mercoledì 8 giugno 2016

SAN FRANCESCO E IL VANGELO 7 Giugno 20166

SAN FRANCESCO E IL VANGELO 159

MARTEDI' 7 GIUGNO 2016

MATTEO 5, 13-16
Voi siete la luce del mondo.

+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.
Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli».

Parola del Signore

DALLA LEGGENDA PERUGINA 1617

LA DENOMINAZIONE: FRATI MINORI
1617 67. A questo proposito egli ebbe a dire una volta: « L'Ordine e la vita dei frati minori si
assomiglia a un piccolo gregge, che il Figlio di Dio, in questa ultima ora, ha chiesto al suo
Padre celeste, dicendo:--Padre, vorrei che tu suscitassi e donassi a me in questa ultima ora un
nuovo umile popolo, diverso per la sua umiltà e povertà da tutti gli altri che lo hanno preceduto, e fosse felice di non possedere che me solo. E il Padre rispose al suo Figlio diletto:-
-Figlio ciò che hai chiesto, è fatto--».
Aggiungeva quindi Francesco che il Signore ha voluto che i frati si chiamassero "
Minori », perché appunto questo è il popolo chiesto dal Figlio di Dio al Padre suo, e di esso si
dice nel Vangelo: Non vogliate temere, o piccolo gregge, poiché è piaciuto al Padre vostro di concedere
a voi il Regno; e ancora: Quello che avete fatto a uno dei miei fratelli più piccoli (minori), lo avete
fatto a me.
Sebbene qui il Signore parli di tutti quelli che sono poveri in spirito, tuttavia egli
intendeva riferirsi in modo particolare all'Ordine dei frati minori, che sarebbe fiorito nella sua
Chiesa.

MEDITAZIONE
Per essere discepoli del Cristo, non basta conoscerlo o ascoltarlo: bisogna anche farlo conoscere attraverso una vita che riveli al mondo il sapore e la luce del vangelo. Il nostro mondo sarebbe povero, inumano e freddo se non ci fossero uomini che danno prova di questa generosità . Ognuno di noi, anche se si sente isolato, ha la fortuna di poter cambiare il clima che lo circonda! Gesù ci crede capaci di questo: “voi siete il sale della terra, voi siete la luce del mondo!” Lo siamo? Francesco, sempre timoroso di non fare la volontà di Dio, mandò frate Masseo da santa Chiara e da frate Silvestro perchè pregassero per conoscere i disegni di Dio su di lui. Dopo aver pregato, frate Silvestro disse: “« Questo dice Iddio che tu dica a frate Francesco: che Iddio non l' ha chiamato in questo stato solamente per sè, ma acciò che faccia frutto delle anime e molti per lui sieno salvati >>. Avuta questa risposta, frate Masseo tornò a santa Chiara a sapere quello ch' ella aveva impetrato da Dio. Ed ella rispuose ch' ella e 1' altre compagne aveano avuta da Dio quella medesima risposta, la quale avea avuta frate Silvestro.
Con questo ritorna frate Masseo a santo Francesco, e santo Francesco il ricevè con grandissima carità, lavandogli li piedi e apparecchiandogli desinare. E dopo 'l mangiare, santo Francesco chiamò frate Masseo nella selva e quivi dinanzi a lui s' inginocchia e trassesi il cappuccio, facendo croce delle braccia, e domandollo: « Che comanda ch' io faccia il mio Signore Gesù Cristo? ». Risponde frate Masseo: « Sì a frate Silvestro e sì a suora Chiara colle suore che Cristo avea risposto e rivelato che la sua volontà si è che tu vada per lo mondo a predicare, però ch' egli non t'ha eletto pure per te solo, ma eziandio per salute degli altri >>. E allora santo Francesco, udito ch' egli ebbe questa risposta e conosciuta per essa la volontà di Cristo, si levò su con grandissimo fervore e disse: « Andiamo al nome di Dio ». E prende per compagno frate Masseo e frate Agnolo, uomini santi. 

PREGHIERA
Signore Gesù Cristo, sei Tu il sale della terra e la luce del mondo, ma nella tua bontà hai voluto che lo fossero anche i tuoi discepoli. Rendili trasparenti alla tua luce e al tuo amore, Tu che vivi con il Padre e lo Spirito Santo, nei secoli dei secoli.

