SAN FRANCESCO E IL VANGELO
Giovedì 19 Novembre 2015
S.Agnese d’Assisi
Luca 19, 41-44
In quel tempo, Gesù, quando fu vicino a Gerusalemme, alla vista della città pianse su di essa dicendo:
«Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta alla pace! Ma ora è stato nascosto ai tuoi occhi.
Per te verranno giorni in cui i tuoi nemici ti circonderanno di trincee, ti assedieranno e ti stringeranno da ogni parte; distruggeranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata».
I FIORETTI DI SAN FRANCESCO FF: 1837
CAPITOLO IX
Come santo Francesco insegneva rispondere a frate Lione, e non potè mai dire se non contrario di quello Francesco volea.
1837 Essendo santo Francesco una volta nel principio dell' Ordine con fra Lione in un luogo dove non aveano libri da dire l'Ufficio divino, quando venne l' ora del mattutino sì disse santo Francesco a frate Lione: « Carissimo, rloi non abbiamo breviario, col quale noi possiamo dire il mattutino; ma acciò che noi ispendiamo il tempo a laudare Iddio, io dirò e tu mi risponderai com' io t' insegnerò; e guarda che tu non muti le parole altrimenti ch' io t' insegnerò. Io dirò cosl: O frate Francesco, tu facesti tanti mali e tanti peccati nel secolo, che tu se' degno dello 'nferno; e tu, frate Lione, risponderai: Vera cosa è che tu meriti lo 'nferno profondissimo ». E frate Lione con semplicità colombina rispuose: « Volentieri, padre; incomincia al nome di Dio ». Allora santo Francesco cominciò a dire: « O frate Francesco, tu facesti tanti mali e tanti peccati nel secolo, che tu se' degno dello 'nferno ». E frate Lione risponde: « Iddio farà per te tanti beni, che tu ne andrai in Paradiso ». Disse santo Francesco: « Non dire così, frate Lione, ma quando io dirò: Frate Francesco, tu che hai fatte tante cose inique contro Dio, che tu se' degno d' esser maladetto da Dio; e tu rispondi così: Veramente tu se' degno d' esser messo tra' maladetti ». E frate Lione risponde: « Volentieri, padre ». Allora santo Francesco, con molte lagrime e sospiri e picchiare di petto, dice ad alta voce: « O Signore mio del cielo e della terra, io ho commesso contro a te tante iniquità e tanti peccati, che al tutto son degno d' esser da te maladetto ». E frate Lione risponde: « O frate Francesco, Iddio ti farà tale, che tra li benedetti tu sarai singolarmente benedetto». E santo Francesco maravigliandosi che frate Lione rispondea per lo contrario di quello che 'mposto gli avea, sì lo riprese dicendo: « Perchè non rispondi come io t' insegno? Io ti comando per santa ubbidienza che tu rispondi come io t'insegnerò. Io dirò così: O frate Francesco cattivello pensi tu che Dio arà misericordia di te? con ciò sia cosa che tu abbi commessi tanti peccati contra 'l Padre della misericordia e Dio d' ogni consolazione, che tu non se' degno di trovare misericordia. E tu, frate Lione pecorella, risponderai: Per nessun modo se'degno di trovare misericordia ». Ma poi quando santo Francesco disse: « O frate Francesco cattivello » etc.; frate Lione sì rispuose: « Iddio Padre, la cui misericordia c infinita più che il peccato tuo, farà teco grande misericordia, e sopra essa t' aggiugnerà molte grazie ». A questa risposta santo Francesco, dolcemente adirato e pazientemente turbato, disse a frate Lione: « E perchè hai tu avuto presunzione di fare contr' all' ubbidienza, e già cotante volte hai risposto il contrario di quello ch' io t'ho imposto? ». Risponde frate Lione molto umilemente e riverentemente: « Iddio il sa, padre mio, ch' ogni volta io m' ho posto in cuore di rispondere come tu m' hai comandato, ma Iddio mi fa parlare secondo che gli piace e non secondo piace a me ». Di che santo Francesco si maravigliò, e disse a frate Lione: « Io ti priego carissimamente che tu mi risponda questa volta com' io t' ho detto ». Risponde frate Lione: « Di' al nome di Dio, che per certo io risponderò questa volta come tu vuogli ». E santo Francesco lagrimando disse: « O frate Francesco cattivello, pensi tu che Iddio abbia misericordia di te? ». Risponde frate Lione: « Anzi grazia grande riceverai da Dio, ed esalteratti e glorificheratti in eterno, imperò che chi sè umilia sarà esaltato. E io non posso altro dire, imperò che Iddio parla per la bocca mia». E così in questa umile contenzione, con molte lagrime e con molta consolazione ispirituale, si vegghiarono infino a dì.
