sabato 26 settembre 2015

SAN FRANCESCO E IL VANGELO 27 Settembre 2015

Domenica 27 Settembre 2015
Marco 9, 38-43. 45. 47-48
In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi.
Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa.
Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue».

Leggenda Minore di San Bonaventura: FF 1351
1351 L'umiltà, custode e ornamento di tutte le virtù, si era giuridicamente impadronita dell'uomo di Dio. Difatti, benché egli risplendesse per il privilegio di molte virtù, sembrava tuttavia che l'umiltà avesse conseguito un dominio particolare su di lui: minore di tutti i minori.
E certo secondo il criterio con cui lui stesso si giudicava, dichiarandosi il più grande peccatore, egli era proprio e soltanto un piccolo e sudicio vaso di creta: in realtà, invece, era un vaso eletto di santità, fulgido e adorno di molteplici virtù e di grazia, consacrato dalla purezza.
Si studiava di essere spregevole agli occhi propri ed altrui; di ripulire, confessandoli in pubblico, le macchie in lui nascoste e di celare nel segreto del cuore i doni del Datore supremo: non voleva in alcun modo che venisse rivelato, per averne gloria, quanto poteva essere occasione di rovina .
Piuttosto, per compiere ogni giustizia nella realizzazione dell'umiltà perfetta, si impegnò a rimanere soggetto non solo ai superiori, ma anche agli inferiori, a tal punto che aveva l'abitudine di promettere obbedienza anche al compagno di viaggio, fosse stato anche il più semplice. In questo modo egli non comandava autoritariamente, alla maniera di un prelato; ma, alla maniera di un ministro e di un servo, obbediva per umiltà anche ai sudditi.

MEDITAZIONE
Non siamo noi cristiani i padroni della salvezza, donataci da Cristo. 
La consapevolezza della gratuità del dono di Cristo ci obbliga a valorizzare tutto ciò che, nel mondo, fa presagire e manifesta la sua presenza redentrice, perché Cristo, unico ad avere una risposta esauriente all’inquietudine presente nel cuore dell’uomo, può inviare lo Spirito Santo a illuminare il cuore di ogni persona. L’uomo, se non riesce a inchinarsi a Dio, adora il suo ‘io’, diventando schiavo della sua reputazione, del riconoscimento umano, delle sue capacità, della sua carriera, della vanità, della sua arroganza. Il denaro diventa l’unica preoccupazione e valore. In questo modo adora Satana nelle sue varie manifestazioni. La preghiera è il cordone ombelicale del rapporto dell’uomo con Dio e la sua vera vita. Con grande umiltà invochiamo lo Spirito Santo, chiediamo aiuto , perchè la nostra vita spirituale è in grave pericolo: Satana vuole privare ogni uomo della dignità di figlio di Dio».


PREGHIERA
O Dio, che riveli la tua onnipotenza
soprattutto con la misericordia e il perdono,
continua a effondere su di noi la tua grazia, 
perché, camminando verso i beni da te promessi, 
diventiamo partecipi della felicità eterna.
Per Gesù Cristo nostro Signore.
“ACTIONES NOSTRAS”
(Indulgenza parziale se recitata ogni giorno)
“Ispira le nostre azioni o Signore e accompagnale con il tuo santo aiuto, perchè ogni nostra azione abbia da te il suo inizio ed in te il suo compimento” Amen