“ACTIONES NOSTRAS”
(Indulgenza parziale se recitata ogni giorno)
“Ispira le nostre azioni o Signore e accompagnale con il tuo santo aiuto, perchè ogni nostra azione abbia da te il suo inizio ed in te il suo compimento” Amen




SAN FRANCESCO E IL VANGELO 8 Giugno 2016

SAN FRANCESCO E IL VANGELO 160
MERCOLEDI'  8 Giugno 2016 
SS. GREGORIO GRASSI E COMP. MARTIRI
Matteo 3, 17-19
In quel tempo,Gesù disse ai suoi discepoli:" Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli. 
Parola del Signore
DALLA LEGGENDA PERUGINA 1618-19
1618 Fu rivelato a Francesco che il suo movimento doveva chiamarsi dei frati minori, e così
fece scrivere nella prima Regola, che portò a Innocenzo III, e il Papa gliela approvò e
concesse; e in seguito il Papa annunciò questa sua decisione a tutti nel Concilio.
Il Signore rivelò a Francesco anche il saluto che i frati dovevano dare, come ricorda nel
suo Testamento: « Il Signore mi rivelo che dicessi questo saluto: Il Signore ti dia pace ! » .
1619 Nei primordi dell'Ordine, mentre Francesco era in cammino con uno dei primi dodici
frati, questi salutava uomini e donne che incontrava lungo la strada o vedeva nei campi con
le parole: « Il Signore vi dia pace! ». La gente, che finallora non aveva mai udito un religioso
salutare con quella formula, si mostrava stupita. C'erano anzi di quelli che ribattevano
indispettiti: « Cosa vorrebbe dire questo nuovo genere di saluto? ». Il frate ci rimase male e
disse a Francesco: « Fratello, permettimi di usare un altro saluto». Ma il Santo osservò: <<
Lasciali dire, perché non intendono le cose di Dio. Tu non provare vergogna per le loro
reazioni, poiché io ti dico, fratello, che perfino i nobili e i principi di questo mondo avranno
reverenza per te e gli altri frati in grazia di questo saluto ».
Disse ancora: « Non è meraviglioso, che Dio abbia voluto avere un piccolo popolo, fra
tutti gli altri venuti prima, che sia felice di possedere Lui solo, altissimo e glorioso?».
MEDITAZIONE
Essere fedeli a Dio, non significa attenersi all'una o all'altra delle prescrizioni contenuti nella legge di Mosè: significa essere docili allo Spirito di quel Dio che i profeti hanno fatto conoscere a poco a poco a Israele, e che Gesù rivela con pienezza. Il Cristo non contraddice Mosè, lo supera. I comandamenti d’amore che Dio dà al suo popolo, i comandamenti di Gesù nel Vangelo, non possono essere separati dalla sua presenza nella Chiesa e dallo Spirito Santo, che, diffuso nei nostri cuori, ci rende partecipi della vita stessa della Santa Trinità. Dio da al suo popolo comandamenti d’amore perché viva. “Francesco,servitore e ministro veramente fedele, tutto volendo compiere con fedeltà e perfezione, si sforzava di praticare soprattutto quelle virtù che sapeva maggiormente gradite al suo Dio, come aveva appreso per dettame dello Spirito Santo”. FF1203. Imitiamolo e comportiamoci in modo che il nostro cuore sia sempre rivolto a Dio, in ascolto di quanto ci chiede; e impariamo anche, grazie a ciò, a conformare il quotidiano delle nostre giornate a tutto quanto egli ci domanda con la sua parola.

PREGHIERA
Signore Dio, insegnaci a non disprezzare nessuno dei tuoi comandamenti, neppure quelli che ci sembrano di poca importanza. Ma liberaci anche da qualsiasi forma di legalismo, perchè non sull'osservanza della legge, ma sulla qualità del nostro amore saremo giudicati prima di entrare nel Regno dei cieli per sempre.