A laude di Gesù Cristo e del poverello Francesco. Amen.
MEDITAZIONE
Dice il Signore:
“Io ho progetti di pace e non di sventura;
voi mi invocherete e io vi esaudirò,
Dice il Signore:
“Io ho progetti di pace e non di sventura;
voi mi invocherete e io vi esaudirò,
e vi farò tornare da tutti i luoghi dove vi ho dispersi”. (Ger 29,11.12.14) Gesù cerca con tutti i mezzi di strappare gli uomini all’indifferenza e alla durezza di cuore che li chiude al suo messaggio di salvezza. Predica, minaccia, e persino piange. Quale amore rivelano quelle lacrime! Le potenze del male sono tenute lontane dalla protezione di Dio. Il giorno in cui allontaniamo Dio dalla nostra vita, esse si comportano come le belve feroci. Quando rifiutiamo il regno di Dio, cadiamo immediatamente sotto il potere del demonio, che "è stato omicida fin da principio" (Gv 8,44). Chiediamo al Signore, con intensa preghiera, che cessino le guerre attualmente in corso in tante parti del mondo e che i capi delle nazioni siano uomini sinceri ed energici, che cerchino sempre le vie della pace guidati dallo Spirito di Dio. San Francesco intercedi per noi.
PREGHIERA
Signore, Dio di misericordia, il tuo Figlio ha pianto su Gerusalemme che non aveva riconosciuto la via della pace. Quando anche noi rischiamo di fallire la nostra vita chiudendoci al tuo messaggio, abbi pietà di noi, rinnova il nostro cuore, aiutaci a prestare attenzione alla tua parola che dona la pace e insegnaci a riconoscere il tempo della tua visita. Te lo chiediamo per Gesù Cristo nostro Signore.
“ACTIONES NOSTRAS”
(Indulgenza parziale se recitata ogni giorno)
“Ispira le nostre azioni o Signore e accompagnale con il tuo santo aiuto, perchè ogni nostra azione abbia da te il suo inizio ed in te il suo compimento” Amen
(Indulgenza parziale se recitata ogni giorno)
“Ispira le nostre azioni o Signore e accompagnale con il tuo santo aiuto, perchè ogni nostra azione abbia da te il suo inizio ed in te il suo compimento” Amen
Sant' Agnese di Assisi
16 novembre
Assisi 1197 - Assisi 1253
Tra le primissime discepole di santa Chiara, ad Assisi, ci fu la sorella minore Agnese. Aveva appena quindici anni quando nel 1212, a pochi giorni dall'apertura, bussò alla porta del conventino di San Damiano che Francesco aveva designato come casa del second'ordine. La leggenda narra dello scalpore suscitato ad Assisi dalla scelta delle due sorelle. La stessa famiglia inizialmente si oppose. Ma poi finì che anche una terza sorella, Beatrice, e la stessa madre, Ortolana, seguirono Chiara. Troppo forte era, dunque, il fascino del rinnovamento spirituale che da Assisi stava iniziando a diffondersi al mondo. E proprio Agnese fu scelta nel 1219 dalla sorella Chiara per andare a fondare il secondo monastero delle clarisse, quello di Monticelli a Firenze. Qui visse in estrema povertà fino al 1253 quando già ormai malata, per suo desiderio venne ricondotta a San Damiano, dove morì. Chiara si era spenta appena tre mesi prima. (Avvenire)
Etimologia: Agnese = pura, casta, dal greco
