore.

PREGHIERA
Signore, Dio dei nostri padri, Tu hai voluto che la città dove si elevava il tuo tempio fosse anche il luogo dove gli uomini hanno rizzato la croce del tuo Figlio. Dona la pace a Gerusalemme, perché possa essere la città santa di coloro che in essa vogliono adorarti in spirito e verità, in attesa del giorno in cui Tu radunerai tutti gli uomini nella luce del tuo Regno, per i secoli dei secoli.
“ACTIONES NOSTRAS”
(Indulgenza parziale se recitata ogni giorno)
“Ispira le nostre azioni o Signore e accompagnale con il tuo santo aiuto, perchè ogni nostra azione abbia da te il suo inizio ed in te il suo compimento” Amen