“ACTIONES NOSTRAS”
(Indulgenza parziale se recitata ogni giorno)
“Ispira le nostre azioni o Signore e accompagnale con il tuo santo aiuto, perchè ogni nostra azione abbia da te il suo inizio ed in te il suo compimento” Amen

San Gregorio Maria (Pier Luigi) Grassi Vescovo e martire e compagni-francescani
Castellazzo Bormida, Alessandria, 13 dicembre 1833 - Tai-yuen-fu, Cina, 9 luglio 1900
Tra i martiri della violenta persecuzione provocata nel 1900, dai fanatici “Boxers” nell’impero cinese, appartengono all’ordine dei Frati Minori tre Vescovi: Gregorio Grassi, Antonino Fantosati, Francesco Fogolla; quattro sacerdoti, e un fratello religioso. Vi furono anche sette suore Missionarie Francescane di Maria e undici laici del Terz’ordine.
Il 1° ottobre del 2000, papa Giovanni Paolo II ha canonizzato un numeroso gruppo di 120 martiri in Cina; beatificati in precedenza in vari gruppi a partire dal 1746 con papa Clemente XIII, fino a Pio XII nel 1951. 
E di questa folta schiera di martiri, che comprende vescovi, sacerdoti, catechisti, suore, religiosi, laici, che immolarono la loro vita per la fede, vittime dell’odio anticristiano, c’è un gruppo di 29, tutti appartenenti all’Ordine Francescano, uccisi dai fanatici ‘boxers’ il 9 luglio 1900 a Tai-yuen-fu. 
Il gruppo capeggiato liturgicamente dal vescovo Gregorio Grassi, comprende 3 vescovi, 4 sacerdoti, 1 fratello religioso, 7 suore Francescane Missionarie di Maria, 11 laici cinesi del Terz’Ordine di s. Francesco e 3 laici fedeli cinesi; essi vennero beatificati il 27 novembre 1946 da papa Pio XII. 
I ‘boxers’ erano un duplicato dell’antica e misteriosa associazione “Nenufaro bianco”, che era ostile alla dinastia Manciù e che durante il regno di Kia-king si credé di avere sterminato a furia di decapitazioni; invece i sopravvissuti poterono fuggire e rifugiarsi nella Cina del Sud, dove nel 1853 fondarono un breve regno durato solo 15 anni, chiamato “Regno celeste della pace”; defunto il loro primo sovrano si dispersero, continuando a provocare focolai rivoluzionari dovunque. 
Alla fine del sec. XIX, nacque da essi la società del ‘Grande coltello’, dall’equivalente nome cinese, che finisce con il termine significante pugno, gli inglesi, riferendosi a questo termine ed agli esercizi fisici che facevano per acquistare agilità e potenza, li soprannominarono ‘Boxers’. 
Detta società aveva come scopo la liberazione della Cina dagli stranieri e di conseguenza lo sterminio dei cristiani considerati loro complici. Nelle uccisioni preferivano i capi delle comunità cristiane, i catechisti, le maestre, i bambini anche di pochi giorni battezzati; con l’aiuto dei bonzi diffondevano contro i cristiani calunnie incredibili. 
Con l’imperatrice madre Tz-Hsi i ‘Boxers’ poterono agire in piena libertà, specialmente nelle province intorno a Pechino; i cristiani per cercare di sfuggire alle aggressioni, si organizzarono in villaggi fortificati, ma i ‘boxers’ appoggiati a volte dalle truppe regolari, penetrarono dappertutto compiendo orrende carneficine, come nel villaggio di Tchou-kia-Ho dove furono massacrati migliaia di cristiani. 
Di questa folla di martiri, la Chiesa ne ha beatificati una porzione, di cui si è potuto istituire delle pratiche con documentazioni: 85 in due gruppi nel 1946 e nel 1955, molti di loro come i 29 di cui parliamo, sono stati man mano canonizzati. 
