MERCOLEDI' 1 GIUGNO 2016
San Giustino--memoria-
MARCO 12, 18-27
Non è Dio dei morti, ma dei viventi!
+ Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, vennero da Gesù alcuni sadducei – i quali dicono che non c’è risurrezione – e lo interrogavano dicendo: «Maestro, Mosè ci ha lasciato scritto che, se muore il fratello di qualcuno e lascia la moglie senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello. C’erano sette fratelli: il primo prese moglie, morì e non lasciò discendenza. Allora la prese il secondo e morì senza lasciare discendenza; e il terzo egualmente, e nessuno dei sette lasciò discendenza. Alla fine, dopo tutti, morì anche la donna. Alla risurrezione, quando risorgeranno, di quale di loro sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie».
Rispose loro Gesù: «Non è forse per questo che siete in errore, perché non conoscete le Scritture né la potenza di Dio? Quando risorgeranno dai morti, infatti, non prenderanno né moglie né marito, ma saranno come angeli nei cieli. Riguardo al fatto che i morti risorgono, non avete letto nel libro di Mosè, nel racconto del roveto, come Dio gli parlò dicendo: “Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe”? Non è Dio dei morti, ma dei viventi! Voi siete in grave errore».
Parola del Signore
DALLA LEGGENDA PERUGINA 1611
ALLA MENSA DEL CARDINALE UGOLINO
1611 61. In altra occasione, Francesco, andato a far visita al vescovo di Ostia, più tardi eletto papa, all'ora del desinare scivolò fuori casa a questuare, ma di nascosto per riguardo al vescovo. Costui, quando Francesco rientrò, stava assiso a mensa e aveva incominciato a mangiare, poiché aveva invitato anche alcuni cavalieri, suoi consanguinei. Il Santo depose le elemosine sulla tavola del vescovo, poi venne a sederglisi vicino. Il prelato infatti, quando Francesco era suo ospite, voleva che all'ora dei pasti prendesse posto al suo fianco. Quella volta rimase un po' male, per il fatto che il Santo era andato alla cerca; però, per riguardo ai commensali, non gli disse nulla. Dopo che Francesco ebbe mangiato qualcosa, prese le elemosine e ne distribuì un poco a ciascuno dei cavalieri e dei cappellani del vescovo, come dono da parte del Signore Dio.Tutti lo ricevettero con molta devozione. Alcuni lo consumarono, altri lo riposero con un senso di venerazione. Anzi, si levarono il cappello in segno di rispetto a Francesco, nel momento che lo ricevevano. Ugolino fu ricolmo di gioia nel vedere tanta devozione, soprattutto perché quei frustoli non erano pane di frumento.Dopo il pranzo, il prelato si alzò ed entrò nella sua camera conducendo con sé Francesco. E levando le braccia, strinse a sé il Santo in uno slancio di gioia esultante, dicendogli però: « Ma perché, fratello mio semplicione, mi hai fatto 1'affronto di uscire per la questua mentre stai in casa mia, che è casa dei tuoi frati? ». Rispose Francesco: « Al contrario,signore: io vi ho reso un grande onore. Invero, quando un suddito esercita la sua professione e compie l'obbedienza dovuta al suo signore, egli onora il signore e insieme il rappresentante di lui ».E aggiunse: « Io devo essere modello ed esempio dei vostri poveri, perché so che nella vita e nell'Ordine dei frati, ci sono e saranno dei frati minori di nome e di fatto, i quali per amor del Signore Dio e per ispirazione dello Spirito Santo, che insegna e insegnerà loro ogni cosa, sapranno umiliarsi a ogni genere dl umiltà, sottomissione e servizio del propri fratelli. Ma ci sono e saranno di quelli che, trattenuti da vergogna e mala abitudine, hanno e avranno a noia di umiliarsi e abbassarsi a mendicare e adattarsi ad altre umili occupazioni. E mio dovere istruire con il comportamento i frati che sono e saranno nell'Ordine, affinché siano senza scusa davanti a Dio, sia in questo che nell'altro mondo. E quando sono ospite in casa vostra, che siete nostro signore e papa, o nella dimora di magnati e ricchi, che per amor di Dio mi offrono con molta devozione e anzi mi impongono la loro ospitalità, io non voglio arrossire di andare alla questua, ma ritenere ciò un titolo di
gran nobiltà, una dignità regale, un onore che mi fa il sommo Re. Egli, Signore di tutti, ha voluto per slancio di amore diventare il servo di tutti; ricco e glorioso nella sua maestà divina, è venuto nella nostra umanità povero e disprezzato. Per questo voglio che i frati presenti e futuri sappiano come godo la più gran consolazione di corpo e di spirito allorché siedo alla povera mensa dei frati e mi vedo dinanzi le poverelle elemosine accattate di porta in porta per amor del Signore Dio, che quando sto alla mensa vostra e di altri personaggi grandi, carica di ogni genere di cibi, sebbene mi vengano offerti con sincera devozione. Il pane dell'elemosina è pane santo, santificato dalla lode e dall'amore di Dio. Quando infatti il fratello va alla questua deve dire: " Sia lodato e benedetto il Signore Dio! ", e poi soggiungere: " Fateci l'elemosina per amore del Signore Dio"». E il vescovo di Ostia, profondamente edificato da questa elevazione del padre santo,
gli rispose: « Figlio, fai quello che ti sembra meglio, poiché il Signore è con te e tu con Lui ».
MEDITAZIONE
L'uomo è fatto per la morte? No, risponde Gesù: il Dio vivente vuole dare all'uomo la vita che scaturisce dalla risurrezione, non la morte! Gesù spiega che la condizione delle persone dopo la morte sarà totalmente diversa dalla condizione attuale. Dopo la morte tutti saranno come angeli in cielo. Non si tratta di un prolungamento della vita terrena, ma dell'inizio di una nuova vita, la vita eterna del cielo. Interroghiamo il nostro cuore sulla verità di Dio che lo abita: pensiamo, seguiamo, cerchiamo, proclamiamo e annunciamo il Dio dei viventi ? Ricordiamoci che il dono più grande che abbiamo ricevuto è la vita e Dio ci chiederà, un giorno, come l'abbiamo vissuta. San Francesco era molto attento all'istruzione dei suoi frati: ”E mio dovere istruire con il comportamento i frati che sono e saranno nell'Ordine, affinché siano senza scusa davanti a Dio, sia in questo che nell'altro mondo”. FF1611.
PREGHIERA
Signore, Dio nostro, spontaneamente noi tendiamo a immaginare la vita futura sul modello della vita presente. Apri il nostro spirito, donaci di comprendere le Scritture, in modo che non pensiamo tanto alla nostra sopravvivenza quanto alla comunione con te, il Dio dei viventi, per i secoli dei secoli.
“ACTIONES NOSTRAS”
(Indulgenza parziale se recitata ogni giorno)
“Ispira le nostre azioni o Signore e accompagnale con il tuo santo aiuto, perchè ogni nostra azione abbia da te il suo inizio ed in te il suo compimento” Amen

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