giovedì 24 settembre 2015

SAN FRANCESCO E IL VANGELO 24 Settembre 2014

Giovedì 24 Settembre 2015
S. Pacifico D. da San Severino, francescano.
Luca 9, 7-9
In quel tempo, il tetràrca Erode sentì parlare di tutti questi avvenimenti e non sapeva che cosa pensare, perché alcuni dicevano: «Giovanni è risorto dai morti», altri: «È apparso Elìa», e altri ancora: «È risorto uno degli antichi profeti».
Ma Erode diceva: «Giovanni, l’ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire queste cose?». E cercava di vederlo.
Leggenda Minore di San Bonaventura : FF 1348
1348 L'insigne seguace di Gesù Crocifisso, I'uomo di Dio Francesco, fin dagli inizi della sua conversione crocifiggeva la carne e le sue passioni con il rigore della disciplina e frenava i moti dei sensi con la legge della moderazione in maniera tanto severa che a stento prendeva il sostentamento indispensabile alla natura.
Nei tempi in cui era sano, a fatica e di raro si permetteva vivande cotte e, quando se le permetteva, qualche volta le rendeva amare col mescolarvi della cenere oppure, per lo più, le rendeva insipide col versarci liquor d'acqua. Usò severa parchezza nel bere e tenne lontano il corpo dal vino, per poter applicare la mente alla luce della sapienza. Siamo in grado di costatarlo con chiarezza da questo particolare: quando era tormentato dall'arsura della sete, a stento osava bere a sufficienza perfino l'acqua fresca. Il più delle volte era la nuda terra il letto per il corpicciuolo stanco; guanciale, una pietra; e coperta era un vestito semplice, grinzoso ed ispido, giacché per esperienza sicura aveva imparato che i nemici maligni vengono messi in fuga dalle vesti dure e ruvide, mentre da quelle delicate e molli vengono animati a tentare con maggior baldanza.
MEDITAZIONE
La vita non dà vere soddisfazioni. Gli Israeliti che antepongono i loro interessi a quelli di Dio non gustano nè successo né gioia, perché manca loro la cosa più importante, che sarebbe cercare veramente il servizio e la gloria del Signore. Perfino nelle privazioni allora c'è gioia piena, perché c'è quello che più conta. Chi invece cerca solo il proprio interesse giunge a una specie di disgusto, di insoddisfazione profonda di tutto, perché vien meno alla vera vocazione dell'uomo, che è la generosità, la fedeltà al Signore.
Chiediamo a Lui di darci la premura di servirlo, di non cercare i nostri ma i suoi interessi prima di tutto, di aumentare la nostra vigilanza perché facciamo davvero le cose importanti, per avere la consolazione di sentirci dire: "Ecco, ricostruite la mia casa. In essa mi compiacerò e manifesterò la mia gloria". A noi non è chiesta la rigida disciplina che si era imposta san Francesco per amore del suo Signore: per paura di contristarlo con atteggiamenti sbagliati, faceva grandi sacrifici; però, col suo comportamento, ci insegna che se tutto ha un inizio e una fine, è da schiocchi attaccare il cuore a ciò che è destinato a finire e non alle cose di Dio che portano frutto per la vita eterna. Per questo è importante vivere bene tutte le esperienze, belle o brutte, che la vita ci offre, considerandole come dono di Dio per la nostra crescita spirituale. Impariamo a valorizzare, come Francesco, le nostre giornate e la nostra vita.
PREGHIERA
Signore Gesù, segno di contraddizione fra gli uomini, Tu hai costituito un enigma per i potenti del tuo paese, accecati dall’ambizione e dal vizio. Rendi il nostro cuore umile e sincero, perché sappiamo riconoscere che Tu non sei soltanto un profeta, ma il Figlio del Dio vivente, che regna con il Padre e con lo Spirito santo per i secoli dei secoli.
“ACTIONES NOSTRAS”
(Indulgenza parziale se recitata ogni giorno)
“Ispira le nostre azioni o Signore e accompagnale con il tuo santo aiuto, perchè ogni nostra azione abbia da te il suo inizio ed in te il suo compimento” Amen



SAN FRANCESCO E IL VANGELO 25 Settembre 2015

SAN FRANCESCO E IL VANGELO 
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                             Venerdì 25 Settembre 2015
Luca 9, 18-22
Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa; altri uno degli antichi profeti che è risorto».
Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio».
Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. «Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».
Leggenda Minore di San Bonaventura: FF 1349
1349 Rigoroso nella disciplina, vigilava assai attentamente su se stesso e aveva cura speciale nel custodire quel tesoro inestimabile della castità, che noi portiamo nel fragile vaso del corpo: e anche il corpo egli si studiava di tenere con rispetto e santità, mediante l'integerrima purezza di tutto se stesso, carne e spirito.
Per questo agli inizi della sua conversione, nel tempo del gelo invernale, forte e fervente nello spirito, si immergeva per lo più in una fossa colma di ghiaccio o di neve, sia per rendersi perfettamente soggetto il nemico di casa, sia per preservare dal fuoco della concupiscenza la veste candida della purezza.
Con pratiche di questa specie incominciò anche ad apparire, nell'uso dei sensi, adorno di un pudore così luminoso e bello, che pareva aver conseguito ormai il pieno dominio della carne e stabilito con i suoi occhi il patto non solo di rifuggire da ogni sguardo sensuale, ma di astenersi totalmente da qualsiasi sguardo curioso o inutile.
MEDITAZIONE
Chi è Gesù?
Oggi come allora, ciascuno si fa di lui un'idea propria, con caratteri particolari. Ma si coglie così la sua vera identità? Luca si propone di porre Gesù nella sua giusta luce che è esclusivamente la luce di Dio. Essa corregge le idee, che normalmente ci si fa su di lui. Due verità dominano sulle altre: la croce come espressione della volontà di Dio e la risurrezione come opera di Dio. Esse scompigliano diverse concezioni su Gesù.
Gesù è il Messia, è il Servo del Signore di cui scrisse Isaia chiamandolo uomo dei dolori; è l'Agnello che viene condotto al macello; è colui che porta i peccati del popolo e li prende su di sé. La sua via è quella della sofferenza. Sarà ucciso. È un olocausto senza alcuna comprensione da parte degli uomini; un donarsi nell'annientamento. Satana festeggerà in questa morte il suo trionfo, ma poco dopo dovrà riconoscere la propria sconfitta. Poiché la morte di Gesù genera la nuova vita e la sua risurrezione sarà l'inizio della risurrezione della nuova umanità. “Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, …..” Vi è un disegno d’amore infinito anche nella sofferenza, ma fuori della grazia è del tutto inaccettabile ed incomprensibile, nella grazia sempre più accolta si può sempre più accendere, nel profondo dell’uomo e non certo solamente in un’emozione passeggera, un amore intenso anche nelle più aspre prove. In san Francesco vediamo tutto il dolore di una strada difficilissima, ma anche la piena adesione, con tutto il cuore, con tutta la fiducia, a Gesù Cristo e al disegno del Padre.
PREGHIERA
Signore Gesù, oggi come ieri tu continui a rappresentare un problema, e molti cercano invano di collocarti in una categoria che sia loro familiare. Rivelaci come, con le tue parole e con la tua vita, con la tua morte e la tua risurrezione, tu sei lo straordinario nel quotidiano, l'onnipotente nella debolezza, il Dio con noi, il santo e l'unico, per i secoli dei secoli.
“ACTIONES NOSTRAS”
(Indulgenza parziale se recitata ogni giorno)
“Ispira le nostre azioni o Signore e accompagnale con il tuo santo aiuto, perchè ogni nostra azione abbia da te il suo inizio ed in te il suo compimento” Amen