Gregorio Grassi il Vicario Apostolico dello Shan-si Meridionale, nacque il 13 dicembre 1833 a Castellazzo Bormida (Alessandria), da Giovan Battista Grassi e Paola Francesca Moccagatta, onesti borghesi e possidenti; al battesimo fu chiamato Pier Luigi. 
Ad 11 anni ricevé la Prima Comunione, facendo il piccolo chierichetto nel Santuario della Madonna delle Grazie, molto venerata a Castellazzo e dintorni, e ai piedi di questo altare, sentì sbocciargli la vocazione religiosa, poi un incontro con due frati francescani venuti in pellegrinaggio al santuario da Bologna, gli fece prendere la decisione definitiva. 
Nel 1848 con il consenso dei genitori, a 15 anni entrò nel Convento dei Frati Minori di Bologna; il 2 novembre dello stesso anno fu mandato a Montiano (Forlì) per il noviziato cambiando il nome di Pier Luigi in Gregorio Maria. Superato con forza e volontà il duro periodo del noviziato che in questo convento a sud di Cesena, era particolarmente rigido alla Regola, Gregorio Maria fece la sua professione il 14 dicembre 1849. 
Da Montiano passò a Parma e poi a Bologna per completare gli studi liceali e teologici, avendo per compagni tanti futuri vescovi e missionari; nell’agosto 1856 venne ordinato sacerdote. Sentendo in lui sempre più forte l’ideale missionario, ottenne dai superiori di andare a Roma al fiorente Collegio Francescano per le Missioni. 
Nel 1861 con un drappello di missionari figli di s. Francesco e con la benedizione di papa Pio IX, s’imbarcò per l’Estremo Oriente sostando per un certo tempo nella Palestina; ma arrivata a Porto Said una nave diretta al Tonchino, Gregorio corse a Suez ottenendo di far parte dell’equipaggio. 
A fine ottobre 1861 egli giunse alla meta assegnatagli, lo Scian-tong, accolto da un suo lontano parente il Vicario Apostolico Moccagatta anch’egli di Castellazzo. Ma non restò molto nello Scian-tong, perché ebbe la disposizione di spostarsi nella lontana provincia cinese dello Scian-si con capitale Tai-yuen-fu, una delle città più celebri e antiche della Cina, a 780 metri sul mare. Per la sua conoscenza del cinese gli fu dato l’incarico di Rettore del seminario locale e confessore del numeroso orfanotrofio femminile, con la cura dei cristiani del circondario, cui si recava nelle feste principali per l’apostolato diretto. 
Era particolarmente cultore del canto, che nelle modulazioni semplici dei cinesi, assumevano una struggente melodia, tutte le devozioni pubbliche in Cina sono accompagnate dal canto. Infondendo fra i suoi cari cinesi le energie di un’intensa attività giovanile, padre Gregorio Grassi trascorse i primi 12 anni, acquistando una preziosa esperienza dei luoghi e degli uomini, che sarà utilissima per la sua lunga carriera missionaria. 
A 43 anni dopo la morte improvvisa di mons. Carnevale, coadiutore del Vicario Apostolico Moccagatta, molto anziano; padre Gregorio Maria Grassi fu scelto a succedergli e il 19 novembre 1876 venne consacrato vescovo titolare di Ortosia, con diritto di successione nello Shan-si, nella cattedrale di Tai-yuen-fu da parte del Vicario Apostolico di Pechino, che sostituì mons. Moccagatta gravemente ammalato.
Messosi subito all’opera, iniziò la visita pastorale nell’immenso territorio, basti dire che nell’aprile 1877 si recò nel distretto di Ta-tong-fu lontano ben 450 km. dalla capitale. 