Martirologio Romano: Ad Assisi in Umbria nel convento di San Damiano, santa Agnese, vergine, che, seguendo nel fiore della giovinezza le orme di sua sorella santa Chiara, abbracciò con tutto il cuore la povertà sotto la guida di san Francesco. Nel coro del poverissimo conventino di San Damiano, presso Assisi, si possono ancora leggere i nomi delle prime compagne che seguirono Santa Chiara e l'esempio di San Francesco sulla via della totale rinunzia e dell'assoluta povertà.Sono nomi molto belli, di donne e fanciulle di Assisi, che si direbbero quasi simbolici di quelle " colombe deargentate " che a San Damiano ebbero il primo nido: Ortolana, Agnese, Beatrice, Pacifica, Benvenuta, Cristiana, Amata, Illuminata, Consolata...I primi tre nomi appartengono a tre donne della stessa famiglia di Santa Chiara: quello di Ortolana alla madre; quelli di Agnese e di Beatrice a due sorelle.Agnese era la sorella minore di Chiara, e giunse a San Damiano sedici giorni dopo che Francesco, nel 1212, aveva assegnato alla sorella maggiore l'umilissimo conventino come luogo di penitenza e primo nucleo dei Secondo Ordine francescano. Poco dopo vi giunse l'altra sorella, Beatrice, e poco dopo ancora la madre, Ortolana. Agnese di Assisi fu così la più fedele seguace della sorella Chiara, che fu a sua volta la seguace più fedele di San Francesco. Visse nell'ombra luminosa della sorella, assoggettandosi dolcemente al suo dolce coman-do, sempre obbediente e sempre affettuosa. Già il suo nome di Agnese, derivato da quello di agnus, agnello, e portato da migliaia di donne e da molte Sante, dopo l'antica Martire romana, ce la dipinge mite e mansueta, senza però farci dimenticare che anche a lei, come alla sorella maggiore, va attribuita una fermezza di carattere eccezionale e quasi virile, soprattutto nell'osservanza più rigorosa della Regola francescana nella sua più assoluta durezza. La leggenda ha insistito, con abbondanza di particolari, sui contrasti tra la decisione delle due fanciulle, Chiara e Agnese, e quella della famiglia, che non voleva permettere il loro abbandono del mondo e quale abbandono! Certo è che il fatto dovette suscitare un enorme scandalo nella buona società di Assisi, soprattutto perché le due sorelle non cedettero ad insistenze né a violenze, e restarono a San Damiano, seguite anzi dall'altra sorella e dalla Madre. Veramente, Agnese non vi restò a lungo. Per quanto straziata dal distacco (ci è restata, per quanto di dubbia autenticità, una sua commoventissima lettera di commiato), obbedì alla sorella come sempre le avrebbe obbedito, per recarsi a Firenze, nel 1219, a fondarvi il secondo convento delle Clarisse, quello di Monticelli. A Monticelli, Agnese fu superiora degna del proprio nome e della propria famiglia, affettuosa con le sue Clarisse e caritatevole verso il prossimo quanto era inflessibile verso se stessa, tenacemente attaccata ai voti francescani, soprattutto a quello dell'assoluta povertà. Visse - di pane e di acqua, con un rude cilicio intorno ai teneri fianchi - fino al 1253, quando morì a San Damiano, secondo il suo vivissimo desiderio, tre mesi dopo la sorella Chiara. Aveva cinquantasei anni, essendo appena quindicenne quando si era fatta tagliare i lunghi capelli di avvenente fanciulla assisiate.La data di culto per la Chiesa universale è il 16 novembre, mentre l'ordine francescano, le Clarisse e la città di Assisi la ricordano il 19 novembre.
Fonte:
Archivio Parrocchia
foto di San Francesco e il Vangelo.

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