lunedì 21 settembre 2015

SAN FRANCESCO E IL VANGELO 21 Settembre 2015


Lunedì 21 Settembre 2015
S. Matteo Apostolo ed Evangelista—festa—proprio
Matteo 9, 9-13
In quel tempo, Gesù passando, vide un uomo, seduto al banco delle imposte, chiamato Matteo, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.
Mentre Gesù sedeva a mensa in casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e si misero a tavola con lui e con i discepoli.
Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Perché il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?».
Gesù li udì e disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati.
Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».
Leggenda Minore di San Bonaventura: FF 1345
1345 Un religioso, di nome Morico, che apparteneva allora all'Ordine dei Crociferi, si trovava in un ospedale vicino ad Assisi, colpito da una infermità così grave e così prolungata da farlo credere ormai prossimo a morte.
Divenuto un supplicante per interposta persona, chiedeva insistentemente all'uomo di Dio di volere intercedere presso Dio in suo favore.
Accondiscese benevolmente l'uomo pietoso e, dopo aver pregato, prese delle briciole di pane, le mescolò con l'olio della lampada che ardeva davanti all'altare della Vergine e, per mano dei frati, fece portare all'infermo quello speciale elettuario, dicendo: « Questa medicina, portatela al nostro fratello Morico: per mezzo di essa la potenza di Cristo non soltanto gli ridonerà piena salute, ma lo farà diventare un robusto combattente tra le nostre file, e ci resterà per sempre ».
Appena l'infermo ebbe assaggiato quell'antidoto, fabbricato per invenzione dello Spirito Santo, si alzò sano e ottenne da Dio tanta vigoria di corpo e di spirito che di lì a poco entrò nella Religione del Santo, dove per lungo tempo portò sulle carni la lorica e, contento al più di cibi crudi, non beveva vino e non mangiava niente di cotto.
MEDITAZIONE
Matteo presenta se stesso come un pubblicano perdonato e chiamato, e così ci fa capire in che cosa consiste la vocazione di Apostolo. E prima di tutto riconoscimento della misericordia del Signore. E’ qui il fondamento dell'apostolato: aver capito la propria povertà e pochezza, averla accettata come il "luogo" in cui si effonde l'immensa misericordia di Dio: "Misericordia io voglio; non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori". Chi ha un profondo sentimento della misericordia divina, non in astratto, ma per se stessa, è preparato per un autentico apostolato. Chi non lo possiede, anche se è chiamato, difficilmente può toccare le anime in profondità, perché non comunica l'amore di Dio, l'amore misericordioso di Dio. Il vero Apostolo, come dice san Paolo, è pieno di umiltà, di mansuetudine, di pazienza, avendo esperimentato per se stesso la pazienza, la mansuetudine e l'umiltà divina. San Francesco, si è lasciato trasformare dalla misericordia di Dio e, pieno di umiltà, ha ascoltato e vissuto il Vangelo, l’ha annunciato ovunque si trovava, anche tra gli infedeli: con le parole, le opere e il buon esempio. Quando si vive davvero in Dio, la Divina Volontà diventa la massima aspirazione e si scopre che ogni cosa che avviene è un dono,… e si vive in un crescendo d’amore per il nostro Signore. Come sarebbe bello se anche noi, come Francesco, potessimo vivere continuamente in una dimensione di abbandono fiducioso nelle mani di Dio !!!
PREGHIERA
Signore Gesù Cristo, nostro Signore, nostro maestro e nostra guida, il giorno del nostro battesimo siamo diventati figli del Padre nostro che è nei Cieli, come Te. Donaci di riflettere la tua luce e di ardere del tuo amore, per dargli gloria come hai fatto Tu. Ora e sempre. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.
“ACTIONES NOSTRAS”
(Indulgenza parziale se recitata ogni giorno)
“Ispira le nostre azioni o Signore e accompagnale con il tuo santo aiuto, perchè ogni nostra azione abbia da te il suo inizio ed in te il suo compimento” Amen