Mentre si raccoglievano i frutti di questa fervorosa attività, la Cina nel 1878 fu colpita da una di quelle spaventose carestie che spopolavano città e campagne; nel solo Shan-si la fame fece da 7 ad 8 milioni di vittime, la stessa Tai-yuen-fu ebbe 100.000 morti e dopo la carestia, come spesso accadeva, venne la peste e mons. Grassi fu uno dei primi ad essere colpito, mentre curava gli ammalati; stette sedici giorni fra la vita e la morte prima di riprendersi e scampare alla pestilenza. 
Ripresasi dalla lunga convalescenza, si rimise in viaggio, prima sui “Monti Occidentali” poi alla Prefettura di Lu-ngan-fu; nel 1886 lo si trova al di là della Grande Muraglia, dappertutto visitando gli sperduti villaggi, ancora in preda alla miseria della passata carestia, confortando e confermando i cinesi cristiani che da tempo non vedevano un missionario, figuriamoci un vescovo. 
La sua intensa, lunga attività missionaria è documentata dalla sua numerosa corrispondenza epistolare, dove racconta le conquiste apostoliche, la gioia delle conversioni, le tribolazioni subite, la consolazione di avere come collaboratori attivi missionari e buoni catechisti cinesi. 
Il 6 settembre 1891 moriva il venerando mons. Moccagatta e quindi tutta la responsabilità del Vicariato dello Shan-si ricadde sulle spalle di mons. Grassi; il suo impegno aumentò e furono costruite Scuole di ogni tipo, ampliate quelle esistenti, consolidò il Seminario indigeno; facilitò e progettò il primo convento francescano nel 1891 a Tong-eul-kon. 
Nei suoi 40 anni di missione, edificò, riparò o abbellì circa 60 chiese ed oratori; cominciò la costruzione del grande ospedale a Tai-yuen-fu, demolito durante la persecuzione; curò l’accoglienza e la crescita di oltre 200 orfanelle da lui affidate alle Suore chiamate ad aiutarlo. 
Uomo integro e virtuoso, era di aspetto austero, magro, con barba veneranda e un parlare secco, amava la semplicità e povertà francescana; indossava la lunga tunica dei missionari cinesi, la croce pettorale di vescovo era di semplice ottone. 
Il 27 giugno 1900, cominciarono a Tai-yuen-fu le avvisaglie della persecuzione operata dai ‘boxers’, comandati dal sanguinario viceré Yü-sien e scatenata dall’imperatrice settantenne Tz-hsi; furono bruciate le case e la chiesa dei Protestanti, i quali essendo più ricchi, furono attaccati per primi. Nonostante qualche tentativo non riuscito, di mettere in salvo i seminaristi e qualche sacerdote più anziano, il viceré l’indomani fece trasferire l’Orfanotrofio in una pagoda buddista. 
Il 5 luglio i due vescovi Grassi e Fogolla che lo coadiuvava, i missionari, le suore, i seminaristi e dieci fedeli domestici cristiani, furono condotti con dei carri, scortati dai mandarini e dai soldati, che in teoria dovevano proteggerli, in un edificio-albergo, in pratica una specie di prigione, dove rimasero fino al 9 luglio 1900, quando con un inganno, furono tutti trasportati nel cortile del tribunale di Tai-yuen-fu verso le quattro del pomeriggio e lì a colpi di sciabolate vennero tutti massacrati e molti decapitati, per ultime le suore; anche i Protestanti subirono la stessa sorte. 
I loro corpi mutilati, furono lasciati all’offesa della plebaglia pagana fino a sera, furono poi ammassati in una fossa
comune alle mura della città, presso la Grande Porta Orientale, dove rimasero per tre giorni, in pasto ai cani ed agli uccelli rapaci. Poi per paura di una pestilenza, furono sepolti alla rinfusa fuori le mura, assieme alle ossa anonime di mendicanti e giustiziati. Solo con l’intervento delle Potenze Occidentali i ‘boxers’ vennero dispersi e a gennaio del 1901 vennero esumati i corpi per dare loro una onorevole sepoltura.

Autore: Antonio Borrelli




giovedì 2 giugno 2016

SAN FRANCESCO E IL VANGELO 3 Giugno 2016

SAN FRANCESCO E IL VANGELO 155
VENERDI' 3 GIUGNO 2016
SACRATISSIMO CUORE DI GESU'-solennità-proprio
LUCA 15, 3-7
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 15,3-7)
In quel tempo, Gesù disse ai farisei e agli scribi questa parabola:
«Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova?
Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”.
Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione».
Parola del Signore
DALLA LEGGENDA PERUGINA 1613
BACIA LA SPALLA DEL QUESTUANTE 1613 63. In altro tempo, un frate molto spirituale se ne tornava un giorno da Assisi alla Porziuncola con l'elemosina. Francesco soggiornava in quel luogo. Camminando quello sulla strada vicina alla chiesa, cominciò a lodare Dio ad alta voce, pieno di gioia. Udendolo, Francesco gli uscì incontro sulla strada, e con grande letizia gli baciò la spalla da cui pendeva la bisaccia con le elemosine. E toltagliela di dosso, se la mise sulla  spalla e la portò nella dimora dei frati, dicendo loro: « Così voglio che il mio frate vada alla questua e ne ritorni: felice ed esultante! ».

MEDITAZIONE
Solo Dio ha compassione di noi, solo lui ha il coraggio di venire a cercarci, solo Dio è pieno di gioia per averci "ritrovato", perché è stata accolta la grazia della salvezza. Questa dunque è l’originalità, l’essenza del nostro carisma: un Dio che non si è ancora stancato di amarci e che non si rassegna al nostro peccato, un Dio che non smette di sognare su di noi:questo è l’Amore Misericordioso! Solo quando cominceremo a conoscere questo Padre e il suo mistero di misericordia, solo quando incontreremo l’Amore Misericordioso: che è Dio stesso, sperimenteremo la gioia di percorrere una via sicura, dove il conoscere e vivere Dio significherà trovare la verità, e la verità ci renderà liberi, liberi veramente. Cosa dobbiamo fare per incontrarci con Dio? Non è necessario affaticarsi molto: Egli si trova sempre molto vicino a noi. Contempliamolo dentro di noi, dato che il nostro cuore può essere un tabernacolo vivente. Se lo invitiamo a rimanere, vivremo sotto il suo sguardo e il suo influsso.... e lo adoreremo.... e insieme a Lui lavoreremo per la santificazione nostra e del nostro prossimo. Francesco volle essere l'umile tra gli umili, un essere piccolo e tenero della Creazione. La voce giuliva del suo cuore ardente, perforò le nubi e giunse al Cuore del Suo amato Gesù. Francesco soccorse, sostenuto dall'amore di Dio, sofferenti, ammalati e lebbrosi. Mai si udirono in quella terra cose più grandi: "I morti resuscitano, i ciechi vedono, uomini e donne guariscono da ogni infermità e molti sono liberati dal demonio". Francesco può sollecitare l'uomo moderno a camminare sui sentieri della conversione per arrivare immergersi nel fuoco ardente dell'Amore divino, che brucia ma non consuma, che liquefa ogni impurità e concede quell'ardore necessario per vivere con gioia l'esperienza terrena. E l'anima sciolta da catene umane, sarà libera di volare giuliva nel cielo di Dio.


PREGHIERA Ti prego, Signore, di farmi vivere sempre più nella divina volontà, seguendo non i miei calcoli, ma la tua chiamata, andando dove tu mi chiami ad essere, a prescindere dal fatto che possa ritenere insensato o non conveniente ciò che mi si prospetta. Te lo chiedo per Gesù Cristo nostro Signore.

“ACTIONES NOSTRAS”
(Indulgenza parziale se recitata ogni giorno)
“Ispira le nostre azioni o Signore e accompagnale con il tuo santo aiuto, perchè ogni nostra azione abbia da te il suo inizio ed in te il suo compimento” Amen







mercoledì 1 giugno 2016

SAN FRANCESCO E IL VANGELO 2 Giugno 2016


SAN FRANCESCO E IL VANGELO 154

GIOVEDI' 2 Giugno 2016
S. Felice da Nicosia

MARCO 12, 28b-34
Il Signore nostro Dio è l’unico Signore: lo amerai.

+ Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». 
Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi». 
Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocàusti e i sacrifici». 
Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.

Parola del Signore



DALLA LEGGENDA PERUGINA 1612

FRATE MOSCA, IL PARASSITA

1612 62. Fu volontà di Francesco, da lui espressa più volte, che un frate non dovesse stare lungo tempo senza andare alI'elemosina, per non lasciarsi penetrare dalla vergogna. Più un frate era stato di condizione elevata nel secolo, più Francesco era edificato e felice nel vederlo uscire per mendicare e accudire a compiti umili, per il buon esempio che dava. Così si soleva fare nel tempo antico. Appunto nei primordi dell'Ordine, quando i frati dimoravano presso Rivotorto, c'era uno di loro che poco pregava, non lavorava e si rifiutava di andare alla cerca perché si vergognava: mangiava forte, però.
Considerando una simile condotta, Francesco capì con la luce dello Spirito Santo che quello era un uomo carnale. E gli rivolse queste parole: « Va' per la tua strada, fratello Mosca!Tu vuoi mangiare il lavoro dei tuoi fratelli, ma sei ozioso nel servizio di Dio. Sei come il fuco, che non lavora né raccoglie, e divora il frutto della fatica delle api operose ». Quel tale se ne andò per la sua strada, senza nemmeno chiedere scusa, da quell'uomo carnale che era.

MEDITAZIONE
La legge fondamentale del Regno di Dio è l'amore. Amare come vuole l'unico Dio, Signore di tutti gli uomini, è donarsi totalmente a Lui e trattare gli altri come vorremmo essere trattati noi stessi. L'uomo è un pellegrino alla ricerca del proprio cuore, del proprio essere più profondo. Là Dio ci viene incontro, e soltanto a partire di là potremo a nostra volta andare incontro agli uomini. Questo significa creare in noi un amore che incendi il mondo. Imparare ad amare Dio e il prossimo è l'unico impegno della nostra vita ! Dio mostra di amare gli uomini fino al suo stesso annientamento. Anche noi possiamo e dobbiamo fare lo stesso: amare Dio e i fratelli fino al nostro stesso annientamento. San Francesco ci è riuscito: si è dato totalmente a Dio e al prossimo. “ ….avendo con la preghiera intima e la frequente contemplazione raggiunta una straordinaria familiarità con Dio, bramava sapere che cosa di lui e in lui potesse essere più gradito all'eterno Re”. FF479. Ci siamo resi conto che si diventa ciò che si ama? Amiamo abbastanza per lasciarci trasformare in tanti Gesù?....in tanti san Francesco?...in tante fiaccole d'amore ? 

PREGHIERA
Signore, Dio nostro, Tu non hai voluto essere il solo a ricevere l'amore delle tue creature, ma hai
chiesto loro di vivere nell'amore reciproco. Aiutaci a mettere tutto il nostro cuore, tutta la nostra mente e tutta la nostra forza nell'unire in una perfetta armonia il dono di noi stessi ai fratelli e a te, che ci ami da sempre e regni e nei secoli dei secoli.

“ACTIONES NOSTRAS”
(Indulgenza parziale se recitata ogni giorno)
“Ispira le nostre azioni o Signore e accompagnale con il tuo santo aiuto, perchè ogni nostra azione abbia da te il suo inizio ed in te il suo compimento” Amen




SAN FRANCESCO E IL VANGELO 1 Giugno 2016

SAN FRANCESCO E IL VANGELO 153

MERCOLEDI' 1 GIUGNO 2016
San Giustino--memoria-

MARCO 12, 18-27
Non è Dio dei morti, ma dei viventi!

+ Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, vennero da Gesù alcuni sadducei – i quali dicono che non c’è risurrezione – e lo interrogavano dicendo: «Maestro, Mosè ci ha lasciato scritto che, se muore il fratello di qualcuno e lascia la moglie senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello. C’erano sette fratelli: il primo prese moglie, morì e non lasciò discendenza. Allora la prese il secondo e morì senza lasciare discendenza; e il terzo egualmente, e nessuno dei sette lasciò discendenza. Alla fine, dopo tutti, morì anche la donna. Alla risurrezione, quando risorgeranno, di quale di loro sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie». 
Rispose loro Gesù: «Non è forse per questo che siete in errore, perché non conoscete le Scritture né la potenza di Dio? Quando risorgeranno dai morti, infatti, non prenderanno né moglie né marito, ma saranno come angeli nei cieli. Riguardo al fatto che i morti risorgono, non avete letto nel libro di Mosè, nel racconto del roveto, come Dio gli parlò dicendo: “Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe”? Non è Dio dei morti, ma dei viventi! Voi siete in grave errore».

Parola del Signore

DALLA LEGGENDA PERUGINA 1611

ALLA MENSA DEL CARDINALE UGOLINO
1611 61. In altra occasione, Francesco, andato a far visita al vescovo di Ostia, più tardi eletto papa, all'ora del desinare scivolò fuori casa a questuare, ma di nascosto per riguardo al vescovo. Costui, quando Francesco rientrò, stava assiso a mensa e aveva incominciato a mangiare, poiché aveva invitato anche alcuni cavalieri, suoi consanguinei. Il Santo depose le elemosine sulla tavola del vescovo, poi venne a sederglisi vicino. Il prelato infatti, quando Francesco era suo ospite, voleva che all'ora dei pasti prendesse posto al suo fianco. Quella volta rimase un po' male, per il fatto che il Santo era andato alla cerca; però, per riguardo ai commensali, non gli disse nulla. Dopo che Francesco ebbe mangiato qualcosa, prese le elemosine e ne distribuì un poco a ciascuno dei cavalieri e dei cappellani del vescovo, come dono da parte del Signore Dio.Tutti lo ricevettero con molta devozione. Alcuni lo consumarono, altri lo riposero con un senso di venerazione. Anzi, si levarono il cappello in segno di rispetto a Francesco, nel momento che lo ricevevano. Ugolino fu ricolmo di gioia nel vedere tanta devozione, soprattutto perché quei frustoli non erano pane di frumento.Dopo il pranzo, il prelato si alzò ed entrò nella sua camera conducendo con sé Francesco. E levando le braccia, strinse a sé il Santo in uno slancio di gioia esultante, dicendogli però: « Ma perché, fratello mio semplicione, mi hai fatto 1'affronto di uscire per la questua mentre stai in casa mia, che è casa dei tuoi frati? ». Rispose Francesco: « Al contrario,signore: io vi ho reso un grande onore. Invero, quando un suddito esercita la sua professione e compie l'obbedienza dovuta al suo signore, egli onora il signore e insieme il rappresentante di lui ».E aggiunse: « Io devo essere modello ed esempio dei vostri poveri, perché so che nella vita e nell'Ordine dei frati, ci sono e saranno dei frati minori di nome e di fatto, i quali per amor del Signore Dio e per ispirazione dello Spirito Santo, che insegna e insegnerà loro ogni cosa, sapranno umiliarsi a ogni genere dl umiltà, sottomissione e servizio del propri fratelli. Ma ci sono e saranno di quelli che, trattenuti da vergogna e mala abitudine, hanno e avranno a noia di umiliarsi e abbassarsi a mendicare e adattarsi ad altre umili occupazioni. E mio dovere istruire con il comportamento i frati che sono e saranno nell'Ordine, affinché siano senza scusa davanti a Dio, sia in questo che nell'altro mondo. E quando sono ospite in casa vostra, che siete nostro signore e papa, o nella dimora di magnati e ricchi, che per amor di Dio mi offrono con molta devozione e anzi mi impongono  la  loro ospitalità, io non voglio arrossire di  andare alla questua, ma ritenere ciò un titolo di
gran nobiltà, una dignità regale, un onore che mi fa il sommo Re. Egli, Signore di tutti, ha voluto per slancio di amore diventare il servo di tutti; ricco e glorioso nella sua maestà divina, è venuto nella nostra umanità povero e disprezzato. Per questo voglio che i frati presenti e futuri sappiano come godo la più gran consolazione di corpo e di spirito allorché siedo alla povera mensa dei frati e mi vedo dinanzi le poverelle elemosine accattate di porta in porta per amor del Signore Dio, che quando sto alla mensa vostra e di altri personaggi grandi, carica di ogni genere di cibi, sebbene mi vengano offerti con sincera devozione. Il pane dell'elemosina è pane santo, santificato dalla lode e dall'amore di Dio. Quando infatti il fratello va alla questua deve dire: " Sia lodato e benedetto il Signore Dio! ", e poi soggiungere: " Fateci l'elemosina per amore del Signore Dio"». E il vescovo di Ostia, profondamente edificato da questa elevazione del padre santo,
gli rispose: « Figlio, fai quello che ti sembra meglio, poiché il Signore è con te e tu con Lui ».

MEDITAZIONE
L'uomo è fatto per la morte? No, risponde Gesù: il Dio vivente vuole dare all'uomo la vita che scaturisce dalla risurrezione, non la morte! Gesù spiega che la condizione delle persone dopo la morte sarà totalmente diversa dalla condizione attuale. Dopo la morte tutti saranno come angeli in cielo. Non si tratta di un prolungamento della vita terrena, ma dell'inizio di una nuova vita, la vita eterna del cielo. Interroghiamo il nostro cuore sulla verità di Dio che lo abita: pensiamo, seguiamo, cerchiamo, proclamiamo e annunciamo il Dio dei viventi ? Ricordiamoci che il dono più grande che abbiamo ricevuto è la vita e Dio ci chiederà, un giorno, come l'abbiamo vissuta. San Francesco era molto attento all'istruzione dei suoi frati: ”E mio dovere istruire con il comportamento i frati che sono e saranno nell'Ordine, affinché siano senza scusa davanti a Dio, sia in questo che nell'altro mondo”. FF1611.

PREGHIERA
Signore, Dio nostro, spontaneamente noi tendiamo a immaginare la vita futura sul modello della vita presente. Apri il nostro spirito, donaci di comprendere le Scritture, in modo che non pensiamo tanto alla nostra sopravvivenza quanto alla comunione con te, il Dio dei viventi, per i secoli dei secoli.


“ACTIONES NOSTRAS”
(Indulgenza parziale se recitata ogni giorno)
“Ispira le nostre azioni o Signore e accompagnale con il tuo santo aiuto, perchè ogni nostra azione abbia da te il suo inizio ed in te il suo compimento” Amen